Numero 7(87)
Settore bancario: come devono comportarsi i contribuenti?
Solo un mese fa a tutti pareva che i problemi avuti dalla Sodbiznesbank e dalla Kredittrast fossero un caso particolare, che non avrebbe avuto un effetto notevole sul settore bancario in genere. Oggi invece è lecito affermare con certezza che non è così.
Le informazioni che vengono fuori di tanto in tanto sui problemi dei pagamenti nelle banche Dialog-Optim e Kombank Sberezhenij segnalano un’ ulteriore estensione della crisi di liquidità che tocca ormai direttamente l’interesse dei contribuenti privati, dei clienti corporate e delle stesse banche. Le questioni sui motivi e la profondità della crisi, sulle probabili mosse della Banca Centrale e gli scenari di sviluppo della situazione diventano pertanto di primaria importanza.
Da dove nasce la crisi bancaria?
Andando indietro nel tempo di un mese, si vede che a dare inizio alla crisi di fiducia nel mercato interbancario sono state le informazioni sulla revoca della licenza alla Sodbiznesbank e all’introduzione provvisoria dell’amministrazione esterna presso la stessa. Poco dopo seguì la decisione sull’autoliquidazione della banca Kredittrast, la quale si dice essere affiliata alla Sodbiznesbank. I problemi avuti dalle banche così grandi (la Sodbiznesbank alla fine del primo trimestre 2004 è stata 109-ma in Russia come entità degli attivi, e la Kredittrast 67-ma), hanno indotto molte grandi banche ad azzerare il limite di finanziamento per le banche più piccole, ed a ridurre le operazioni con le stesse sul mercato interbancario.
Ora permettiamoci una breve parentesi sualla struttura del mercato interbancario in Russia. Tradizionalmente, e fino agli ultimi tempi, è stato sempre diviso in due grandi segmenti: le banche del primo gruppo erano quelle più grandi, che fanno parte delle prime 20 o 30 del paese come entità degli attivi, mentre quelle del secondo gruppo erano tutte le rimanenti. Le banche grandi lavoravano con le banche del secondo gruppo in base a contratti di pegno, oppure limitavano strettamente i limiti di finanziamento ad esse destinato. Quanto alle stesse grandi banche, a parte la possibilità di finanziarsi l’ una con l’altra, possono di solito anche accedere ai mercati internazionali, il che le rende assai meno vulnerabili rispetto ai problemi della liquidità. La crisi di fiducia nel mercato interbancario ha pertanto avuto un effetto negativo soprattutto sulla condizione delle banche che non fanno parte del novero di quelle più grandi.
Qui va detta qualche altra parola sui motivi fondamentali della crisi. La situazione connessa alla crisi di fiducia è stata resa più complessa anche dal fatto che la liquidità complessiva del settore bancario ultimamente si andava riducendo. Da marzo il volume dei depositi bancari presso la Banca Centrale, cioè dei capitali liberi a disposizione delle banche, è calato bruscamente: da $ 6,7 miliardi fino a $ 1,7 miliardi. Si è ridotto anche il totale dei depositi sui conti presso la Banca Centrale (da $ 8,2 miliardi a $ 6,4 miliardi alla fine di maggio). In genere, negli ultimi tre mesi, il totale dei fondi sui conti delle banche si è ridotto di $ 7 miliardi.
Tale riduzione è stata dovuta al deflusso dei capitali, iniziatosi in febbraio-marzo, dovuto all’aspettativa di un aumento dei tassi d’interesse sui mercati finanziari internazionali, nel momento in cui il costo delle risorse monetarie sul mercato russo ha raggiunto il livello minimo. In seguito al deflusso dei capitali, le riserve della Banca Centrale si sono fissate su di una quota che superava di poco gli 80 miliardi di USD, un fattore che ha creato un ostacolo per l’aumento della liquidità nel mercato interno.
