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Numero 6(97)
Dopo Giotto a Mosca, a Padova tappeto rosso per Dionisio

    Il 21 ottobre del 2005 presso il Museo Diocesiano di Padova verrà aperta la mostra dedicata all’opera del grande pittore russo del XV-inizio XVI sec.
    Per la prima volta le opere di Dionisio lasciano la Russia e vengono presentate al pubblico italiano nella “città di Giotto”. Non a caso si è scelto Padova per presentare per la prima volta la produzione di Dionisio.
    La mostra è stata organizzata infatti “in risposta” alla mostra fotografica “Giotto a Padova” organizzata nel 2004 in collaborazione con l’agenzia per il turismo “Terme Euganee” e il Comune di Padova, allestita nei locali della Biblioteca statale di letterature straniere “Rudomino”di Mosca, nell’ambito del programma internazionale “Dialogo delle culture. Russia – Italia” portato avanti dalla stessa biblioteca. “Giotto a Padova” aveva allora riscosso un grande successo. Era stato presentato un modellino in scala 1:3 della Cappella degli Scrovegni, ai tempi affrescata internamente da Giotto. Il modellino, grazie a tecniche di fotoriproduzione all’avanguardia restituiva fedelmente l’intera panoramica degli affreschi interni alla chiesa. Il visitatore poteva fisicamente entrare nel modellino e avere un’idea dell’impressione che si riceve visitando l’interno della cappella vera a Padova. Oltre al modellino erano state presentate fotoriproduzioni dell’opera di Giotto e dei campioni dei materiali normalmente utilizzati a quei tempi dai pittori per gli affreschi.
    Il successo della mostra, prima allestita a Mosca, poi a San Pietroburgo, e che aveva totalizzato una quantità di visitatori complessiva di poco inferiore al milione di persone ha portato gli organizzatori a riflettere sulla possibilità e soprattutto sull’importanza di ripetere l’esperienza, questa volta facendo arrivare in Italia le testimonianze dell’opera di un grande artista russo, che viene considerato uno dei sommi esponenti della cultura e dell’arte russa antica. Si è pensato a Dionisio, perché è a grandi linee contemporaneo di Giotto, li accomuna la stessa individualità e la stessa innovatività, e sono riscontrabili diversi tratti comuni, nonostante come artisti siano profondamente diversi: nei volti dei personaggi raffigurati da Dionisio si coglie la tendenza all’astrazione e all’immaterialità, mentre in quelli di Giotto già trapelano la passione e l’umanità che saranno proprie del Rinascimento. La direzione della biblioteca ha pensato, per la realizzazione del progetto, di fare di nuovo affidamento sulla collaborazione degli enti che già avevano partecipato all’allestimento della mostra di Giotto, ovvero il Comune di Padova e l’associazione “Amici della Russia”.
    La mostra su Dionisio è stata organizzata inoltre con il patrocinio dell’Agenzia Federale per la cultura e la cinematografia della Federazione Russa (la Direzione del Fondo Museale della FR), quello del museo-riserva storico-architettonico ed artistico Kirill-Belozerskij, del Museo della cultura e dell’arte antico-russa “Andrej Rublëv”, oltre che –per parte italiana – di quello dell’episcopato di Padova.
    Dal 21 ottobre del 2005 fino all’8 gennaio del 2006 presso il Museo Diocesiano di Padova verranno esposte cinque icone originali realizzate da Dionisio e 10 icone di altri pittori appartenenti al XX secolo, tutte provenienti dal museo Belozerskij. Contemporaneamente, presso la Chiesa degli Eremitani, famosa per gli affreschi di Andrea Mantegna, e situata non lontano dalla Cappella degli Scrovegni verrà presentata una copia degli affreschi della parete dell’altare della cattedrale della Natività della Madre di Dio situata presso il monastero Ferapontov. Si tratta di un modellino, simile come idea a quello presentato alla mostra “Giotto a Padova”, con la differenza che è in scala naturale (1:1), delle dimensioni di circa 10 metri × 11, e che venne realizzato dal famoso artista e copista Nikolaj Gusev, la cui produzione si colloca a partire dalla seconda metà del XX secolo. Gli organizzatori russi hanno fatto proprio le cose in grande. Infatti, in occasione della mostra di Dionisio a Padova, oltre che ad un audiovisivo introduttivo sono state preparate due pubblicazioni: un catalogo delle icone presentate e il volume intitolato “Dionisio”, realizzato da Gennadij Viktorovi Popov, direttore del Museo “Rublëv”, probabilmente il più grande esperto in icone (dionisiane e non). Quest’ultimo volume è stato preparato allo scopo di guidare i visitatori alla fruizione delle opere e soprattutto degli affreschi esposti a Padova. Tutte le pubblicazioni sono in lingua italiana. Un’iniziativa ottima, questa. Poiché purtroppo, mentre un Giotto bene o male si presenta da solo, specie in un paese come la Russia, dove una certa parte dell’”intelligencija” sopravvissuta ai rigori del comunismo possiede conoscenze veramente enciclopediche, ed è colta in sommo grado, in Italia anche la gente con un livello d’istruzione medio-alto purtroppo ben poco sa del valore inestimabile, della valenza teologica e filosofica, e della complessità di lettura di questa particolare forma d’arte che ha trovato in Russia una delle sue massime fioriture.
