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Numero 5(96)
LO SPETTRO DELLA RIVOLUZIONE ARANCIONE
PARTE L'EPURAZIONE DA GLI "INFEDELI" AL GOVERNO: MA LE AUTORITA RUSSE PERDONO CREDITO


    Le voci relative alle dimissioni del Governo si sentono spesso, ma i motivi sono sempre diversi. Nell'ultimo mese, stando alle "voci", le autorità sarebbero assai preoccupate dall'eventualità di una rivoluzione arancione e vorrebbero allontanare gli elementi potenzialmente "sovversivi", per non permettere alla "malattia" di diffondersi in casa propria. È diffi cile immaginare che i cambiamenti possano toccare fi gure essenziali all'interno del Governo, perché tutte sembrano politicamente leali; quelli che potrebbero venire colpiti sono funzionari non troppo importanti di alcuni Ministeri. È chiaro che non si tratterebbe di licenziamenti di massa o di qualsiasi altro gesto brusco: tutto si svolgerebbe in modo assai più semplice. L'unico criterio per valutare la lealtà di un funzionario sarebbe quello di verifi care quanto sia critico nei confronti delle iniziative del Governo e delle autorità in genere. Qualsiasi osservazione critica nei confronti della politica attuale, qualsiasi commento fatto tramite la stampa in una tale situazione diventa oggetto di censura da parte dei capi diretti, i quali, a loro volta, potrebbero perdere il proprio seggio anche per una sola parola non abbastanza ponderata. Per cose simili saranno automaticamente allontanati dalle strutture di potere uomini competitive e di spicco, capaci di valutare criticamente quanto succede, gente con una propria opinione. Nei Ministeri rimarranno funzionari leali al potere, ma privi d'iniziativa; persone quindi che troveranno diffi coltà a progettare le nuove riforme economiche, legislative e strutturali.
    Temendo la maturazione delle premesse della "rivoluzione arancione" fra i funzionari governativi, le autorità rischiano solo di perdere il controllo dell'opinione pubblica. Molte delle iniziative portate avanti nel corso dell'ultimo anno da diversi funzionari dimostrano un totale disprezzo dei semplici cittadini, il cui atteggiamento nei confronti del potere si plasma nel quotidiano. Vediamo, per esempio, la decisione di demolire una serie di villette situate sul bacino idrico Istrinskoe: è un caso di restrizione scandalosa dei diritti dei cittadini. A parte la decisione del tribunale (tutti sanno che, in questo genere discutibile di casi, le sentenze giudiziarie quasi sempre si emanano in base alle capacità lobbyistiche delle parti), è evidente l'assurdità delle esigenze del Ministero, che si appella alla salvaguardia della natura. È diffi cile credere che persone assennate possano mettersi a costruire case di campagna assai costose senza avere tutti i documenti e i permessi in regola. Se le autorità cambiano arbitrariamente le regole del gioco, rilasciando oggi permessi edilizi all'interno di reserve naturali per vietarli domani, a coprire tutti i costi legati alla mutevolezza della legislazione dovrebbero essere le autorità stesse e non i cittadini. A non capire queste cose, di per sé ovvie, sono solo i funzionari e gli uomini in maschera che hanno proceduto contro il villaggio in pieno giorno; sia i primi che i secondi quindi debbono avere il proprio tornaconto, ad agire in questo modo.
    Un altro esempio recente di atteggiamento sprezzante nei confronti dei cittadini è l'investigazione riguardante l'attentato terroristico di Beslan. La dichiarazione delle "Madri di Beslan" con relativa richiesta di asilo politico è diventata una specie di eco forse troppo roboante ma comunque esatto di ciò che non piace alla gente nel comportamento delle autorità. Non piace l'aperto cinismo, e il continuo, furtive cambiar le carte in tavola, il desiderio di accontentare i numeri uno, calpestando i diritti e l'opinione della gente. Le donne che hanno perso a Beslan i loro figli chiedono le dimissioni dei capi della repubblica e vogliono vedere sul banco degli imputati coloro che hanno ordinato di sparare dai carri armati contro la scuola, poiché cercano di prevenire una ripetizione di tale tragedia. Nessun Paese al mondo in questo momento dispone di un sistema in grado di prevenire con sicurezza assoluta attentati terroristici, ma la gente deve sapere che lo Stato bada a proteggere i loro poteri. Proprio tale sicurezza ha permesso ai servizi segreti di Londra di arrestare numerosi complici dei terroristi dopo gli attentati di luglio, mentre tuttora non si capisce in quale modo i terroristi fossero riusciti ad insinuarsi a Beslan. Ha dato una propria versione dei fatti anche il "terrorista nr.1", Samil Bassaev, alla vigilia dell'anniversario della ricorrenza dell'attentato, rilasciando una dichiarazione sconvolgente in merito alla presenza nel gruppo dei terroristi di una talpa dei Servizi Federali di Sicurezza osseziani, che doveva indurre il gruppo all'occupazione del complesso locale degli edifi ci governativi, dove poi lo stesso gruppo sarebbe dovuto essere sterminato. Lo stesso Bassaev, giocando astutamente gli agenti del FSB locali, avrebbe invece infi ltrato un suo uomo, Vladimir Khodov, sotto il nome di Abdullah (il terrorista in questione ha effettivamente preso parte all'occupazione della scuola ed è rimasto ucciso insieme agli altri banditi) e si sarebbe servito dello stesso stratagemma messo in piedi dal FSB per occupare la scuola. Nonostante la buona dose di inattendibilità di una tale versione "cospiratoria", e della scarsa credibilità della fonte, è innega bile il fatto che i banditi siano entrati a Beslan senza incontrare ostacoli, percorrendo una parte del viaggio sulla strada federale, come è innegabile il fatto che, secondo molti testimoni, in Ossezia dalla metà di agosto ci si attendesse un grande attentato terroristico, ma ciononostante nulla fosse stato intrapreso per fronteggiarlo. E infatti, secondo gli ultimi sondaggi effettuati dal Centro Levada, solo il 6% dei cittadini pensa che il potere dica la verità circa le vicende di Beslan, mentre il 28% ritiene che la verità venga deliberatamente nascosta. Tali sondaggi dimostrano una sola cosa: se una rivoluzione "arancione" dovesse avere luogo in Russia, ciò sarà solo conseguenza dell'atteggiamento del potere stesso.

