Numero 7(71)
Caso SME Berlusconi sarà processato o no? e quando?
Fini, Bossi e Giovanardi dalla parte di Berlusconi: “C’e’in Italia una magistratura politicizzata”.
“Una richiesta smodata, grottesca, coerente con un uso politico della giustizia”. Non si fa pregare Silvio Berlusconi per commentare la richiesta di condanna avanzata dal Pubblico Ministero del Tribunale di Milano Ilda Bocassini nel processo SME nei confronti di Cesare Previti, suo amico d’infanzia, suo ex avvocato, Ministro nel suo primo Governo. Per Previti sono stati chiesti 11 anni di reclusione, gli stessi a cui è stato condannato nel processo Imi/Sir. Berlusconi attacca; la coalizione, che parla di richieste sproporzionate, lo segue, e alcuni leaders facenti parte della compagine di Governo che abbiamo incontrato lo hanno confermato. Per Gianfranco Fini, Presidente di Alleanza Nazionale e Vicepresidente del Consiglio un commento lapidario “faccio solo una considerazione: da quando si parla di magistratura politicizzata si parla sempre di toghe rosse (toghe di sinistra, filo-comuniste n.d.r.) , mai di toghe bianche verdi o nere! Un motivo dovrà pur esserci.” Per Umberto Bossi, Segretario Federale della Lega Nord e Ministro per le Riforme “il processo è ormai su un binario morto, almeno io la vedo così. Non hanno forse stralciato la posizione di Berlusconi? Non lo condanneranno mai, ma condanneranno qualcun altro per poter dire che non si è voluto far processare. Consentitemi la battuta, sono gli avvocati a fare gli spaventati, a vedere pericoli, ma si sa come sono fatti, più dura un processo e più ci guadagnano…”. Per Giovanardi (vedi intervista a lato), Ministro centrista dell’UDC, “questo deve essere il trentacinquesimo processo che tentano contro Berlusconi, e basta vedere come sono andati a finire tutti gli altri”.
Berlusconi ha saputo delle richieste mentre si trovava a San Pietroburgo, e i suoi, in Italia, hanno ribadito il muro contro muro nella questione del ‘Lodo Maccanico’, ossia la proposta firmata a suo tempo da un esponente del centrosinistra che prevede la sospensione dei processi per le cinque più alte cariche dello Stato fino a che gli eventuali accusati sono in carica. Le cariche toccate sono quelle di Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidenti di Camera e Senato, Presidente della Corte Costituzionale; quattro commi di legge in tutto che, una volta approvati, rispettando i tempi di aula previsti, di fatto congelerebbero la posizione di Berlusconi -per altro già stralciata- nel processo SME, quando si sarebbe all’inizio del semestre italiano di Presidenza UE. Tuttavia il ‘Lodo Meccanico’, anche se non tocca i coimputati (quale è Previti), e pur avendo di fatto il placet del Quirinale, è uno scoglio durissimo da superare per le aule parlamentari. Non per una questione di numeri, la CdL ne ha quanti basta per farlo approvare, ma per il clima arroventato che si è venuto a creare. Non va dimenticato, infatti, che il Presidente del Consiglio a fine maggio aveva anche annunciato la volontà di istituire una Commissione Parlamentare di Inchiesta sul caso SME per fare luce sull’accanimento giudiziario nei suoi confronti e sull’insussistenza del movente e delle accuse a suo carico. L’indagine relativa a questa complessa vicenda prende il via nel settembre ’95, e nel marzo ’96 la Procura di Milano chiese ed ottenne gli arresti del Giudice Renato Squillante, già a capo dell’Ufficio del GIP del Tribunale di Roma, e dell’Avvocato Attilio Pacifico, socio di quel Cesare Previti che nel ’97 si ritrova a sua volta nella lista degli imputati in occasione della prima richiesta di rinvio a giudizio. Con lui ci sono lo stesso Berlusconi, il Giudice Filippo Verde, i due figli di Squillante (entrambi giornalisti), e la moglie di quest’ultimo Olga Savtchenko. La prima udienza del processo inizia nel marzo 2000 davanti alla Prima Sezione Penale, ad essa ne seguiranno un altro centinaio con oltre 200 persone interrogate. Insomma si tratta di una storia giudiziaria lenta, lunghissima, a tratti dimenticata dall’opinione pubblica italiana. In ballo ci sono 500 milioni che nel ‘91 sarebbero transitati da conti correnti Finvest a quelli svizzeri intestati a Squillante: ‘Polifemo’, ‘Ferrido’, ‘Mercierì, ‘Rowena’, questi i nomi dei conti toccati dalla nebulosa vicenda. Ilda Mocassini guarda la provenienza e il destinatario finale, per lei la corruzione è evidente. Previti li ha dati a Pacifico, Pacifico a Squillante, per loro si tratta di compensazioni professionali e immobiliari che non hanno nesso di consequenzialità. Intanto nel calderone delle polemiche ci finisce anche il Presidente della Commissione Europea in carica Romano Prodi definito dallo stesso Berlusconi come la “maschera dei comunisti” e ‘accusato’ di aver cercato all’epoca di svendere la SME sottoprezzo ad un imprenditore ‘amico’, ‘di sinistra’ come De Benedetti.
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