Partecipazione del CTIM e di esponenti della comunita’ italiana a Mosca alla Cerimonia militare in occasione
del rimpatrio dei resti di 583 militari italiani caduti
in Russia durate la II Guerra Mondiale
Si e’ svolta mercoledi’ 2 Ottobre 2002, presso l’Aeroporto Militare Chkalovsky, pochi chilometri ad est di Mosca, una toccante cerimonia militare e religiosa, in occasione del trasferimento in Italia delle spoglie di 583 militari italiani caduti in Russia durante la II Guerra Mondiale.
La cerimonia era preceduta da un’allocuzione del Direttore Generale dell’Associazione Russa “Memoriali Militari”, A. Bystritskij, e del capo del “Centro Memoriali Militari” delle FF.AA. Russe, Maggiore Generale A. Kirillin, e da parte italiana di SE l’Ambasciatore. Presenti l’ Addetto Difesa ed altri esponenti delle autorita’ civili e militari.
Partecipava alla cerimonia una delegazione del CTIM, sezione di Mosca del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, composta dal Delegato per la Federazione Russa Pino de Siati e da alcuni Consiglieri. Era presente anche un folto gruppo di esponenti la nostra comunita’.
Le salme erano 583, delle quali pero’ solo 7 identificate, mentre altre 50 potranno essere identificate piu’ avanti, dopo che gli esperti del nostro Commissariato Militare per le Onoreficenze ai Caduti avranno potuto ricostruire in modo piu’ completo i numeri di matricola parzialmente illeggibili. Solo una volta identificati i numeri di matricola, si potra’ risalire ai nominativi ed ai rispettivi reparti, sulla base degli archivi militari.
I resti di questi nostri soldati, caduti durante la campagna di Russia , sono stati rintracciati nelle zone di Voronezh e di Rostov sul Don, a sud della Russia Europea, in due aree ben precise, delle quali una alle porte del Caucaso.
I lavori di ricerca e di prima identificazione sono stati portati avanti dall’ Associazione ufficiale Russa “Memoriali Militari”, nell’ambito dell’accordo bilaterale che dal 1991 impegna i nostri due Governi a consentire la ricerca e l’ esumazione dei caduti di guerra nei rispettivi paesi.
Dopo una commovente cerimonia, con la benedizione da parte del sacerdote Don Guido Castellani delle bare contenenti i miseri resti, e l’ onore delle armi reso da un pichetto d’ onore delle Forze Armate Russe, un Hercules C-130 della nostra Aviazione Militare le ha portate a Monaco di Baviera, di dove il giorno successivo sono rientrate in Italia, alle 10 di mattina, all’ Aeroporto Militare di Rivolto (UD).
A suggellare il rientro dei nostri soldati, caduti 60 anni fa, la presenza simbolica del nostro Ministero per gli Italiani all’ Estero: in fin dei conti, anche questi connazionali dal nome per ora ignoto sono degli emigrati, anche loro hanno fatto del loro meglio, in terra straniera, per tenere alta la bandiera dell’ Italia.
Oggi Russia ed Italia fortunatamente non sono piu’ divise da alcuna ostilita’: le lega anzi un vincolo di sincera amicizia, avvertibile a livello di popoli, e chiaramente visibile fra i nostri Governi.
Hanno presenziato alla cerimonia esponenti dell’ Associazione Russa dei veterani di guerra, quelli stessi che allora avevano difeso il loro Paese contro le nostre truppe. Anche loro si sono commossi, di fronte alle bare contenenti i miseri resti dei loro avversari di allora. Prova concreta di quanto sia importante saper dimenticare i torti e le offese, e lavorare tutti assieme per un futuro migliore. Una buona lezione anche per molti nostri irriducibili.
Riteniamo opportune e doveroso, oltreche’ degno d’interesse per i lettori, parlare piu’diffusamente dell’ attivita’ dell’ Associazione “Memoriali Militari” e della sua lodevole attivita’. Va infatti evidenziato che da quando e’ stato sottoscritto l’ accordo di collaborazione nella ricerca dei resti dei caduti, nella loro esumazione e rimpatrio fra il nostro Ministero della Difesa e quello dell’allora Unione Sovietica, nel 1991, sono stati rimpatriati i resti di 7.924 nostri soldati.
