Espresso
Q U I N D I C I N A L E   D I   I N F O R M A Z I O N E
Russian
Home Giornale Archivio Redazione Pubblicità Dove siamo
 
Numero 9(89)
INFERNO IN RUSSIA

    La serie di attentati terroristici, iniziata nell’ultima settimana di agosto con l’esplosione di due aerei, è terminata con un atto terroristico mostruoso di dimensioni universali.
    La mattina del 1 settembre un gruppo di terroristi è entrato nel territorio della scuola n.1 di Beslan, una città dell’Ossezia settentrionale, durante la festa dedicata all’inizio dell’anno scolastico, ed ha preso in ostaggio gli studenti, i loro genitori ed i maestri. Tutti gli ostaggi sono stati ammassati nella palestra. E mentre sulle prime il loro numero si stimava in cifre abbastanza piccole (100-120 persone), più tardi queste cifre si sono messe a crescere, e nella notte fra il 2 e il 3 settembre le autorità sono state costrette ad ammettere che gli ostaggi erano quasi 1200. Naturalmente nella palestra piena zeppa di gente faceva un caldo tremendo, e uomini, donne e bambini si spogliavano, rimanendo in mutande. L’afa non ha soffocato nessuno solo perché tutte le finestre erano state rotte su ordine dei terroristi. Questi rifiutavano con ostinazione di accettare viveri e acqua per gli ostaggi, e vietavano agli ostaggi di portare l’acqua dai bagni, contando di rendere le autorità più propense a trattare. Ma la maggior parte dei sequestratori non aveva alcuna intenzione di morire. I guerriglieri cominciavano a fucilare gli ostaggi subito dopo aver occupato la scuola. Lo facevano probabilmente per sottomettersi altri ostaggi, eliminando i leader potenziali. I cadaveri venivano gettati fuori nel cortile, ma i terroristi non permettevano di prenderli. Alcuni altri ostaggi sono morti nel primo giorno, quando due donne kamikaze si sono fatte saltare nel corridoio della scuola. Inizialmente i sequestratori contattavano il mondo esterno tramite biglietti scritti, e dopo hanno fatto sapere di voler trattare con i presidenti del Nord Ossezia e dell’Inguscezia Dzassokhov e Ziazikov, e con il terapeuta Roscial, divenuto famoso dopo il disastro del teatro “Dubrovka”. Successivamente alle trattative si è unito anche Ruslan Auscev, l’ex presidente dell’Inguscezia: quest’ ultimo è riuscito ad ottenere la liberazione di 26 ostaggi. Le rivendicazioni dei terroristi ricordavano quelle di Shamil Bassaev, presentate all’ospedale di Budionnovsk nove anni fa: liberazione dei partecipanti arrestati all’incursione in Inguscezia del 22 giugno scorso e ritiro definitivo delle truppe dalla Cecenia. A proposito, secondo alcune informazioni, Putin era disposto a rilasciare gli arrestati e a concedere ai terroristi un corridoio libero per raggiungere la Cecenia. Ma le trattative sono state inaspettatamente interrotte.
    Dato che qualsiasi tentativo di eliminare i sequestratori sarebbe finito in perdite enormi tra gli ostaggi, gli esponenti del potere di tutti i livelli dichiaravano all’unanimità che non veniva programmato nessun tipo di blitz. Attorno alla scuola era stato messo un piccolo blocco, al quale poi si sono mescolati i parenti armati degli ostaggi. Tale mancanza di organizzazione ha avuto più tardi conseguenze tragiche.
