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Numero 9(89)
SI RINNOVA LA SFIDA DEL 96, MA GLI ALLEATI SCALPITANO,
E LE DUE LEADERSHIP NON SONO POI COSI’ SOLIDE…

SARA’ ANCORA PRODI-BERLUSCONI
Elezioni regionali nella primavera 2005, politiche in quella 2006, e se si votasse tutto assieme? C’è chi dice sì, e c’è chi dice no…


    Prodi vince Berlusconi perde, questo dicono oggi i sondaggi: oggi. Domani?
    Di certo a Romano Prodi converrebbe si votasse il prima possibile, per non rischiare di fare la fine che potrebbe fare Kerry che -dopo essere partito bene sull’onda del minimo storico del gradimento popolare nei confronti di Gorge Bush Jr- rischia ora di essere travolto dal nomignolo che gli hanno azzeccatamene appioppato i repubblicani: “flip flop”.
    L’ex Presidente dell’UE, dal canto suo, rischia di essere ‘bollito’ dai suoi stessi, sostenitori che se da una parte sanno che è forse l’unico in grado di riportare Silvio Berlusconi sui banchi dell’opposizione dall’altra mal digeriscono la figura di un uomo che decide consultandosi solo con una ristrettissima cerchia di amici fidati, che non ha mai voluto parte di nessun partito, che preferisce essere nominato piuttosto che eletto. La partita si gioca al centro; chi fra destra e sinistra aggrega di più di quest’area spezzata in due probabilmente si aggiudica la partita. Ecco allora l’idea sibillina del leader di Forza Italia di proporre in Italia un’aggregazione che si richiami ai valori ed alle confluenze del PPE. Dentro quindi Berlusconi e Forza Italia, dentro dunque l’UDC di Pierferdinando Casini e del neo Commissario Europeo Rocco Bottiglione, dentro forse AN e Gianfranco Fini, dentro -perché no?- l’UdeuR di Clemente Mastella e porte aperte a quegli ex PPI che nella Margherita dell’ex Radicale, ex Verde, ex movimentista Francesco Rutelli.
    Per staccare questi pezzi di corteccia dal tronco dell’Ulivo occorre tempo, ed ecco allora che il Presidente dei DS, nonché ex Presidente del Consiglio Massimo D’Alema spinge sull’accelleratore e propone un patto tra i Poli per portare l’Italia alle urne nel 2005 non solo per le elezioni regionali, ma anche per le politiche accorpando le due scadenze. “Ritengo –ha detto D’Alema- che farlo sarebbe largamente conveniente per il paese. Non riesco a capire che cosa possa fare di utile questo Governo, mentre vedo di fronte a noi due anni di campagna elettorale.” Sull’ultimo concetto l’ex Presidente del Consiglio ha certamente ragione, dopo la finanziaria si apriranno le danze per i rinnovi dei parlamentino regionali e dopo una breve pausa sarebbe di nuovo ora di discutere di candidature in vista delle elezioni successive; sulle capacità legislative ed organizzative dell’esecutivo ha espresso un’opinione ovviamente scontata guardando le cose dal suo punto di vista, ma sfugge il perché, se anche stessero così le cose e la casa delle Libertà fosse d’accordo, quest’ultima dovrebbe regalare all’avversario un anno di governo del paese…
    “In autunno faremo i conti con turbolenze all’interno della maggioranza -ha detto ancora D’Alema- che verifiche, accertamenti e rimpasti non mi pare abbiano placato. E’ anche per questo che credo che la via più saggia, per il bene del Paese, sarebbe anticipare le elezioni: chiedendo agli Italiani se vogliono andare avanti così o se pensano invece che sia ora di cambiare rotta”, e nel proporlo lo statista DS non teme di essere accusato di voler approfittare del momento favorevole alla sua parte politica, perché, ricorda, “il centrosinistra ha vinto tutte le ultime elezioni. Fra un anno o fra due perderanno lo stesso, ma avendo purtroppo arrecato altri danni al paese”.
    Quello che a D’Alema sfugge, però, è che lo stesso Berlusconi valuta la convenienza di anticipare il voto politico… Secondo gli analisti di Forza Italia la CdL dopo aver perso le regioni Sardegna e Friuli Venezia Giulia rischia più che seriamente di vedersi sconfitta in Lazio, Calabria, Liguria e forse anche Piemonte: una sorta di Caporetto dopo la quale davvero governare sarebbe difficile. Alle Europee la coalizione di Governo ha tenuto come nessun’altra forza di governo fra le democrazie occidentali. Ha tenuto, ma certo non ha vinto, e un trend che andasse nel segno di una sconfitta dietro l’altra portrebbe la sconfitta a diventare disfatta. Ecco allora che alcuni strateghi hanno ipotizzato di alzare il tono dello scontro al punto tale da far sì che sia lo stesso Berlusconi a poter lanciare il guanto della sfida giocandosi il tutto per tutto. Sarebbe allora il Premier stesso a dire “votiamo, e vediamo gli Italiani a chi credono e cosa sapete fare!”