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Numero 1(46)
I Maestri del fotomontaggio e delle scenografie

    Il Museo di Architettura Shschusev si e’ da poco lanciato in un’attivita’ espositiva incredibilmente fervida.
    Ogni mese il museo spara nello spazio culturale di Mosca varie serie di esposizioni notevoli. La velocita’ con cui vengono approntate pare per ora non ripercuotersi sulla qualita’ del materiale.
    A gennaio, sulla Vozdvizhenka numero 5 si svolgono due mostre legate all’Italia. La prima e’ una continuazione del ciclo “L’anno di Maria Rogozina”: per un anno il museo espone mostre preparate dal piu’ vecchio collaboratore del museo, custode del fondo fotografico di Maria Rogozina. La quinta mostra e’ dedicata a Venezia e si svolge sotto l’egida dell’Istituto di Cultura Italiano. La citta’ leggendaria , la Mecca del turismo si presenta con il suo volto piu’ romantico: sui quadri i gondolieri fendono lo specchio acquatico dei canali, sul quale si rifrange la meravigliosa architettura. Sono presenti anche raffigurazioni della periferia di questa bellezza ufficiale : piccoli canaletti, cortili stretti, che pero’ non fanno che aggiungere sapore all’immagine romantica di Venezia.
    La mostra presenta fotografie di vedute della fine del secolo XIX-inizi XX. Nell’approccio del fotografo verso la rappresentazione e’ spesso evidente un continuare la tradizione delle vedute veneziane. Carlo Naia, ad esempio, utilizzando il fotomontaggio, ha creato quei tipici scorci veneziani tanto amati dai turisti gia’ dal XVII secolo. Una delle opere di quest’artista, risalente alla fine del XIX secolo, avvalendosi delle possibilita’ offerte dalle illusioni fotografiche, riproduce la regata del 1835. La fotografia, in tal modo, diventa uno pseudodocumento, l’autore tende a rappresentare un quadro efficace a renderlo “migliore rispetto alla vita”.
    Alla mostra c’e’ anche un po’ di documentalismo rigido. Cosi’ sono, ad esempio, le rovine del campanile di San Marco, fotografate il 2 giugno 1902 da autore ignoto. L’altissimo campanile quell’anno crollo’, trasformandosi in un cumulo di mattone e schiacciando la Loggetta, costruita dall’architetto Jacopo Sansovino. Qui la fotografia manifesta la sua proprieta’ fondamentale: immortalare oggettivamente la realta’. Con il fotomontaggio non si corregge la storia.
    La seconda mostra ospitata dal Museo di Architettura e’ “Musica per gli occhi. 250 anni di Pietro di Gottardo Gonzaga”. L’opera di di Pietro di Gottardo Gonzaga (1751-1831), brillante disegnatore e artista di teatro, architetto e teorico, appartiene tanto alla cultura artistica dell’Italia, sulla cui terra nacque e debutto’ come grande scenografo, quanto alla Russia, ove visse per circa 40 anni. Gonzaga lavoro’ nei teatri di Pietroburgo e di Mosca, nei teatri di corte di Gatchin e di Pavlovsk. Famose sono le sue scenografie per i teatri di casa dei conti Sheremetevo nella tenuta di Ostankino e del principe N.B. Jusupov nella tenuta di Arkhangelskoe. Nel 1827 ottenne la nomina di architetto dei teatri imperiali.
    Teatro e architettura si intrecciano nell’opera di questo maestro. Creo’ sul palcoscenico scenografie monumentali nello stile del classicismo. Le raffigurazioni illusorie dei particolari architettonici mandavano in estasi i suoi contemporanei. Come nessun altro Gonzaga sapeva servirsi di costruzioni prospettiche. Per una maggiore espressivita’ l’artista evitava i mezzi toni, amava i contrasti di luce, e arditamente inseriva nel disegno gamme in bianco e nero e marroni, ottenendo cosi’ impressioni romantiche e persino drammatiche.
    Le scenografie costruite e dipinte dal maestro sono opere di breve durata. Dell’eredita’ di Gonzaga ci sono pervenuti soprattutto bozzetti, fantasie architettoniche e progetti architettonici non realizzati. La penna e l’inchiostro hanno creato improvvisazioni virtuose e passionali sul tema dell’architettura romana e greca, una sorta di capricci.
    Con gli anni l’artista comincio’ ad avvertire sempre piu’ effimera la propria professione, convincendosi che di tutte le arti aveva sempre preferito l’architettura, che secondo lui, fa’ la terra “piu’ sana, piu’ comoda e piu’ bella”. Le decorazioni finivano spesso distrutte in incendi, scolorivano. Gonzaga sognava cosi’ di erigere templi, teatri, palazzi e ne faceva i progetti. Nella raccolta del Museo dell’Architettura sono presentati due progetti di padiglioni da parco che rimasero’ pero’ solo sulla carta. In questi progetti Gonzaga fa’ fede al principio da lui proclamato di “ conferire alla costruzione forma e fisionomia confacenti alla sua destinazione”. Era proprio questo il compito dell’architetto per lui “piu’ difficile e piu’ alto”.
    Il tema italiano delle due mostre del museo risuona per tutta la durata delle feste di fine anno : l’esposizione dedicata a Gonzaga termina il 15 gennaio, mentre le bellezze di venezia resteranno nell’infilata dell’edificio principale del museo fino al 22 gennaio.
Igor’ Chuvilin

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