Espresso
Q U I N D I C I N A L E   D I   I N F O R M A Z I O N E
Russian
Home Giornale Archivio Redazione Pubblicità Dove siamo
 
Numero 5(85)
ANALISI INDIPENDENTE

    Il quadro di benessere e prosperita’ dell’attivita’ russa e’ stato completamente rovinato dall’atttentato terroristico in Cecenia, in seguito al quale sono periti il Presidente della Cecenia e il presidente del Consiglio di Stato, e sono stati feriti gravemente una serie di importanti funzionari a capo delle armate russe. La serenita’ e’ completamente svanita. Il Presidente e’ pallido come uno straccio, sul volto del facente funzione del Primo Ministro della Cecenia compare l’ombra e dello spavento, e della comprensione degli oneri che gli si rovesciano inevitabilmente sulle spalle.
    Putin vola a Grozni. Guarda dall’elicottero la citta’ sconvolta dalla guerra decennale, ed osserva che e’ terribilmente danneggiata. Non c’e’ da meravigliarsi, i bombardamenti, i campi minati, e soprattutto le azioni militari hanno prodotto il loro risultato; della vecchia citta’ nemmeno il ricordo. E’ necessario rafforzare l’opera di ricostruzione, stanziare piu’ fondi. E’ giusto, il primo dovere del Presidente e’ verso la gente. Per la Repubblica Cecena vengono regolarmente detratte dal bilancio sovvenzioni maggiori che per qualsiasi altra regione della Russia. Ma, aime’, la ricostruzione dell’economia locale in tempo di guerra e’ progetto irrealizzabile, e il denaro scivola via come sabbia chissa’ dove. O meglio, concretamente, nelle tasche senza fondo di qualcuno. A giudicare da tutto, sembra sia in arrivo un altro stanziamento, e le persone di competenza preparano le tasche.
    Cosa dovrebbe fare la Russia con la Cecenia? In effetti si tratta della questione piu’ irrisolvibile per il Governo. Torniamo alla scelta di Putin. Puntando su Kadyrov, ha compiuto un passo audace. Ripetere un nuovo e parimenti audace passo e’ ora molto piu’ difficile che nel ’99. Non e’ piu’ possibile avere la liberta’ che aveva Kadyrov. Riaprire il dialogo con l’opposizione per il Cremlino non e’ ammissibile, tutti i ponti son tagliati. Trovare un sostituto a Kadyrov in Cecenia o fuori dai suoi confini e’ un compito arduo, per via della politica del Cremlino, che ha ricacciato “al loro posto” tutte le figure minimamente significative. Certo, sarebbe auspicabile ripetere le gesta di Michail Caakashvili in Abkhasia, ma l’eta’ non e’ quella, e neanche il carisma e’ lo stesso, e il paese non e’ cosi’ attivo. In Russia il popolo non lo spingi in piazza.
    Il secondo grande evento in Russia e’ la riforma amministrativa. La prima parte prevede la riforma dell’apparato. Nonostante la drastica riduzione della quantita’ dei ministri, il numero dei direttori dei dipartimenti, delle agenzie e delle commissioni aumenta sensibilmente. Si preparano anche riduzioni dell’apparato della Duma di Stato, del Consiglio della Federazione, dell’amministrazione del Presidente, tuttavia, nonostante cio’ la quantita’ di funzionari in Russia aumenta. Aumenta decisamente anche lo stipendio, adesso il funzionario non guadagna piu’ “tre rubli”, e quindi pare che le mazzette diminuiscano, anche se ne aumenta la consistenza. In questo senso la Russia si avvicina ad una societa’ progredita.
    Il secondo aspetto della riforma riguarda la riduzione delle regioni. L’unificazione della zona di Perm’ ha avuto successo e si e’ svolta pacificamente, in questo caso era logica per il bene dei cittadini e del paese, ma una politica di unificazione delle regioni energica, che faccia di tutte le erbe un fascio puo’ portare a dei tristi risultati politici ed economici. E’ possibile che sia necessario cambiare la situazione, ma scientemente, e non dimenticandosi delle esperienze storiche mondiali, della particolarita’ russa e di ulteriori prospettive. Certo la riforma amministrativa non e’ cominciata cosi’ a caso; cardine ne e’ la messa a punto di un meccanismo efficace di rinnovamento delle elite regionali. Il processo e’ solo all’inizio, ma senza dubbio e’ partito con slancio. Il primo della lista era il governatore di Saratov Ajackov, ma ci sono anche Luzhkov, e Stroev, e molti altri. A parte resta il problema delle regioni nazionali, ma evidentemente attraverso l’unificazione si tentera’ di risolvere anche quello. Ed a proposito, la volonta’ di ridurre drasticamente le regioni conferma ancora una volta un deficit di quadri, di buoni amministratori. Oltre a cio’ nelle regioni mireranno al potere soprattutto personalita’ del parlamento, il quale perde il proprio peso politico. In quanto la liberta’ politica, e la liberta’ di manovra sono estremamente ridotte, e la tendenza alla limitazione dell’autonomia minaccia continuamente un annullamento dell’immunita’ parlamentare, al deputato non rimane altra via che il rafforzamento della propria posizione regionale. Vero e’ che in controtendenza c’e’ la volonta’ di eleggere la Duma tramite le liste di partito. L’idea di una tale regolamentarizzazione delle elezioni potrebbe portare fino all’80% i deputati in Parlamento rappresentanti solo Mosca o Pietroburgo. Con cio’ l’allontanamento del potere centrale dalle regioni puo’ portare a conseguenze gia’ descritte dai libri di storia. Proprio queste tendenze dominavano in Russia all’inizio del XX secolo. Di revival, ci auguriamo che nessuno ne voglia, sia in Russia che nel Mondo.
G. Amnuel
Direttore esecutivo della libera Associazione
“Dialogo Internazionale”

in alto <<  ARTICOLO PRECEDENTE      ARTICOLO SEGUENTE  >> in alto
ALTRI ARTICOLI DELLA RUBRICA "POLITICA"
Cecenia decapitata nel Giorno della vittoria ¦  Berlusconi al Cremlino ¦  Un regalo ai funzionari o un rimedio contro la corruzione? ¦  Un’altra “rivoluzione delle rose” ¦  Il caso di Galdetskij ¦  YUKOS: lo scenario diventa più chiaro ¦  La lettera di Berezovskij – lo zar buono e quello cattivo
Rambler's Top100    Rambler's Top100