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Numero 6(97)
La Cucina del single, ovvero, quando lo scapolo si trasforma in cuoco...
Dritte, consigli, accorgimenti per ogni occasione


    (Continua dal numero precedente)

Il successo per la cucina del tètè a tète dipende soprattutto da questioni psicologiche. Se non siete abbastanza sicuri delle loro reazioni non attirate mai le vostre “prede” al chiuso. Preferite, in caso di fondato dubbio, lo scontato ristorante, se la vostra partner non vi sembra in grado di apprezzare le delizie gastronomiche che vi escono dalle mani e la vedete assalita dai timori. Agite con la tecnica del ragno, tessendo la ragnatela poco per volta o con quella del lupo, staccando la pecora dal gregge.
    Accendete la sua curiosità parlando di un piatto segreto e misterioso del capocuoco di un ristorante famoso, ma non lasciatevi sfuggire che è stata vostra madre a insegnarvi una data ricetta. Se non avete argomenti di conversazione, portate in tavola piatti che vi diano modo di raccontare una storia affascinante. Evitate “gourmandise”, sia pure raffinatissime, che provochino repulsione, e offrite rane e lumache soltanto se siete sicuri che la bionda o la bruna le apprezzino.
    L’illuminazione della tavola sia affidata alle candela, ce ne sono di splendide in commercio, a patto che il loro chiarore sia sufficiente. Nulla è più pericoloso di una penombra, anche se colma di significati, al momento di usare la forchetta. Il vostro pranzo deve essere amabile e riposante, non un moscacieca. Molti piatti, del resto, si raccomandano per i colori, e un’insalata di dieci qualità di verdure perde molto del suo sapore quando è consumata nell’oscurità.
    Preferite le ombre della notte solo nei casi dei piatti “flambès”. Sono caldamente consigliati agli scapoli che stanno per arrivare al dunque e che vogliono dare il colpo di grazia alla vittima. I loro bagliori possono tramutare un pacifico celibe in un diavolo pronto a tutte le follie. Non usate il “flambèe” con ragazze preoccupate dal fuoco, e radiatelo anche se vi trovate alle prese con un genere casalingo, perché questa particolare razza femminile pensa sempre al traguardo matrimoniale.
    Un’ultima parola va spesa, in questo capitolo, per quella che viene chiamata comunemente la cucina erotica. Dai tempi dei tempi alcuni cibi sono considerati afrodisiaci e stimolanti, come il caviale, il tartufo, il peperoncino, ma lasciamo simili fantasie a chi ci crede. Non si cerchi nelle ostriche, nei tartufi, nel caviale, nelle aragoste un vigore che tali cibi non possono dare. Sono in grado talvolta, di fornire una spinta psicologica a chi è in dubbio, e daremo il nome di ricette in proposito.
    Rappresentano un fattore enfatizzante da sfruttare per creare un clima di intesa. Ma in caso di prestazioni eccezionali, ci si rivolga a pietanze generose, a filetti al sangue, a una dieta ricca di proteine, a un bel piatto di pasta, con l’unico scopo di non deperire. Si faccia ricorso anche al tradizionale zabaione, senza attendersi però miracoli irrealizzabili. Lo scapolo nutrito di semolino non può mutarsi in leone. E quello che è stato un leone, non si abbassi a cercare, in un vasetto di caviale, la medicina per nuovi ruggiti.
    Ecco alcune ricette particolarmente adatte all’occasione. Spaghetti all’alloro, alle vongole di mare, risotto al barolo, zuppa d’imbroglio, zuppa di uovo, patè di cipolla, frittata al caviale, al piri-piri, uova al curry, funghi ripieni, alle foglie di vite, insalata di granchi con mele, insalata polinesiana, scampi alla grappa, filetti di sogliola “First love”, filetto in salsa piccante, zampone allo Champagne, zampone allo zabaione, ananas flambé, banane ripiene.