In tal modo, in seguito alla riduzione generale della liquidità nel settore bancario, e tenendo conto dei problemi che avevano la Sodbiznesbank e la Kredittrast, molte banche hanno deciso di sospendere o di chiudere i limiti di finanziamento per gli altri partecipanti al mercato interbancario.
Le mosse della Banca Centrale
Della necessità di fare pulizia nel settore bancario si parla ormai da qualche anno. Secondo stime ricorrenti, dal 15% al 20% dei capitali delle banche russe derivano da schemi fittizi che devono essere individuati ed eliminati. Nonostante che già un anno fa fosse stato approvato un decreto che consentiva alla Banca Centrale di costringere le banche in sospetto di macchinazioni a portare il loro capitale ad un’entità reale, fino agli ultimi tempi non si è fatto niente per mettere in pratica questa delibera. La mossa con a Sodbiznesbank è infatti la prima dimostrazione del fatto che la Banca Centrale abbia deciso di impegnarsi sul serio su questo problema, anche se la riduzione della liquidità nel settore bancario rende tale missione pericolosa per la stabilità di tutte le banche. Ma purtroppo la Banca Centrale non ha alternative, e quindi prossimamente molte banche dovranno subire controlli che possono finire male per alcune di esse.
Il fallimento delle banche piccole e medie, alla vigilia dell’introduzione del sistema di assicurazione dei depositi, non dovrebbe essere percepito come qualcosa di sorprendente. Come minimo, metà delle 1300 banche operanti oggi dovranno fallire, con bancarotte coercitive, o fondersi con altre banche. Secondo un’opinione comunemente accettata, la “decimazione” del settore bancario dovrebbe comportare la riduzione del numero delle banche impegnate in qualche modo nel riciclaggio dei soldi, e in altri tipi di attività illegale, il che alla fine dovrebbe avere un effetto positivo sul comparto bancario (il mercato interbancario, abbastanza piccolo, praticamente non si accorgerà della riduzione del numero delle banche). Va ricordato che le banche intenzionate a partecipare all’assicurazione dei depositi devono presentare la relativa domanda alla Banca Centrale entro il 27 giugno, e che si avra’ il diritto di continuare a lavorare con le persone fisiche solo dopo aver superato i controlli della Banca Centrale. Se durante i controlli saranno verificate irregolarità nell’attività di una banca, essa dovrà risanare i suoi bilanci o chiudere. Per ora le domande di partecipazione all’assicurazione dei depositi sono state presentate da 250 banche.
Quindi, anche se l’inizio dei controlli presso le banche è stato giustificato, ed anzi era atteso da molti partecipanti al mercato, alcuni fattori hanno fatto sì che le mosse della Banca Centrale abbiano provocato una crisi di fiducia. Il primo dei fattori è l’incapacità dimostrata dalla Banca Centrale a gestire la situazione della Sodbiznesbank, lasciata da sola per una settimana perché l’amministrazione provvisoria esterna non è riuscita ad accedere al suo posto lavoro. E poi, la Banca Centrale si è limitata inizialmente a fare dichiarazioni pubbliche sulla mancanza di motivi di crisi, senza peraltro risolvere il problema stesso della liquidità. Solo l’11 giugno è stato deliberato di ridurre il fondo di riserva obbligatorio, il che ha permesso di aumentare la liquidità bancaria di quasi 2 miliardi di dollari.
Prossimamente, la Banca Centrale continuerà ad aumentare la liquidità nel sistema bancario, accumulando le sue riserve ed emettendo rubli, nonché rifinanziando le banche in modo attivo, su pegno dei titoli. Ma queste mosse non potranno dare una mano alle banche che hanno già cominciato a perdere clienti e fra poco possono rifiutare di fare fronte ai propri impegni per mancanza di soldi. La Banca Centrale pertanto ora deve preparare un programma di atti da effettuare qualora il numero di banche bancarottate dovesse aumentare bruscamente nei prossimi tempi, visto che tale prospettiva è assai probabile.