Mikhail Deliaghin,
    direttore dell'Istituto dei problemi della globalizzazione:

    "Penso che entro la fi ne della nuova stagione politica, nel 2006, si arrivi alle elezioni politiche anticipate. E al Cremlino, la gente più anormale, mentalmente squilibrata, cercherà di provocare una "rivoluzione arancione", per poi sopprimerla più tardi. La preparazione alla rivoluzione è già cominciata. Le bordate dei "nascisti" ai "bolscevichi nazionalisti" confermano i programmi del Cremlino.
    A mio avviso, quest'ultimo lo fa per accusare più tardi qualsiasi opposizione di essere complice di Bassaev. In Russia è iniziato il periodo alla "Zubatov", cioè quello delle provocazioni poliziesche provenienti dall'alto, ma un po' deformi. E questo è il contento essenziale della nuova stagione politica. Comunque, per Putin è l'ultimo anno di governo tranquillo. Dopo, il regime dovrà sopravvivere in condizioni assai complicate".

Olga Kryshtanovskaja,
    direttrice del Centro degli studi dell'élite presso l'Istituto di sociologia dell'Accademia delle Scienze della Russia:

    "Nel corso della nuova stagione politica avverrà un consolidamento delle forze politiche intorno al potere. Finalmente riusciremo a capire come avverrà il passaggio di poteri nel 2008. L'attuale Governo inasprirà i provvedimenti contro chi è pericoloso per il regime. Si svilupperanno ulteriormente quelle forze politiche che sono state chiamate e nominate dal Cremlino a svolgere ruolo di opposizione. Comincerà il processo di consolidamento attorno alla "Russia unita" dei piccoli partiti, come il "Partito della Vita", o il "Partito Popolare". Aumenterà l'importanza dei governatori nominate in conformità al nuovo sistema. Di conseguenza, proseguirà copioso l'avvicendamento delle élites regionali".

Ludmila Alekseeva,
    presidente del Gruppo Helsinki di Mosca:

    "Non ho nessuna aspettativa particolare, non mi aspetto niente di buono. Troppe noie, alla fi ne della stagione politica scorsa. Stagione al termine della quale la Duma di Stato ha approvato urgentemente la nuova legge sulle elezioni. Il potere, avendo fatto rotta due anni fa verso la limitazione dei diritti umani non devia dalla direzione presa.
    Tuttavia, anche se l'estate è una stagione politica morta, è stato ben visibile l'incremento dell'attività pubblica dei cittadini nella difesa dei propri diritti: all'alloggio, all'istruzione, all'autogestione locale. È un trend molto positivo. E se il potere continuerà a calpestare i nostri diritti, I cittadini non gli permetteranno di farlo così indiscriminatamente come ha fatto un anno fa".

Dmitrij Furman,
    studioso principale di ricerca dell'Istituto dell'Europa dell'Accademia delle Scienze della Russia:

    "Mi pare che non solo nei prossimi mesi, ma anche nei prossimi anni non assisteremo a eventi salienti che possano cambiare il vettore del nostro sviluppo politico, che si è delineato da parecchio tempo. Credo si possa arrivare a un punto di svolta simile a quello del 1991 solo fra 10-15 anni, non prima, ma forse anche oltre. Se mi sbaglio, e se in realtà all'interno della società esistono delle forze capaci di cambiare la traiettoria del nostro sviluppo e rendere la Russia un Paese democratico, sarei molto contento di aver preso un simile abbaglio".

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