    Il 3 settembre niente preannunciava un epilogo cosi’ rapido e tragico. Verso l’una di pomeriggio gli agenti del Ministero per le situazioni di emergenza, in conformità agli accordi raggiunti con i guerriglieri, si sono avvicinati all’edificio della scuola occupata per evacuare i corpi di coloro che erano morti durante l’attacco dei terroristi. Cosa è successo in quel momento per ora non è chiaro a nessuno: forse una bomba è scoppiata spontaneamente, forse i terroristi hanno cercato di svincolarsi dall’edificio e hanno fatto saltare una parte dell’esplosivo piazzato. Una parte del tetto è crollata, gli ostaggi si sono messi ad uscire di corsa dalla scuola. I terroristi hanno aperto il fuoco contro di essi. In risposta hanno aperto il fuoco i parenti degli ostaggi, i quali chissà perché si trovavano vicino al blocco con le armi in pugno. Allora le forze speciali hanno avuto l’ordine di “agire, secondo la situazione”. Anch’essi hanno quindi effettuato un’esplosione di piccola potenza, per far crollare i muri della scuola e permettere agli ostaggi di scappare, e si sono messi a sparare, a loro volta, volendo salvare i ragazzi che fuggivano. (Le teste di cuoio dell’ FSB, i gruppi “Alfa” e “Vympel” hanno dovuto agire in modo improvvisato: si esercitavano ad un’ eventuale operazione a 30 chilometri dalla scuola n.1, in un edificio simile a quello di Beslan, e sono venuti sul luogo della strage solo a 30 minuti dall’inizio della sparatoria). E’ iniziata allora una sparatoria nel corso della quale i sequestratori, rivestitisi in abiti civili, hanno cercato di nascondersi nei quartieri residenziali. E’ cominciato il panico. In seguito ad un breve assalto alle 14:10 (ora di Mosca) l’edificio della scuola è stato occupato dagli agenti delle forze speciali, e alcuni ostaggi hanno avuto la possibilità di uscire. I ragazzi uscivano per strada quasi nudi. Parecchi di quelli che si sono liberati, andavano incontro agli abbracci dai parenti. I feriti venivano portati via dalla scuola di Beslan con le ambulanze.
    Tre guerriglieri, nascostisi nello scantinato della scuola, continuavano a sparare da lì. Un altro gruppo di terroristi si è piazzato in un edificio annesso alla scuola, facendosi scudo con gli ostaggi. Alcuni sequestratori si sono infilitrati tra le case private e fino a tarda sera combattevano con polizia, forze speciali e soldati. In tutto sono stati eliminati 30 guerriglieri. Otto terroristi sono stati uccisi sul territorio della scuola, altri nei suoi dintorni, mentre cercavano di scappare. Tra gli uccisi, secondo le fonti ufficiali, c’erano nove arabi e anche un negro. Un terrorista è stato preso vivo. I soldati hanno dovuto difenderlo dalla popolazione che ha fatto letteralmente a pezzi uno dei terroristi catturati.
    Il fatto che l’accaduto non è stato un’operazione pianificata, mirata alla liberazione degli ostaggi, è dimostrato anche dalle perdite mai viste delle forze speciali dell’FSB: ne sono morti 10 e circa 30 sono rimasti feriti, principalmente mentre cercavano di coprire con il proprio corpo gli ostaggi che si salvavano. Hanno subìto perdite assai rilevanti anche agenti del Ministero per situazioni di emergenza e di polizia locale. Le autorità si sono trovate ad essere talmente impreparate all’operazione in questione che inizialmente i feriti venivano messi quasi uno sull’altro nell’ospedale di Beslan, per la mancanza di spazio. Per quanto riguarda i terroristi, è troppo difficile capire come mai 30 guerriglieri fino alla tarda sera del 3 settembre fossero riusciti a tenere le linee di difesa contro la supremazia numerica enorme degli attaccanti, che usavano anche i carri armati (1) della 58-a armata.