Scenari possibili
Nella comunità bancaria esiste un’ipotesi assai pragmatica e forse anche un poco cinica, su quanto sta succedendo nel sistema bancario. Secondo quest’ipotesi, ad essere interessata alla bancarotta di numerose banche sarebbe stata la stessa Banca Centrale, ed ecco perché: il fatto è che la legge sull’assicurazione dei depositi presume lo svolgimento di un grosso lavoro mirato all’ esame delle banche, ma la Banca Centrale semplicemente non ha le risorse necessarie per farlo. Inoltre, deliberando di permettere ad una banca di entrare nel sistema dell’assicurazione, la Banca Centrale capita in una situazione delicata: autorizzando tale partecipazione, si assume la responsabilità sulla sorte ulteriore della banca: se cioè la banca fallisce, ne sarà colpevole anche la Banca Centrale (come mai ha permesso ad una banca così di entrare nel sistema?); se invece ad una banca non verrà data l’autorizzazione di aderire al sistema di assicurazione dei depositi, può sorgere una domanda se è giusto permettere che la banca continui ad avere la licenza di attività bancaria: se infatti la banca non è abbastanza affidabile, come farà a lavorare con i clienti corporate ? Non sarebbe forse meglio farla fallire e basta? Quand’è così, la crisi bancaria è veramente vantaggiosa per la Banca Centrale: il lavoro di controllo e il numero di banche diminuisce. Secondo alcune stime, da 200 a 500 banche usano diversi schemi fittizi o sommersi nelle loro operazioni, il che significa che potenzialmente di 1300 banche fra poco possono rimanerne operanti solo 800-1000, e poi ancora meno.
Tale scenario, cioè una riduzione notevole del numero delle banche, sembra il più probabile sviluppo delle vicende nei prossimi tempi. L’essenziale è che ciò non provochi un panico di massa tra i clienti delle banche e non comporti, da parte loro, un ritiro dei depositi e la chiusura dei conti. Se invece tale trend dovesse delinearsi, anche per le banche grandi sarà difficile contrastare un deflusso di clienti e mantenere la solvibilità.
Non è da escludere, poi, che ora la Banca Centrale si conceda una pausa ,e non continui una campagna attiva mirata al risanamento del settore bancario. In tal caso la situazione si calmerà in alcune prossime settimane o in un mese, ma fra un certo periodo inizierà un nuovo round di fallimenti.
Ma i contribuenti che cosa devono fare?
Un comportamento più sicuro in tale situazione dovrebbe prevedere la chiusura dei conti presso le banche piccole e medie, se si hanno dubbi circa la loro solvibilità, e il trasferimento dei soldi verso le banche pubbliche, come la Sberbank e la Vneshtorgbank. Nonostante che i tassi d’interesse sui depositi in queste banche siano molto più bassi rispetto alle banche private, oscillando fra il 5% ed il 7% in rubli, si può affermare con certezza che i contribuenti non si metteranno a scappare dalle banche pubbliche, le quali poi non avranno sicuramente problemi di liquidità.
Un investimento altrettanto sicuro, ma ancor meno redditizio, è quello di aprire un deposito presso banche estere che pagano circa il 2% o il 3% su depositi annui in rubli.
E’ possibile, certamente, trasferire i risparmi da piccole banche private verso quelle più grandi, come l’Alfa-bank o la Banca di Mosca, che pagano il 9%-il 10% all’anno su depositi in rubli. Ma questa soluzione va bene per gli uomini dai nervi forti: le voci di una crisi bancaria ritorneranno ancora più di una volta, ed è difficile prevedere come si comporteranno i clienti delle banche grandi: chissà se non si diano al panico, mettendosi anche loro in fila per ritirare i proprii depositi: è una prova forse troppo dura per chi ha i nervi deboli.
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