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Numero 1(65)
Bocciata la riforma del settore energetico

    Il mese di dicembre è stato una grande delusione per quegli azionisti della RAO EES che credevano nell’approvazione della riforma in seconda revisione. Le nubi si sono addensate sulla riforma una settimana prima del 18 dicembre, giorno in cui la Duma doveva discuterla per la seconda volta: secondo le informazioni rivelate dai media, la seconda revisione poteva essere rimandata. Un simile rimando sarebbe stato equivalente alla bocciatura del progetto legge, dato che, più si avvicinano le elezioni, meno è probabile che si trovi qualcuno che voglia parlare di un problema così delicato come la riforma del settore energetico. E’ possibile, quindi, pronosticare che la riforma, con una probabilità del 70%, non sarà approvata.
    La prima domanda che sorge, quando si pensa ai motivi per i quali la discussione del progetto legge è stata rimandata al 2003, riguarda il ruolo che potrebbe avere Vladimir Putin in questa scelta. Sebbene, apparentemente, lo “Edinstvo”, il gruppo pro presidenziale, fosse rimasto in disparte, mentre l’attacco contro il progetto legge è stato intrapreso dalle fazioni OVR, Narodny Deputat, Jabloko e KPRF (Partito comunista della FR), di fatto tale scelta poteva provenire solo dal Presidente stesso. Il fatto che Putin non si sia espresso neanche una volta in pubblico sulla riforma del settore energetico in generale e sul progetto legge in particolare, dimostra palesemente che il Presidente se ne trattiene coscientemente, non volendo occuparsi di questo progetto politicamente svantaggioso. Per quanto cambi in futuro il rapporto di forze nell’amministrazione del Presidente e nella Duma, dunque, è evidente che Anatoli Ciubais non potrà contare sull’appoggio pubblico della riforma da parte del Presidente.
    Secondo alcuni giornali, Putin non vorrebbe schierarsi a favore della riforma di Ciubais non solo perché l’argomento stesso sia politicamente svantaggioso, ma anche perché il Presidente avrebbe paura di essere condizionato dal comportamento del settore o di avere un nuovo avversario politico serio. Per quanto riguarda la prima considerazione, sembra poco rilevante: gli ingegneri elettrotecnici potranno staccare i debitori morosi dalle fonti di energia in futuro come lo fanno oggi. Tuttavia, all’esame delle situazioni relative alle eventuali disinserzioni partecipano sempre amministrazioni locali o rappresentanti del potere federale, cosicché, anche se la riforma sarà approvata, i lavoratori del settore energetico non saranno mai autorizzati a staccare la corrente ad intere città.
    Per quanto concerne la seconda ipotesi, cioè l’eventuale aumento dell’attività politica di Ciubais, essa appare assai realistica. E’ vero che tra i rischi inerenti alla riforma energetica c’è quello della privatizzazione degli attivi energetici, svolta a favore dei potenti della terra russa: questo pericolo è stato recentemente segnalato da Evgheni Jassin, che ha visto nella privatizzazione del gruppo Slavneft un esempio allarmante del metodo con cui possono essere divisi gli attivi energetici. Ma un cambiamento della situazione nel settore energetico rischia di comportare il mutamento del rapporto di forze in tutta la scena politica. E’ veramente probabile, anzitutto, il rafforzamento degli “oligarchi”, in seguito alla ridistribuzione degli attivi nel settore energetico: sono, infatti, i proprietari di grosse fabbriche di alluminio, di società petrolchimiche e di stabilimenti siderurgici ad essere i primi interessati ad avere il controllo sull’energia elettrica che costituisce, fra le spese di queste aziende, dal 10% al 30%. Proprio la distribuzione degli attivi fra gli esponenti del grosso business potrebbe fornire ad Anatoli Ciubais un capitale politico, qualora egli decidesse di continuare la sua carriera in modo puramente politico e partecipare alle elezioni presidenziali.
    Inoltre, il rafforzamento degli oligarchi comporterà automaticamente la riduzione del potere politico dei governatori regionali, che dipenderanno maggiormente dai nuovi padroni di attivi energetici. La liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica e l’eliminazione del sovvenzionamento incrociato, in effetti, faranno sì che il costo del riscaldamento e dell’energia elettrica potrà aumentare notevolmente. In questo modo, gli aspetti sociali, dai quali dipendono direttamente le posizioni di un governatore, saranno sacrificati agli obiettivi economici della riforma. Rendendosene conto, i governatori cercheranno di influire in qualche modo sull’esito della privatizzazione, il che darà alla dirigenza della RAO EES un peso politico maggiore. E’ ovvio che qualora si realizzi tale piano, Vladimir Putin potrebbe veramente avere in futuro un avversario politico importante.
    Una dilazione della riforma del settore energetico vuol dire che l’amministrazione presidenziale e il governo hanno intenzione di trovare una via d’uscita migliore dalla situazione venutasi a creare? Evidentemente, si lotta prevalentemente per poter controllare il processo della ristrutturazione della RAO, e ciò significa controllare la situazione politica in Russia. Se il Cremlino teme un consolidamento di forze politiche attorno al capo della RAO, l’accapparamento di azioni della RAO EES, in tal caso, diventerebbe una mossa logica, mirata ad sciogliere la risorsa politica concessa a Ciubais dalla ristrutturazione.
    Se quanto esposto sopra è vero, sarebbe giusto ipotizzare che la riforma del settore energetico sarà rinviata al 2005. Nel contempo, l’incetta delle azioni continuerà, il che significherebbe che Ciubais avrà possibilità sempre minori per influire sulla ristrutturazione dell’azienda. Per ora non si sa se ciò potrebbe impedirgli di rianimare la sua carriera politica. E’ ovvio, in ogni caso, che per gli elettori i rischi di una crescita rapida del costo dell’energia elettrica e del riscaldamento, a partire dal 2005, aumenteranno notevolmente.

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