    Le sparatorie si sono placate alle 2 di notte, e allora finalmente sui teleschermi sono apparsi i primi dati sul numero dei morti, sempre più terribili. Le informazioni sul numero dei morti seguivano la stessa logica dei comunicati di prima sulla quantità degli ostaggi: il numero dei morti veniva reso in tutti i modi il più piccolo possibile. Inizialmente si parlava di 60 vittime, dopo un po’ di 100 e più. Più tardi questa cifra è salita fino a 200. E soltanto nella mattinata del 5 settembre è stata ufficialmente pubblicata una cifra mostruosa: 323 morti. Ancora più tardi, con quelli che sono morti negli ospedali, è aumentata fino a 338. Altre 191 persone sono ritenute disperse. In tal modo la tragedia di Beslan è diventata seconda, come numero di vittime, al famoso attentato dell’ 11 Settembre. Il numero dei morti peraltro poteva essere assai maggiore: i soldati del plotone genieri della 58-a armata hanno disinnescato 4 ordigni esplosivi fatti artigianalmente e piazzati dai terroristi nella scuola. Erano bottiglie di plastica, in ciascuna delle quali si trovavano da 450 a 500 grammi di plastide e 3 chili di elementi metallici lesionanti: bulloni, palline e dadi. Circa 700 persone sono state ferite. Moltissime di loro sono ancora in ospedale.

Effetti
    Seghei Sciojgu, il ministro delle situazioni di emergenza, chiamato urgentemente a Beslan, ha avuto i poteri di coordinamento degli aiuti in arrivo alla città. Il ministro dell’istruzione pubblica e della scienza della Russia, Andrei Fursenko, ha già detto che i ragazzi feriti a Beslan potranno andare per la convalescenza nei migliori convalescenziari del Mar Nero e della Regione di Mosca. Il Ministro ha sottolineato che i ragazzi ci potranno andare insieme ai genitori.
    Gli stessi secessionisti, naturalmente per bocca di Akhmed Zakaev che abita a Londra, hanno riposto la responsabilità delle vittime sulle autorità russe che avrebbero iniziato il blitz. Zakaev ha osato addirittura affermare che i guerriglieri sarebbero stati disposti a liberare tutti gli ostaggi senza condizioni preliminari.
    Gli eventi di Beslan hanno leso notevolmente l’auterevolezza di Vladimir Putin, che è arrivato sul posto solo la mattina dopo, il 4 settembre, e che solo in quel momento ha ordinato di chiudere le frontiere dell’Ossezia settentrionale. Anche il discorso di Putin alla nazione ha sucitato reazioni confuse fra gli esperti. A detta di Serghei Markedonov, il direttore dell’Istituto di analisi politiche e militari, l’appello di Vladimir Putin pareva più la lezione di un maestro di scuola che il discorso di un padre della nazione. Il discorso poi è stato pieno di reminiscenze nostalgiche dell’URSS, che non c’entravano niente con la situazione attuale, e di ormai tradizionali richiami velati ai “benedetti anni 90” come motivo di disastri, gli anni in cui “si era smesso di prestare l’ attenzione dovuta alle questioni della difesa e della sicurezza, si è permesso alla corruzione di colpire il settore guidiziario e quello dell’ordine pubblico”, mentre “il Paese che una volta aveva il sistema più potente di difesa delle frontiere in un attimo si è trovato ad essere indifeso sia all’Ovest che all’Est”. Ma Boris Eltsin si è dimesso cinque anni fa, e quindi continuare ad far derivare tutti gli errori dai suoi tempi sembra poco conforme all’etica. Al retaggio sovietico si riferisce anche un attacco velato contro “gli assistenti” non nominati dei terroristi, i quali danno loro una mano, “ritenendo che la Russia, come una delle massime potenze nucleari, può essere ancora pericolosa per essi. Tale percolo pertanto dev’essere eliminato” (è difficile dire se si tratta dei Paesi baltici, l’Europa Occidentale in generale, oppure gli Stati Uniti).
