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Numero 2(94)
Aerei... e poi tutto il resto
Nell’”Aviatore” Leonardo di Caprio miliardario con la passione
per gli aerei: genio e follia il nuovo leit-motiv di Hollywood?


    Nel mestiere dell’attore, forse, la cosa più difficile è far la parte di un imbecille oppure di un genio con qualche problema mentale. Prima Hollywood produceva molti film su gente fallita, ottenendo grande successo (basta ricordare quello strepitoso del film “Nine yards”, in cui Matthew Parie fa la parte di un marito tradito dalla moglie e il cui vicino di casa è un ex serial killer; di un uomo che vuole vivere, ma che è ostacolato in tal senso da tutto ciò che lo circonda).
    Oggi invece sembra arrivato il momento di girare i film sui geni pazzi. Non serve infatti cercarli chissà dove. Esistono parecchi uomini del genere, e spesso il talento e la follia diventano quasi sinonimi.
    Prima è comparso sugli schermi “A beautiful Mind”, su uno scienziato schizzofrenico che alla fine della sua vita ottiene un premio Nobel, e... il film è stato accolto con entusiasmo sia dal pubblico che dai critici cinematografici. Ora tocca all’”Aviatore”, che parla dell’”oligarca” Howard Hughes: il film è stato presentato per la ricorrenza del suo centenario.
    A 17 anni il futuro miliardario rimane orfano e si mette a pensare al proprio futuro. Combina alcuni grossi affari che gli fruttano i primi milioni. Più tardi diventa regista cinematografico, e solo grazie a lui il mondo conosce nomi come quelli di Gene Harlow, Pola Mini, Jane Russell. Con molte attrici ha delle relazioni, ma il suo vero amore è l’aereo... Hughes era veramente appassionato dell’aviazione, che era tutta la sua vita e la sua “amante” N1. Ecco cosa dice Martin Scorsese, il regista dell’“Aviatore” sull’uomo la cui vita ha cercato di riprodurre sullo schermo: “Howard Hughes era pieno di contraddizioni. Era il primo miliardario americano, quindi un capitalista, ovvero un anticomunista. Usava i soldi come un’arma. Ma un tale approccio nasconde grandi pericoli. Lui, come il re Mida del mito greco, trasformava in oro tutto ciò che toccava, ma come lo stesso re, per il suo orgoglio, egoismo, a volte diventava nemico di sé stesso. Riceveva migliaia di lettere, nelle quali gli veniva chiesto di diventare Presidente d’America. Ma lui rimaneva uno stravagante, si nascondeva nel deserto, celava a tutti i suoi film. Mi interessava l’inizio della vita di Hughes. In particolare, volevo ricordare alla gente quanto fosse stato importante il suo contributo nell’aviazione. Una grande persona, che eppure stava nuda nella sala cinematografica privata a guardare i film da lui stesso girati, non si lavava per alcuni mesi e pisciava nelle bottiglie. Come ciascuno di noi, aveva qualcosa di buono e qualcosa di brutto, un lato della propria personalità comprensibile e un lato bizzarro. Ma è chiaro che Howard Hughes è stato un genio”. Il film è venuto... come dire? Così così. L’unica cosa che coinvolge davvero, anzi alza l’adrenalina, concerne le scene del volo, alle quali il regista sembra aver dato tutta l’anima. Quando Leonardo di Caprio – il quale, a proposito, è stato non solo un attore, ma anche il produttore della pellicola – cioè Howard Hughes si innalza verso il cielo, il pubblico prova insieme a lui tutte le emozioni che dà il volare a tutta velocità. Comunque non sono solo le belle immagini e i momenti intensi a fare questo effetto, ma anche gli occhi di Howard, brillanti e pieni di felicità.
    Sulle prime, avevano offerto la parte di Hughes Jim Carry, ma i registi probabilmente poi hanno temuto che le scene della pazzia di Hughes, in cui lui continua a ripetere: “Disegni, dove sono i miei disegni?...”, oppure: “Latte, dov’è il mio latte?”, sarebbero state interpretate da Carry in una maniera che avrebbe costretto il pubblico a piangere... dalle risa. E i registi non si sono sbagliati, avendo preferito Leonardo di Caprio. Anzi, il film non varrebbe un’acca senza la sua recitazione. È chiaro ormai che di Caprio si è lasciato alle spalle il ruolo del giovanotto simpaticone del “Titanic” e del “Romeo e Giulietta”. Di Caprio assomigia fisicamente ad Howard Hughes. L’attore recita la parte di un pazzo, ma in una maniera che non ingenera nel pubblico disgusto o ilarità, bensì compassione nei confronti del poveretto. Due espisodi sono stupendi. Il primo ritrae Howard in preda alla follia, nella sala proiezioni presso il suo studio, nudo nella sua poltrona, con alcune bottiglie di latte (Howard Hughes non ha mai bevuto alcolici, ma solo latte, e quando le bottiglie si svuotavano, lui ci orinava dentro). Uscito da questa sala, tutto sporco, con le unghie lunghe, si reca direttamente in tribunale e riesce addirittura a vincere una causa, ancora lontano dall’essere capace di ragionare. Il regista diceva perfino che Leonardo è veramente invecchiato e diventato schizzofrenico durante le riprese del film, sebbene lo stesso attore abbia affermato in un’intervista: “La tragedia di Howard viene dal fatto che lui non aveva nessun principio morale, e che non aveva avuto vicino nessuno che gli potesse dire la verità e gli desse una strigliata per il suo comportamento. Quanto a me, non diventerò mai anacoreta come Hughes. Posso anche subire tutte le noie derivanti dalla mia popolarità, ma nel mondo pazzo dello spettacolo l’essenziale è non perdere il contatto con la realtà”.
    È splendido anche l’episodio finale del film, in cui finalmente decolla l’”Ercole” di Hughes. Proprio per ottenere il permesso di far volare l’“Ercole” ha combattuto in tribunale, ma tutto sommato anche per tutta la sua vita. Negli occhi di Howard (o di Leonardo di Caprio) prima s’accende il dubbio, dopo la gioia, e dopo ancora, la soddisfazione completa. Nonostante la regia e la recitazione degli altri attori siano mediocri, vale la pena di vedere il film almeno per sapere quanto grande era Howard Hughes e quanto bravo sia diventato Leonardo di Caprio.

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