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Numero 3(102)
Elezioni politiche in Ucraina
Ucraina senza governo
Al Partito delle Regioni e alla Timosenko mancano i numeri per governare


    Le elezioni politiche in Ucraina del 26 marzo sono diventate in realtŕ una specie di continuazione della “Rivoluzione arancione” 2004, in un certo senso un “quarto turno” delle elezioni presidenziali (infatti, secondo la riforma costituzionale seguita a quest’ultime una parte notevole dei poteri del Presidente č passata al premier, la cui nomina deve venire approvata dal Parlamento). Ma la rosa dei vincitori delle elezioni parlamentari č risultata cosě eterogenea che la vita politica ucraina, giŕ tutt’altro che semplice, si č trasformata in un groviglio aspro ed intricato. In Parlamento sono entrati cinque partiti. Il primo in classifica č il Partito delle regioni, che rappresenta gli interessi dell’establishment delle regioni orientali e meridionali dell’Ucraina, il quale ha ottenuto il 32,12% dei voti, raccogliendo quasi tutti i voti dell’Est e del Sud. L’alleanza diretta da Julia Timošenko, ex premier e populista di spicco, č arrivata seconda con il 22, 27%. Alla “Nostra Ucraina” che ha raccolto solo il 13,94% dei voti e che ha vinto solo in tre regioni occidentali del Paese, č andato il terzo posto, un risultato poco lusinghiero per il partito ufficiale di governo; i socialisti hanno ottenuto il 5,67% dei voti, mentre i comunisti hanno varcato a stento la soglia del 3%: sono stati scelti solo dal 3,66% degli elettori presentatisi alle urne.
    Sono rimasti fuori alcuni politici autorevoli dell’epoca di Kuma e del “primo Yušenko”, come V. Medveduk, l’ex capo dell’Amministrazione, N. Vitrenko, una populista radicale, V. Litvin, il presidente del Parlamento, al quale č toccata la stessa sorte dei suoi colleghi dei Paesi della CSI che avevano deciso di partecipare alle elezioni come autonomi.
    Dal punto di vista formale, quindi, i vincitori sono i “Partito delle regioni” e Julia Timošenko, la quale ha di fatto “ereditato” l’elettorato “arancione”. Ma nonostante la prima posizione e la possibile alleanza con i comunisti, ai “regionali” comunque mancherebbero i voti per formare l’esecutivo. Non possono, quindi, far gioco autonomo. D’altra parte, a Viktor Yušenko, che aveva faticato parecchio per allontanare dal potere Julia Timošenko, non piaceva per niente la possibilitŕ che lei tornasse al seggio di primo ministro, carica che dal 1 gennaio 2007 godrŕ di poteri quasi “presidenziali”. Yušenko peraltro non vuole assolutamente vedere al premierato neanche qualche creatura dei “regionali”, come Viktor Yanukovi, ex premier ed ex avversario alle elezioni presidenziali - o qualcuno fedele a lui -. Da parte sua, la Timošenko ed il leader dei socialisti, Aleksandr Moroz, unitosi a lei, si preparavano a vendere i loro voti al prezzo piů alto possibile. Timošenko, come abbiamo detto, mirava al premierato e alla possibilitŕ di controllare alcuni dei ministri responsabili della sicurezza nazionale, mentre Moroz, secondo alcune voci, pensava di poter ottenere il posto di presidente del Parlamento.
    Tutti i giorni quindi si diffondeva una voce diversa: ora su “una grossa coalizione” tra la “Nostra Ucraina” e i “regionali”, ora su un’alleanza tra Yanukovi e Timošenko, ora su una proposta di ricreare “la coalizione arancione” dei socialisti sostenitori della Timošenko e dei “Nostra Ucraina”. Il tutto accompagnato da accuse di brogli, da dichiarazioni sulla possibilitŕ di un nuovo “majdan” e sulla “continuazione della rivoluzione” da parte della Timošenko, Vitrenko, Litvin, ecc. Insomma, un bluff generalizzato, aspettando che a qualcuno degli avversari cedessero i nervi. E pare che il primo a perdere l’autocontrollo sia stato Yušenko. Nella tarda serata del 5 aprile il consiglio politico del partito “Unione del popolo Nostra Ucraina” - presidente onorario del quale č appunto il Presidente Viktor Yušenko - ha deliberato a favore della creazione di una coalizione parlamentare di “forze democratiche” in base al programma denominato “10 passi incontro alla gente” (proposto dal Presidente della Repubblica).
    Yušenko ha peraltro cercato di limitare le ambizioni di Timošenko, senza garantirle il posto di premier. La “principessa arancione” ne č rimasta, naturalmente, poco entusiasta. La prospettiva della coalizione rimane comunque tuttora vaga, nonostante la marea di bei discorsi sulla necessitŕ di continuare a percorrere la strada della democrazia etc. Il “Partito delle regioni” intanto manda ai sostenitori di Yušenko dei cauti segnali; pare che il premierato non sia per loro indispensabile, si accontenterebbero delle cariche dei Ministri dell’Economia. Ma l’eventuale formazione della “grande coalizione” č ostacolata dalle condizioni che sono state poste dai sostenitori di Yušenko, tra le quali c’č l’abbandono da parte dei “regionali” dei loro slogan sulla federalizzazione dell’Ucraina, oltre che il conferimento al russo dello status di seconda lingua ufficiale. Ma č proprio su questi punti che i regionali avevano conquistato il loro elettorato. Ora ci si chiede se sia possibile che i rappresentanti del Partito delle regioni optino per un compromesso che li condanna allo stesso tempo alla morte politica.
    Inoltre chiunque salga alla poltrona (di premier) si troverŕ molto presto a dover affrontare un problema quasi irrisolvibile: il 1 luglio scadranno i termini dell’accordo firmato in seguito alla “guerra del gas” scoppiata in inverno. E qualsiasi inflazione in Ucraina manderŕ inevitabilmente a rotoli prima l’industria, e poi il governo.

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