    L’inerzia del centro federale, del presidente dell’Inguscezia Ziazikov, del capo neoeletto della Cecenia Alkhanov e del suo primo vice premier Kadyrov, ha permesso ad alcuni politologi di affermare che il potere fosse “sparito”. Ma ad aver avuto punti in più è stato l’ex presidente dell’Inguscezia Auscev, la cui mediazione ha consentito di liberare 26 persone il 2 settembre. E’ venuto fuori poi che le forze speciali per l’ennessima volta non sono state preparate alla lotta al terrore, anzi non sembrano avere un concetto univoco di tale lotta. Secondo alcune informazioni, i separatisti avrebbero preparato in anticipo l’occupazione della scuola e, spacciandosi per un gruppo di operai vi avrebbero piazzato nascondigli con armi ad esplosivi. Anche dopo le esplosioni i genieri e gli agenzi dei servizi segreti hanno portato via dalla scuola circa 50 chili di munizioni e di esplosivi. Aslanbek Aslakhanov, il consigliere del Presidente, ha già detto che bisogna aprire un’inchiesta a parte sul metodo usato per traformare la scuola in una specie di enorme arsenale. Nonostante queste cantonate mostruose, l’unico ad aver chiesto le dimissioni è stato il ministro degli interni del Nord Ossezia Kazbek Dzantiev, meno di tutti colpevole di questa situazione.
    Inoltre, il Caucaso del Nord si è trovato sull’orlo di una terribile esplosione interetnica, perché molti ossezi, avendo saputo che tra i terroristi c’erano ceceni ed ingiusci, volevano andare nelle rispettive repubbliche per organizzare un massacro di risposta. La tragedia attuale nell’Ossezia Settentrionale può far riemergere il conflitto inveterato tra gli ingusci e gli ossezi, scoppiato nei primi anni 90 ed estinto con grande fatica dal centro federale. Va detto che le autorità si rendono conto di tale pericolo. Vladimir Putin ha rilevato senza mezzi termini, alla riunione di Beslan, che chiunque fomenti l’inimicizia nel Caucaso del Nord sara’ uguagliato a complice dei terroristi, e trattato in modo adeguato.
    D’altra parte ora le autorità russe possono operare in Cecenia praticamente senza dar retta alle critiche dell’Occidente, perché l’aggressione mostruosa contro la scuola e gli attentati terroristici precedenti che dimostrano il legame tra i secessionisti ceceni e il terrorismo islamico internazionale ora mettono i critici dell’operato dei dirigenti russi in una situazione assai imbarazzante. I terroristi sono stati condannati dai leader di tutti gli Stati di rilievo. L’Italia ha reagito in modo più rapido ed efficiente: ha spedito due aerei pieni di aiuti umanitari necessari: medicinali, attrezzature per un ospedale di campo. Secondo quanto ha detto Guido Bertolaso, il capo del Dipartimento della protezione civile del Ministero degli interni italiano, le forniture di medicinali e di altre attrezzature necessarie per i disastrati di Beslan continueranno fin quando ciò sarà utile per la parte russa. L’ospedale è stato fornito dall’Associazione alpini della Regione Lombardia, i medicinali sono un dono del Veneto. Come una chiara dissonanza è risuonato il tentativo del Ministero degli esteri olandese di chiedere alle autorità russe di rispondere per il numero così grande di vittime. La risposta russa ad una predica così poco tempestiva peraltro è stata durissima. Può darsi che ora i discorsi tenuti da anni sulla cooperazione tra la Russia e l’Occidente nella lotta al terrore potranno essere finalmente concretati.
    Le critiche dei risultati delle elezioni in Cecenia emanate dal Dipartimento di Stato americano e dalla Commissione europea sono rimaste quindi una vox clamantis in deserto (il candidato del Cremlino Alkhanov ha vinto con un vantaggio decuplo. Il Ministero degli esteri della Federazione Russa, nei confronti di tali critiche, si è limitato ad esprimere la solita “sorpresa” Sono poi completamente bloccate le proposte di eventuali trattatative con Aslan Maskhadov, il leader dei secessionisti, le quali ultimamante venivano presentate con una certa insisitenza. Nessuno al mondo entra in trattativa con i terroristi che occupano le scuole.