La cucina da conservare
    Chi è scapolo non è mai un conservatore, e perché mai? Non è forse egli il campione della conservazione di uno stato di famiglia – libero, senza impegni, senza seccature – al quale troppi suoi simili hanno abdicato tristemente?
    Vediamo il nostro scapolo-tipo affaccendato in cucina, chino su un pentolone, intento a rimestare o a soffriggere. Che cosa fa? È presto detto. Si è convertito – lui così poco conservatore- alla cucina da conservare, alla gastronomia buona tre o quattro giorni dopo essere stata preparata. Cucina oggi per mangiare domani, proprio il contrario di quanto ci viene suggerito da mille parti, compra oggi e paga domani. Più conservatore di così, ci sia lecito dirlo forte, è impossibile.
    La cucina da conservare non è quella delle nonne, dei sottaceti, delle marmellate, dei funghi sott’olio, quella la trovi regolarmente in commercio e ne trovi di eccellenti... è più semplicemente una cucina “utilitaria”, i cui cibi sono stati preparati in anticipo, nella previsione che vengano consumati dopo uno, due, tre giorni. Certo occorre un frigorifero, e poi il gioco è elementare. Tolte le pietanze dal fuoco e lasciatele “freddare”, si apre il frigorifero, si ripongono le vivande e quindi si è liberi di partire a caccia di avventure. Ritornando al focolare domestico, soli o in compagnia, ci sarà sempre qualcosa da mettere sotto i denti.
    I vantaggi di un simile metodo sono evidentissimi.Se il lavoro vi blocca in una città fattasi deserta per l’afa, potrete attendere ai vostri impegni senza la paura dei ristoranti o dei negozi che abbassano la saracinesca, senza la visione di quei terribili cartellini che fioriscono sulle porte delle trattorie quando l’estate è al culmine. Se avete poche disponibilità finanziarie o volete sfuggire incontri femminili carichi di rampogne, la cucina da conservare vi da una mano.
    In aggiunta a tutto questo le vivande riposte nel frigorifero eliminano il bisogno di programmare la propria serata, cosa che giustamente ripugna a buona parte degli scapoli. Non occorre telefonare in anticipo, decidere se mettere insieme la rossa e la bruna,oppure optare per la bionda. La cucina da conservare, se richiede un minimo di organizzazione iniziale, ripaga chi vi si dedica con un larghissimo margine di libertà finale. È dunque adatta e consigliata a scapoli con i piedi per terra. Se ne tenga lontano, invece, chi è nato sognatore o indeciso. C’è il rischio che, in questi casi, l’uomo con un ottimo minestrone freddo sul tavolo di casa finisca per titubare in attesa di trovare di meglio. La cucina da conservare è tagliata apposta per chi ama le brigate allegre e le ore piccole, le più propizie, queste, per raccogliere attorno al proprio desco i superstiti della nottata. Ricordatevi che sul fare l’alba quasi nessuno rifiuta di mettere le gambe sotto il tavolo.
    Lo scapolo-tipo che affetta, frigge e bolle lavora dunque per il proprio futuro. Non arrossisca se gli viene chiesto, con tono sorpreso, se ciò che offre è veramente uscito dalle sue mani. Risponda di sì virilmente, senza usare sotterfugi. Se è in vena di essere romantico, affermi che non sposerà mai una donna per condannarla ad una vita riscaldata soltanto dai fornelli. Se vuole fare il misterioso, butti là una frase sulla sua esistenza senza orari, lasci intendere come le sue scorribande notturne lo impegnino al punto di fargli dimenticare il cibo, e di ritrovarsi poi a casa con lo stomaco vuoto. Ci sono poi i cibi freddi che lasciano un ampio margine di sicurezza; in un attimo il pranzo è servito e la sua riuscita è sicura.
    La cucina da conservare, è bene ricordarlo, non è consigliabile sempre e comunque. Evitatela nei mesi freddi e preparatela quando il termometro raggiunge livelli più che rassicuranti, perché nasce come cucina estiva e imporla quando cade la neve sarebbe un grossolano errore. Se vi accade di servirla in una sera più fresca delle altre, riscaldate lo stomaco degli ospiti con un vino generoso…
    Non stipate il frigorifero di leccornie, tenetevi solo su alcune ricette base, fino a quando non s’è sparsa la voce che ci sapete fare. Il successo non può mancare. Ecco alcune ricette: minestrone di riso, riso pilaf, torta di minestrone, gaspacho, caponata, barchette al gorgonzola, alici crude, insalata di pesce, polpettone di tonno,salsa di peperoni, polpettone di maiale e ricotta, roastbeef nel sale.

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