In un’ occasione la cerimonia che precede l’ invio in Italia dei resti dei nostri caduti e’ stata celebrata alla presenza della massima autorita’ del nostro Stato, il Presidente della Repubblica. Intervengono spesso esponenti delle Associazioni d’ Arma e combattentistiche.
L’ Associazione “Memoriali Militari” e’ un ente umanitario, fondato nel Dicembre 1991; fra i suoi membri vi sono il Ministero della Difesa della Federazione Russa, il Centro Federale di Storia e Cultura Militare, l’Associazione dei veterani, il Ministero della Difesa Civile : questo Ente opera quindi nell’ambito di precise disposizioni del Governo Federale Russo, originate dagli accordi internazionali da esso sottoscritti.
Il 21 Novembre 1994 veniva sottoscritta con l’ Italia l’ accordo di cooperazione con il Commissariato Militare per le Onoreficenze ai Caduti; a fronte di questo accordo venivano consegnati al nostro paese copie dei dossier personali di 65.000 nostri prigionieri di guerra, con informazioni.
Ad onore del nostro Paese, ci dice il Direttore Generale Alexander Bystritskij, che ricorda con piacere gl’ incontri con il nostro Generale Gavazza, va evidenziato che proprio con l’ Italia venne avviata l’ attivita’ di ricerca dei caduti e del rimpatrio dei loro resti. Ed e’ proprio grazie alla sostanziale coincidenza dei nostri caratteri nazionali che si e’ prontamente arrrivati non solo a sottoscrivere gli accordi, ma anche a realizzarli in modo pieno ed efficace. Non con tutti gli altri paesi i cui soldati sono caduti in terra di Russia cio’ e’ riuscito facilmente. Un altro elemento a favore della ricorrente tesi sull’affinita’ di fondo dei nostri due popoli.
E’ una questione di mentalita’ che ci accomuna, anziche’dividerci: nel rapporto con la controparte italiana non esiste da alcuna delle parti alcun sentimento di residua animosita’; entrambi miriamo unicamente a dare onore ai caduti, senza andare a cercare ulteriori e superflui cavilli su chi avesse ragione, e chi torto.
Una differenza c’ e’, in verita’, ma e’ di forma, e non di sostanza: per cui non provoca alcuna contrapposizione: la tradizione Italiana richiede che laddove possibile i resti di questi poveri nostri soldati ritornino sul patrio suolo, per esservi inumati con tutti gli onori, e perche’ le famiglie possano porre fiori sulle loro tombe senza dover fare viaggi nelle steppe russe; mentre invece la tradizione nazionale russa ritiene preferibile che il soldato caduto venga sepolto laddove ha perso la vita, purche’ gli possa essere assicurata una sepoltura decorosa.
Ecco quindi che l’ Associazione persegue con tutti i paesi con cui collabora lo scopo di far si’ che venga assicurata una sepoltura decorosa ai resti di oltre 2 milioni e mezzo di soldati Sovietici che sono caduti al di fuori dei confinio nazionali.
Dopo il positivo esempio della cooperazione con l’Italia, l’ Associazione “Memoriali Militari” ha cominciato a realizzare analoghi accordi sottoscritti con altri 8 paesi: Finlandia, Germania, Giappone, Mongolia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Ricordiamo che alla campagna di Russia presero parte anche molti soldati Rumeni, ma con questo paese non si e’ ancora addivenuti ad un accordo; v’e’ poi il caso della Spagna, che ufficialmente non partecipo’ alla Guerra, in quanto la Division Azul era composta dichiaratamente di soli volontari franchisti.
