Numero 4(68)
Il sole in mano
Chi è in vacanza adora farsi fotografare sullo sfondo di paesaggi bellissimi, mettendo una mano sotto il sole che tramonta o sale all’orizzonte. E’ un procedimento banale, un po’ ingenuo ma forse anche ambizioso. Ci sono due fotografi russi che fanno quasi la stessa cosa, ma sono famosi in tutto il mondo, sono presenti con le loro mostre in Francia, in Giappone, negli USA, nella galleria Tretiakov e sono i classici vivi dell’arte russa.
Francisco Infante Arana, spagnolo di origine, e sua moglie Nonna Goriunova appartengono a quella schiera di uomini degli anni sessanta la cui arte non è cambiata, non ha smesso di essere attuale e non si è persa in seguito ai mutamenti verificatisi nel Paese. Questi due in epoca sovietica gia’ facevano quello che continuano a fare oggi. Tutto ebbe inizio nel 1968, quando essi misero sulla neve una composizione e la fotografarono. Allora chiamavano ciò che facevano “cinetismo”. Il gruppo dei “cinetisti” affermava di essere il successore della prima avanguardia russa.
Successivamente, Infante si mise a definire “artefatti” i prodotti della sua arte, cioè le fotografie, per non limitare la sua libertà’ con termini speciali, i diversi “ismi”.
L’essenza della sua attività’ era questa: nello spazio di un paesaggio naturale s’ inserivano nuovi oggetti che entravano in interazione con le montagne, con i campi, con il mare, con gli alberi, ecc. Da quel punto da cui si realizzavano le riprese, di solito non si capiva assolutamente come potesse esistere un oggetto in tale spazio, di che dimensioni fosse, si creava l’ illusione ottica di una complessa unità’ delle cose naturali e manufatte. C’erano delle grandi serie di specchi, con figure geometriche, con linee colorate che ripetevano la linea d’orizzonte, ecc. Ma tutti questi sono particolari tecnici. Nell’ opera d’ arte finale ciascuno era libero di trovarvi i significati che voleva, concetti che sembrano essere infiniti. Le opere di Infante e Goriunova implicano qualcosa che potrebbe essere definito “un ordine cosmico”, oppure “le questioni eterne”, oppure “l’esistenza”. Ma è possibile anche non cercare definizioni, ma solo guardare.
Infante ha avuto anche quella sequenza famosa, con il sole sul palmo della mano; ma in un video. Appariva però assolutamente diverso: gli oggetti circostanti facevano venire un atteggiamento speciale che escludeva le banalità’ e consentiva di intravvedere in qualsiasi piccolo particolare il mistero del mondo.
La loro nuova serie è stata fatta da Infante e Goriunova l’ estate scorsa, in Italia. Hanno lavorato a Reggio Emilia e in due paesini medievali, Badalucco e Montalto, luoghi penetrati dal sole e dalla sensazione del tempo, dove si abita in case costruite nel XII-mo secolo, mentre le pietre delle viuzze strette dimostrano la loro antichità’ grinzosa. La serie è chiamata appunto “Lo spazio del tempo”. Non vogliamo descrivere ciò che vi facevano gli artisti. Tutti potranno vederlo sino al 13 aprile nella galleria Krokin in via Bolshaia Polianka, 15.
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