    Le autorità poi hanno ora le mani slegate per approvare leggi antiterrosistiche durissime, e per accentrare ancora di più il potere. Anche perché lo stesso Vladimir Putin ha annunciato che “prossimamente sarà pronta una serie di misure mirate al rafforzamento dell’unità del Paese”. Sarà creato un nuovo sistema di interazione tra le forze ed i mezzi che esercitano il controllo della situazione nel Caucaso del Nord. Il potere cercherà inoltre di creare un sistema efficiente di amministrazione anticrisi, compresi gli approcci assolutamente nuovi all’attività degli organi di polizia. Secondo quanto ha sottolineato il Presidente, “tutte queste misure saranno svolte in piena conformità con la Cosituzione del Paese”.
    E naturalmente il lavoro di questo genere è già cominciato.
    Il Consiglio della Federazione ha proposto di ripristinare la pena capitale per il terrorismo. Ne ha parlato Viktor Zerov, il capo del Comitato per la difesa e per la sicurezza: “Il terrorista deve sapere cosa lo aspetta, e sono sicuro che molti miei colleghi della Camera approveranno tali emendamenti al codice di processione penale del Paese”.
    Saranno probabilmente introdotte nuove limitazioni per i mass-media. D.F. Mezentsev, vice Presidente del Consiglio della Federazione, presidente della Commissione del Consiglio della Federazione per politiche nel campo di informazioni, ha già invitato i mass-media ad “essere sobri ed veramente oggettivi”. Le prime vittime di una “mancata sobrietà” ci sono già. Il 6 settembre è stato silurato Raf Sciakirov, il direttore responsabile dell’Izvestia, per aver pubblicato fotografie “troppo” franche dei morti e feriti.
    Saranno ancora aumentati i budget dell’esercito e dei servizi segreti. A ciò potrà davvero cambiare radicalmente la situazione, mentre la maggior parte della popolazione non si fida degli organi di polizia?

Le prese degli ostaggi più numerosi in Russia
    1. Dal 9 al 15 gennaio 1996, a Kizliar, una città del Daghestan, la banda di Salman Raduev ha occupato un’ospedale e una maternità. Gli ostaggi sono stati circa 2000. In seguto al blitz, ne sono morti 78, sono rimasti feriti 200. Da Kizliar, la banda di Raduev, avendo liberato la maggior parte di ostaggi, si è spostata al villaggio Pervomajskoe, in cui, durante un assalto, è stata sgominata.
    2. Dal 14 al 20 giugno 1995, a Budionnovsk, un reparto di Shamil Bassaev ha occupato un ospedale; 1100 persone sono state prese in ostaggio. 164 sono morte, 415 sono rimaste ferite. Dopo il blitz maldestro e le trattative, il reparto di Bassaev ha liberato gli ostaggi ed è tornato in Cecenia.
    3. Dal 23 al 26 ottobre 2002, la banda di Movsar Baraev ha tenuto in ostaggio il pubblico dello spettacolo “Nord-Ost”. Gli ostaggi sono stati 912, dei quali, in seguito al blitz, ne sono morti 129 e sono rimasti feriti 700. Tutti i terroristi sono stati uccisi durante il blitz, gli ostaggi sono stati liberati, ma pià di 120 persone sono morte per il gas soporifero usato dalle forze speciali.

in alto    ARTICOLO SEGUENTE  >> in alto
ALTRI ARTICOLI DELLA RUBRICA "POLITICA"
TERRORE ¦  Il console italiano apprezza la collaborazione con gli operatori turistici russi ¦  Esercitazioni in comune nel mare Jonio tra la Marina da Guerra italiana e russa
Rambler's Top100    Rambler's Top100