Numero 16(80)
Una mostra per telefono
La mostra consisterà di due parti: ora sono esposti cinque album, a gennaio ne saranno mostrati altri cinque. In questo modo, saranno presentati dieci famosi personaggi di Kabakov.
Il titolo di ogni album include il nome del protagonista: “L’addobbatore Malyghin”, “Arkhipov, il guardone dalla finestra”, “Anna Petrovna vede un sogno”, ecc. Ognuno di essi potrebbe essere definito l’alter ego di Kabakov, ognuno dimostra un tipo determinato di deformità nella percezione del mondo esterno. I ritratti filosofici dei personaggi neurotici sono costruiti dei monologhi delle persone circostanti, delle frasi assurde o le più di routine, scritte con la stessa calligrafia anonima che usano gli stand burocratici piazzati negli enti di epoca sovietica. Sono integrati dai disegni realizzati nello stile della grafica sovietica relativa alla decorazione estetica.
L’effetto che vuole ottenere Kabakov è maggiore della creazione di un’antiutopia sovietica, anche se proprio questa parte della sua opera è maggiormente nota in Occidente. La visione dell’artista abbraccia problemi di una portata ben più ampia, relativi a tutta l’umanità. Kabakov mette in luce la struttura di quel linguaggio che descrive il mondo, e dietro gli elementi di questo linguaggio appare un vuoto assai spaventoso. E’ proprio questa sensazione sgradevole che è provata da uno spettatore attento, ha portato a Kabakov la fama di uno dei concettualisti più autorevoli del mondo.
E’ diventato famoso ancor prima di lasciare il Paese. Negli anni 70-80 del secolo scorso, il suo atelier è stato una specie di mecca per i pittori progrediti ed i critici d’arte occidentali. Vi si trovavano opere che tuttora compongono l’immagine di Kabakov per il pubblico russo: album ed installazioni, come “Un uomo partito per lo spazio” e “La spazzatura”. I connazionali peraltro dovrebbero ricordare anche la grafica libraria, che dava a Ilia Iossifovich i mezzi di sostentamento, e la mitica rivista per ragazzi “Murzilka”, in cui hanno lavorato molti pittori undeground.
Sono peraltro ormai trascorsi quattordici anni da quando Kabakov ha lasciato la Russia, e quelle cose che sta facendo, viaggiando per il mondo, sono un po’ diverse. Ora è famoso da tutte le parti come inventore dell’”installazione totale”, cioè di un’opera che abbraccia tutto lo spazio di una mostra: le pareti ed il loro colore, i mobili, l’illuminazione, la struttura stessa dello spazio. Kabakov calcola quale sara’ la reazione del pubblico e vuole controllarla completamente.
Continua ad utilizzare il tema sovietico, e la cosa stranamente funziona ancora: il mito sovietico continua ad essere qualcosa di esotico per il pubblico occidentale. Kabakov può avere mille motivi per evitare un rientro anche solo molto breve in patria, ma una cosa è chiara: qui tale argomento è ormai venuto a noia a tutti. Lo stesso Kabakov è diventato quasi un mito per i russi. Da quando è partito (cioè dal 1989) al 2003, in Russia si e’ svolta l’unica sua mostra. Va riconosciuto che “il pittore russo N1” è poco conosciuto dai connazionali. Qui, però, gli ammiratori della sua opera sono i più fedeli, e sono stati, in parte proprio loro a far sì che l’importanza del pittore fosse gonfiato fino a dimensioni mitiche.
Prima o poi la mostra di Ilia Kabakov nella Galleria Tretiakov doveva essere allestita. La patria non poteva trascurare l’artista che già da quattordici anni domina diversi musei e graduatorie artistiche internazionali, e poi, ha qui in Russia il suo “fan-club” dei fedelissimi. Tale mostra era destinata a diventare un evento di spicco. E lo è diventata.
Non era difficile presagire la mostra nella Galleria Tretiakov e la vasta risonanza che essa avrebbe avuto, ma era veramente difficile attendersi che Kabakov allestisse la mostra per telefono, e che fossero esposte le copie a facsimile degli album dell’artista. Tant’è vero che le ultime vicende suggerivano tale previsione. L’anniversario settantenne del “pittore russo N1” è stato festeggiato alla fine del settembre scorso. Mosca ha proposto al pubblico due mostre: il Centro statale dell’arte moderna ha preparato l’esposizione “Estratti scelti”, mentre la Casa della foto di Mosca ha presentato “Documenti in foto e video della vita e dell’opera”.
La prima mostra presentava dei pezzi del patrimonio artistico di Kabakov, conservato qui, nelle collezioni di Mosca. La povertà sorprendente dell’esposizione si compensava con i discorsi patetici sull’importanza artistica di Kabakov. Gli auguri, pur sinceri, sono stati fatti in assenza del maestro. Nella Casa della fotografia è stata presentata solo una specie di fotoromanzo: Kabakov nel suo atelier, Kabakov a New York, Kabakov con Jean Tinguely, ecc.
In quel momento, la galleria Tretiakov, rispondendo alla legittima domanda se sarà allestita una mostra presso il più grande museo di Mosca, ha comunicato che al maestro residente a New York si proponeva di fare una mostra, ma lui avrebbe chiesto certe scuse ufficiali, magari per non essere stato riconosciuto nel passato, e, non avendo ricevuto tali scuse, era rimasto a festeggiare l’anniversario nell’altro emisfero.
Ma ora, dopo che sono passati due mesi, la mostra alla Galleria Tretiakov comunque viene effettuata. E’ stata preparata dal reparto delle tendenze nuovissime, capeggiato da Andrej Erofeev, la cui collezione privata è entrata poco fa a far parte dei depositi della Galleria. Anche le opere di Kabakov presenti alla mostra appartenevano un po’ di tempo fa allo stesso Erofeev. Le copie facsimile degli album, le aveva ricevute da Kabakov ancor prima che questo fosse partito dall’URSS.
L’allestimento dell’esposizione è stato veramente fatto dall’artista per telefono, e spedito via fax, in forma di disegni. Tale processo creativo a distanza appare non meno assurdo dei testi degli album di Kabakov. L’artista che tuttora primeggia tra gli avanguardisti, è presentato con i vecchi album che pretendono di essere definiti classici della scuola concettualista di Mosca, una specie di crestomazia per i connazionali. Ma, per qualche motivo, in copie. E poi, lo stesso maestro non è venuto, come se non volesse dissipare il mito che su di lui si e’ creato.
Galleria Tretiakov in Krymskij val. Prima parte, fino al 18 gennaio, seconda parte, dal 27 gennaio al 29 febbraio.
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