Un grave problema d’ incomprensione reciproca impedisce di portare in esecuzione l’ accordo sottoscritto con la Polonia: la controparte polacca s’ interessa alla sola sistemazione dei cimiteri memoriali degli ufficiali polacchi inizialmente sepolti nelle fosse comuni a Katyn e Mednoe, mentre la parte russa considera questi caduti vittima delle repressioni politriche, e quindi non di competenza dell’ Associazione “Memoriali Militari”. Mentre invece si lamenta la perdita totale di notizie certe sui luoghi di sepoltura in Polonia di oltre 650.000 militari sovietici caduti nel corso della II Guerra Mondiale per liberare la Polonia dai nazisti. Questi caduti dell’ Armata Rossa erano stati sepolti in centinaia di cimiteri di guerra, le salme della maggior parte erano state identificate, e quindi esisteva una catalogazione completa. Oggi, la parte russa lamenta che i loro colleghi polacchi stanno disseppellendo unilateralmente queste salme, e le seppelliscono altrove senza neanche annotare la nuova inumazione; cosi’ che le famiglie dei caduti russi in terra polacca non sono per lo piu’ in grado di sapere dove possono recarsi a deporre fiori sulla tomba dei loro cari. Una nota macabra, che mostra una volta di piu’ a quale livello possano salire le tensioni, allorquando le parti non intendono dimenticare l’ odio ed i rancori reciproci.
Un altro grave problema d’ incomprensione in questo campo e’ quello che impedisce ai russi di aiutare nell’ esumazione dei caduti stranieri in Ucraina, mentre gli ucraini per lo piu’ non sono in grado di risalire ai luoghi di sepoltura, non disponendo delle carte dello Stato Maggiore dell’ ex-Armata Rossa, in possesso del Ministero della Difesa Russo. Il problema e’ che forse per un malinteso orgoglio nazionale rifiutano di accettare l’ amichevole assistenza dei loro colleghi russi.
Negli oltre dieci anni di attivita’, ci dice il Direttore Generale Alexander Bystritskij, l’Associazione ha reperito negli archivi Sovietici e trasmesso ai relativi Governi oltre mezzo milione di dossiers di soldati stranieri caduti o presi in prigionia in Russia; ha effettuato scavi in oltre 2000 siti di tumulazione di soldati stranieri; ha realizzato in Russia 163 cimiteri di guerra e posto monumenti e lapidi commemorative in 207 posti, individuato, esumato e dato sepoltura ai resti di 140.000 soldati stranieri in terra di Russia.
Per tornare ai nostri caduti, in Russia e CSI sono stati eretti 33 monumenti funebri nei luoghi in cui caddero i nostri soldati in guerra, o dove vennero sepolti dopo la morte in prigionia. Il piu’ orientale di questi monumenti si trova a Kokand, nella Valle di Fergana in Uzbekistan.
Va citata una figura interessante di connazionale, il Conte Guido Calepio, che sin dall’ inizio, quando ancora si era ai primi passi in questa importante azione di onore ai caduti, ha fatto molto per aiutare gli amici russi ad impostare al meglio la ricerca dei miseri resti. Lui stesso reduce della campagna di Russia, conosceva in prima persona sia molti luoghi di combattimento, sia non pochi luoghi di sepoltura. Gli esperti russi gli sono molto riconoscenti.
Un altro servizio che l’ Associazione “Memoriali Militari” offre alle famiglie degli ex-prigionieri di guerra e’ quello di ricercare, fotocopiare e trasmettere, su richiesta degl’ interessati o delle rispettive famiglie, i loro dossier personali negli archivi del GUDVI, la Direzione Generale che si occupa dei militari esteri internati. Va osservato che i primi nostri connazionali internati in prigionia militare vennero rimpatriati gia’ nel 1946, mentre gli ultimi tornarono nel 1956. Vi fu chi torno’ ancora piu’ tardi: si tratta di quelli che per un qualsiasi motivo vennero accusati di crimini comuni, e vennero condannati a pene detentive ulteriori gia’ in altri penitenziari, di competenza stavolta del GULAG. Lo stesso Sig. Bystritskiy ribadisce che in quegli anni c’ era la fame dappertutto, in conseguenza della guerra, e quindi anche nei luoghi di detenzione dei POW non c’ era certo abbondanza; per cui spesso capitava che qualcuno, per integrare la magra “sbobba”, trafugasse chissa’ dove un pezzo di pane. E questo era sufficiente per venire accusato di furto, e cambiare sistemazione alberghiera, passando nella stessa camera con i detenuti comuni, con cui la vita era certamente piu’ difficile che non con i proprii ex-commilitoni.
Ringraziamo sinceramente l’ Associazione “Memoriali Militari” ed il suo Direttore Generale Alexander Bystritskij per le notizie forniteci, e per le fotorgafie che corredano il presente articolo.
Redazione
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