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Numero 1(65)
I primi risultati del 2002

    E'ormai possibile costatare i primi risultati economici dell’anno scorso, relativi ai mercati finanziari. Nel 2002, la Banca Centrale ha aumentato le proprie riserve di 11 miliardi di dollari, con un incremento quasi uguale al 2001: ora le riserve stanno 47,7 miliardi di dollari. Va considerato, intanto, che la loro crescita sarebbe anche potuta essere più notevole, se nelle ultime settimane di dicembre la dirigenza della BC non avesse speso 500 milioni di dollari per assicurare la stabilità del rublo.
    C’è anche da notare che nel 2002 l’incremento delle riserve era stato dovuto non tanto agli alti prezzi del petrolio e alla bilancia commerciale, quanto al migliorato calcolo del movimento dei capitali. Il saldo dell’afflusso del capitale è migliorato, nel corso dell’anno, del 30% o di 5 miliardi di dollari, ciò che ha avuto luogo prevalentemente perché rimangono alti i tassi di crescita economica, con un conseguente aumento della domanda di prestiti stranieri. In particolare, dopo i primi tre trimestri del 2002, le aziende russe si sono fatte prestare dall’estero due volte di più, rispetto al periodo corrispondente del 2001. Ciò riflette anche il fatto che i tassi d’interesse internazionali si sono ridotti, sotto le pressioni della politica dei tassi d’interesse svolta negli USA, il che ha reso i prestiti internazionali più attraenti per le aziende russe, in particolare per quelle petrolchimiche.
    Per quanto riguarda la bilancia commerciale, il saldo positivo nel 2002 si è ridotto del 5,4% rispetto all’anno precedente, soprattutto per la crescita delle importazioni maggiore del previsto (da 54 miliardi di dollari nel 201 a 61 miliardi nel 2002, cioè del 13% rispetto all’anno precedente). Tale aumento delle importazioni si è dovuto alla riduzione della competitività dell’economia russa, cioè al rafforzamento (del 6%) del cambio effettivo del rublo. Malgrado gli alti prezzi del petrolio abbiano avuto un ruolo secondario di appoggio, anche le esportazioni del petrolio hanno contribuito in buona parte a far arrivare valuta estera nel Paese: nel 2002 la Russia ha estratto, cifra massima dal 1992, 379,6 milioni di tonnellate di petrolio.
    Non è una sorpresa che con una bilancia dei pagamenti così forte, il cambio del rublo sia rimasto alla fine di dicembre quasi invariato, ammontando a 31,78 rubli per dollaro. Da una parte, ciò dimostra la stabilità del mercato valutario e fa aumentare la fiducia del rublo. Ma dall’altra, la Russia comincia ad affrontare un nuovo problema: il grande afflusso di capitale comporta una riduzione del vantaggio competitivo dell’economia. In Russia si fanno già sentire i primi sintomi della sindrome del 1997, quando i prodotti russi non venivano richiesti, il che ha comportato un ristagno della produzione (va ricordato che nel 1997 i tassi di crescita erano stati solo dello 0,8%) e una crescita notevole di importazioni.

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