Numero 3(48)
Il governo in preda al pessimismo
Presentando la previsione macroeconomica per il 2002 alla riunione del governo, la squadra di German Gref è stata assai cauta nei giudizi.
I rappresentanti del governo hanno annunciato che la crescita del PIL più lenta del previsto (il 5%), è dovuta a un’infelice combinazione di alcuni fattori esterni ed interni. Si tratta, anzitutto, del rallentamento dell’economia statunitense dopo gli atti terroristici dell’11 settembre, che ha fatto cadere i prezzi del petrolio, il che, a sua volta, ha avuto un effetto negativo sull’economia russa. In seguito alla riduzione dei proventi d’esportazione, i tassi di crescita del PIL sono risultati più bassi di quelli attesi di 1%, mentre la produzione industriale l’anno passato è aumentata solo del 4,9%. Il secondo fattore di rallentamento dell’economia l’anno scorso è stato anche il rafforzamento reale del rublo. Negli anni 1999-2001 il rafforzamento effettivo del rublo è stato il 50%. In altre parole, il corso di cambio reale ora costituisce circa il 75% del livello del 1997, quando i produttori russi erano evidentemente dalla bassa concorrenza dei prezzi. Gli indizi dell’indebolimento delle posizioni delle merci russe sono ormai visibili ad occhio nudo: nel 2001 le importazioni sono aumentate del 18%, e ora i prodotti importati costituiscono circa il 41% della domanda finale di beni di consumo. Il terzo fattore allarmante è stata una rapida crescita di spese per i produttori. L’aumento degli stipendi e delle tariffe ha comportato una riduzione degli utili in tutti i settori, dato che la retribuzione aumentava più velocemente della produttività del lavoro.
Il rallentamento della crescita degli investimenti e il ristagno del livello dei redditi reali nel 4 trimestre del 2001 hanno costretto il governo ad essere prudente nel pronosticare i valori del 2002. Gli esperti del Ministero per lo sviluppo economico ed il commercio hanno modificato le loro previsioni relative alla crescita del PIL per il 2002: mentre la più pessimistica delle ipotesi precedenti prevedeva una crescita del PIL del 3,5%, ora il governo non esclude anche il 3,1%.
Nel contempo, gli scenari dello sviluppo della situazione economica presentati al governo per quest’anno variano solo a seconda dei prezzi del petrolio, il che suscita una certa perplessità. Malgrado che l’economia russa continui a dipendere notevolmente dai prezzi del petrolio, nel 2002 sarà l’inflazione a rivestire il ruolo di fattore chiave. Purtroppo, in tutti e tre i pronostici del Ministero per lo sviluppo economico, l’inflazione rimane invariata alla quota del 12-14%, il che evidentemente dimostra la riluttanza del governo a discutere questo problema complicato. Nel contempo, le previsioni del governo appaiono già adesso assai discutibili.
In primo luogo, tenendo conto della crescita dei prezzi in gennaio (del 3,1%), è possibile presumere che il 12%-14% atteso dal governo sia troppo ottimistico. Considerato che la pressione inflazionistica si è rinnovata già prima dell’aumento delle tariffe del gas e dell’energia elettrica (programmati, rispettivamente, per il primo di febbraio ed il primo di marzo dell’anno corrente), dopo il primo trimestre l’inflazione ammonterà, come minimo, al 7%. Anche tenendo presente l’eventuale deflazione in agosto e in settembre, la crescita dei prezzi nell’anno ammonterà almeno al 15%-17%.
In secondo luogo, mentre il Ministero per lo sviluppo economico ha intenzione di lottare con l’inflazione principalmente per mezzo della politica budgetaria e monetaria, il motivo più importante dell’accelerazione dell’inflazione, come prima, è l’incremento delle tariffe nelle regioni. Così, a gennaio, le tariffe per i servizi di telecomunicazioni sono state aumentate del 18%, cioè pressappoco della stessa percentuale che era stata raggiunta nell’intero anno 2001. Sono cresciuti a ritmi accelerati (rispetto al valore medio relativo al campo dei servizi) anche le tariffe per i servizi comunali. I prezzi dei prodotti alimentari e non alimentari in gennaio sono cresciuti più lentamente che un anno fa, il che dimostra che i fattori monetari non spronano più così fortemente l’inflazione. Considerata la riduzione del saldo della bilancia commerciale (rispetto all’anno scorso), l’inflazione monetaria nel 2002 non sarà alta.
Tutto fa pensare che il governo stia affrontando una scelta difficile: la disponibilità di continuare l’aumento delle tariffe è la condizione più importante, che possa permettere di ridurre le spese dei “monopoli naturali” e di aumentare l’efficienza della loro attività. I dati apportati nella seconda tabella dimostrano che la pressione inflazionistica è prevalentemente dovuta all’aumento delle tariffe per i servizi comunali, ritenuto una condizione importantissima per l’eliminazione del “sovvenzionamento incrociato”.
D’altra parte, sul piano a breve termine, la crescita accelerata delle tariffe comporterà una rapida scomparsa di quei vantaggi, nella concorrenza dei prezzi, che sono stati ottenuti dai produttori nazionali dopo la svalutazione del rublo del 1998. Il ristagno dei ritmi di crescita del PIL nel quarto trimestre del 2001 e il veloce aumento delle importazioni possono significare che esista il rischio di un rallentamento dell’economia russa nell’anno corrente.
C’è un altro fattore che può costringere il governo ad abbandonare i programmi originali relativi all’aumento delle tariffe. E’ evidente che già fra alcuni mesi inizierà una progressiva preparazione alle elezioni nella Duma del 2003 e alle elezioni presidenziali del 2004. In questo modo, l’élite politica presterà maggiore attenzione all’aumento dei redditi reali della popolazione, e quindi l’inflazione diventerà indesiderabile.
Visto che la pressione inflazionistica viene anzitutto dalle regioni (in particolare, in seguito all’aumento delle tariffe dei servizi comunali), uno dei pochi meccanismi che possa permettere al governo di controllare i prezzi sarà quello della limitazione della crescita delle tariffe a livello federale, in particolare del gas. Il vice ministro per lo sviluppo economico, Arkadij Dvorkovich ha già detto che l’esecutivo non ritiene possibile aumentare le tariffe nel secondo semestre dell’anno. Dato che i diretti interessati in questo caso sono la Gazprom e la Commissione federale energetica, notiamo che la crescita dei prezzi del gas potrebbe comunque avverarsi, ma in un caso solo: se i prezzi del petrolio sul mercato interno rimarranno bassi. In questo modo, nei prossimi mesi bisogna seguire attentamente l’attività delle società petrolchimiche: se le esportazioni aumenteranno, l’offerta di petrolio all’interno del Paese si ridurrà, i prezzi cresceranno, e allora alla Gazprom sarà sicuramente negata l’aumento delle tariffe.
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