. L’Ulivo è tenuto insieme da un collante potentissimo: l’antiberlusconismo, ma una volta messo all’angolo riuscirebbero i cattolici del centro moderato a convivere con quelli di Rifondazione? Di Pietro continuerebbe ad essere un gradito ospite a tavola? Verdi, PdCI e correntone DS accetterebbero scelte di politica estera filo USA? fosse anche Kerry il nuovo Presidente in Irak gli americani ci resteranno… I DS di Piero Fassino lo sanno, e cercano disperatamente di rinserrare le fila e consolidare la lista unitaria presentata alle europee trasformandola in una stabile federazione tra partiti che portino alla creazione di un soggetto politico, di un gruppo dirigente, di regole che definiscano le modalità di decisione sulle grandi questioni e, ancora secondo D’Alema “tutte le volte che è possibile una voce unica in Parlamento”. Tutto bello, necessario per governare, ma niente affatto necessario per vincere, e siccome ora come ora tutti pensano solo alle prossime vittorie il centrosinistra italiano rischia seriamente di vincere per poi diventare un’Armata Brancaleone più divisa e litigiosa di quanto non lo sia stata la Casa delle Libertà che, quantomeno, non ha cambiato quattro Governi nella stessa legislatura come fece il centrosinistra prima eleggendo Prodi, poi con i due Governi D’Alema ed infine con Giuliano Amato. E se D’Alema rifugge dalle primarie proposte da Prodi per la scelta del Premier perché non c’è dubbio che il candidato premier debba essere Prodi stesso proprio Amato le rilancia definendole “un bagno di democrazia” e non temendo affatto la concorrenza del Segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti che ha dichiarato di volersi candidare in alternativa all’ex Presidente della UE; convinto semmai che proprio le primarie “possano essere la garanzia contro ogni tradimento sul tipo di quello avvenuto nel 98” leggasi questione 35 ore e Governo Prodi caduto sulla Finanziaria per un solo voto, quello di Tiziana Valpiana, deputata veronese di Rifondazione Comunista.
    Primarie sì, primarie no a Berlusconi non interessa, più gli avversari si incapricciano su questioni simili più fanno il suo gioco, meno si preparano alla competizione elettorale, più tempo ha lui di lavorare ai fianchi Mastella, gli ex PPI, e con la medizione di Bondi e Gasparri i Radicali di Emma Bonino e Marco Pannella. Il conto è -quasi- presto fatto: la CdL uscita dalle Europee più i Radicali e l’Udeur sottratta all’Ulivo insieme a una fetta di altri cattolici spaventati dal sinistrismo della coalizione potrebbe tornare in linea di galleggiamento per la vittoria. Sta di fatto che D’Alema non poteva non sapere che ad elezioni anticipate Berlusconi, stanco della litigiosità della sua maggioranza, ci stava pensando. Quindi perché è uscito così clamorosamente allo scoperto costringendo l’avversario ad escludere l’ipotesi? Il Presidente del Consiglio ha liquidato la questione dicendo che si tratta di “un’ipotesi che non è stata mai presa in considerazione”, il Segretario dell’UDC Marco Follini la ha liquidata definendola ironicamente “un’idea simpatica” aggiungendo “considero più facile e più utile, in momenti come questi, trovare accordi sulla politica estera: i tempi delle elezioni vengono molto, molto dopo”, mentre al Coordinatore Nazionale di AN Ignazio La Russa “viene da ridere! Fino a qualche mese fa la sinistra era insorta contro un fantomatico disegno del centrodestra di abbassare le tasse e di accorpare poi le due scandenze elettorali definendo la cosa una iattura. Ora D’Alema considera la cosa una panacea. La verità è che non è né una iattura né una panacea, e che noi non abbiamo paura di votare né nel 2005 né nel 2006: ma loro non possono sostenere tutto e il contrario di tutto!”. Il massimo però la cronaca politica lo deve a Francesco Cossiga, ex Presidente della Repubblica che se quindici giorni fa si era allegramente offerto di essere disponibile ad aiutare i DS a complottare per fare cadere una seconda volta Prodi in caso di vittoria alle elezioni politiche, in questo caso –dopo essere stato ospite a cena da Berlusconi- ha detto che la sua “lettura dei fatti è che D’Alema voglia in realtà rinviare le elezioni regionali per abbinarle alle politiche del 2006". Ma allora perché D’Alema si è esposto? Forse perché, per questioni di amalgama, o per giochi interni alla sua parte politica, nemmeno a lui va bene che ci siano… Prodi, a stare in campagna elettorale due anni per tenere calda la sua candidatura rischia di arrivare alla scadenza bollito e spompato. O perlomeno questo è forse proprio quello che spera lo stesso Berlusconi che vorrebbe rivincere come è convinto rivincerà Bush, che tra l’altro nel discorso di investitura alla convention repubblicana ha ancora una volta salutato, ricordato e ringraziato il premier italiano, facendo fare al Professore di Bologna la stessa fine di Kerry, partito bene ed eventualmente -nelle previsioni e negli auspici di Bush e Berlusconi- finito male.

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