    È risaputo che poco dell’originario, ingente patrimonio artistico russo si è conservato. Da parte russa, mostrare al pubblico italiano alcune tra le opere più antiche e preziose della propria arte nazionale, scampate ad avvenimenti storici tra i più tumultuosi della nostra era è certamente motivo di grande orgoglio e soddisfazione, nonostante il carico di responsabilità enorme che comporta e il minuzioso lavoro organizzativo necessario alla realizzazone alla mostra. La filosofia quindi sottesa è quella della necessità, o meglio, dell’indispensabilità di condividere anche con il resto degli altri popoli le vestigia di questa ricchezza. E questo allo scopo di presentare il vero volto della Russia, spesso incompresa, spesso banalizzata. La scelta delle icone del monastero Belozerskij peraltro è stata mirata, proprio per evitare la “solita” rappresentanza artistica moscovita o pietroburghese e dimostrare ad un pubblico straniero che non solo in queste due grandi città, Mosca e Pietroburgo, sono conservati veri e propri capolavori russi, proprio come l’Italia artistica e culturale non si identifica solo con Roma e Firenze. Come hanno sottolineato i rappresentanti dell’Ambasciata italiana in Russia presenti alla conferenza stampa dedicata alla mostra, la presentazione delle opere di Dionisio in Italia si inserisce all’interno di quella serie di iniziative già da un paio d’anni avviate in concerto con le pubbliche amministrazioni e le autorità governative di entrambi i Paesi allo scopo di stimolare e favorire il dialogo interculturale tra Russia e Italia. Dionisio quindi non solo come grande artista, ma come rappresentante ideale della cultura, della religiosità e della tradizione russa (a questo proposito peraltro è interessante l’altro grande progetto portato avanti dalla dirigenza della Biblioteca di letterature straniere “Rudomino” nell’ambito del programma “Dialogo delle culture. Russia – Italia”, ovvero il centro informazioni telefonico e multimediale russo-italiano, che dovrebbe costituire una pietra miliare nello sviluppo delle relazioni culturali tra la Russia e l’Italia. Il progetto è realizzato in collaborazione con l’azienda di servizi ICT Ne-t by telerete Nordest, sempre di Padova, e riguarda i siti culturali di Padova e dintorni e di Mosca e dintorni, ma si auspica che possa arrivare ad interessare altre città ed altre regioni italiane e russe).
    Ma non sono state tutte rose e fiori, come ha lasciato intendere ai giornalisti Antonio Temil, vice-presidente dell’associazione “Amici della Russia”. Innanzitutto ci si è dovuti confrontare con la spiacevole e diffusa ottusità di certi burocrati italiani, che non sapevano neanche cosa fossero “queste icone di Dionisio”, e pensavano che si trattasse di quelle immaginette che si vendono presso le bancarelle dei mercati di paese o presso i chioschetti di souvenir per turisti. Questo probabilmente perché spesso in Italia, Paese d’arte, paradossalmente è difficile far comprendere l’importanza e la qualità della cultura di altri popoli. Anche la disposizione delle opere ha incontrato alcuni ostacoli. Ad esempio, si sarebbero volute esporre presso il Palazzo della Ragione di Padova, notoriamente affrescato da Giotto. Ciò infatti avrebbe permesso un interessante confronto tra lo stile di Giotto e di Dionisio. Ma l’autorizzazione è stata negata per via dell’appena terminata ristrutturazione dei pavimenti dell’edificio. Secondo i responsabili, i tempi di consolidamento della suddetta ristrutturazione sarebbero stati “molto lunghi”, e una mostra allestita all’interno dell’edificio avrebbe sicuramente compromesso il lavoro eseguito… Inoltre gli organizzatori non sono riusciti a portare interamente a termine l’attività di pubblicizzazione della mostra in Italia proprio per l’inaspettata dilatazione delle tempistiche burocratiche. Non sempre è semplice, in definitiva, coltivare i rapporti tra Russia e Italia e in generale tra Russia e Europa. Molto spesso manca reciproca comprensione e comunità d’intenti, come ha sottolineato ancora Temil. Ma il mostrare le radici comuni di queste culture è sicuramente una fra le strategie più efficaci che si possano adottare per cercare di avvicinarle, nonostante si presenti complessa e difficile, e per questo è importante portarla avanti.
    Bisogna ricordare, in merito, che l’evento è rilevante non solo dal punto di vista culturale, ma anche da quello religioso. Interverrà infatti alla cerimonia di inaugurazione della mostra il Metropolita Kirill di Smolensk’ e Kaliningrad, e verrà accolto non solo dal presidente della regione Veneto, dal presidente della provincia di Padova, dal sindaco di Padova, e dalla rappresentanza del ministero della cultura, ma anche e soprattutto dal “padrone di casa”, il Vescovo di Padova, che conosce bene la Chiesa ortodossa e che ha avuto con essa rapporti, oltre che dai rappresentanti di altri episcopati (di Milano, Bologna, Firenze, Bari, per citarne alcuni). E considerato il tenore poco brillante delle relazioni attuali tra Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica, per quest’ultima ecco presentarsi un’occasione d’oro per “rattoppare” o “ricostruire” –a seconda delle interpretazioni- un dialogo un pò traballante. Come aveva intuito o creduto anche il buon Giovanni Paolo, le trasferte d’icone russe son strategicamente propizie alla distensione.

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