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Numero 15(79)
Shevarnadze si è dimesso

    La sera del 23 novembre, Eduard Shevarnadze che sembrava quasi immortale, che governava la Georgia da quasi 30 anni, pur se con brevi pause, è stato costretto a rassegnre le dimissioni, in seguito ad un contrasto iniziato dopo che l’opposizione georgiana aveva definito falsificate le elezioni politiche svoltesi il 2 novembre. Mikhail Sakashvili, Zurab Zhvania, Nino Burgianadze hanno indetto una marcia pacifica dei loro sostenitori su Tbilissi. Il 22 novembre gli oppositori hanno fatto irruzione nella sede del Parlamento, dove hanno interrotto il discorso di Eduard Shevarnadze. Poco dopo hanno occupato pure la sede della Cancelleria statale, il Governo della Georgia. Il tentativo di Shevarnadze di introdurre in Georgia lo stato d’emergenza è fallito: la polizia, l’esercito e la guardia nazionale hanno dichiarato la propria neutralità, mentre alcuni poliziotti e guardie si sono schierati con l’opposizione. Il ministro degli esteri di Russia Igor Ivanov, arrivato con urgenza a Tbilissi, dopo aver condotto trattative con entrambe parti è riuscito a prevenire il possibile spargimento di sangue.
    L’opposizione festeggia la vittoria: Nino Burgianadze è diventata Presidente ad interim, mentre le nuove elezioni presidenziali sono state fissate per il 4 gennaio 2004. Ma ora la Georgia potrebbe scindersi definitivamente in principati indipendenti. Il Presidente dell’Adžaristan Aslan Abascidze ha proclamato nella sua repubblica lo stato d’emergenza. Lui, come i leader di altre due repubbliche autonome, l’Abkhasia e l’Ossezia Meridionale, si sono recati con urgenza a Mosca per una serie di consultazioni, rompendo ogni rapporto con i nuovi dirigenti della Georgia.

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