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Numero 3(94)
Le priorità economiche sono indicate, ma i mezzi non sono chiari

    In attesa del discorso rivolto dal Presidente della Russia all’Assemblea Federale, molti analisti si domandavano se Vladimir Putin avrebbe reso di dominio pubblico i programmi delle riforme economiche per i prossimi anni e, se sì, quali sarebbero state le priorità di tale politica economica.
    Dopo il discorso del Presidente, gli obiettivi sono diventati chiari, ma tuttora si capisce poco quali saranno i mezzi tramite i quali verranno conseguiti.
    Va rilevato subito che una nota positiva del discorso presidenziale è stata quella relativa alle responsabilità della burocrazia per il clima d’investimenti nel Paese. Negli anni precedenti il Presidente aveva sottolineato come queste responsabilità fossero da attribuire principalmente all’imprenditoria. In particolare, il caso della Yukos non ha fatto che mettere in risalto le responsabilità del business: il leitmotiv delle pretese nei confronti dell’imprenditoria spesso si riduceva all’ipotesi che la corruzione derivasse dalla volontà dei privati di usare le proprie risorse finanziarie a scopi poco etici. Nel discorso rivolto all’Assemblea Federale nel 2005, il Presidente di fatto voltato una pagina della storia: d’ora in poi, il Governo dovrà assumersi responsabilità uguali a quelle degli imprenditori, per provvedere alla creazione di un clima d’investimenti attraente.
    Oltre alla necessità di responsabilizzare la burocrazia in tal senso, un altro obiettivo evidente menzionato dal Presidente, è il miglioramento della condizione economica delle fasce più povere della popolazione. Tenendo conto del fatto che la maggior parte dei politici si sta preparando alle elezioni del 2008, è comprensibile che Putin abbia dedicato un pezzo notevole del suo discorso a riflessioni relative ai problemi sociali, toccando cioè un argomento importante per il grosso dell’elettorato del partito di governo. Sembra che, di conseguenza, la proposta riguardante l’aumento di 1,5 volte dello stipendio netto degli impiegati statali sia destinata a diventare uno slogan paragonabile a quello del raddoppio del PIL.
    Un altro argomento altrettanto importante per gli elettori è l’abolizione delle imposte sui beni di successione, che pare un altro provvedimento populista, mirato direttamente al consolidamento dell’indice di gradimento dell’attività del Presidente. Quest’imposta costituisce una fonte di entrate che per il bilancio è trascurabile, ma la cui abolizione permetterà di agevolare i ceti più poveri. Siccome il tema della giustizia sociale ultimamente viene spesso a galla, l’abolizione di tale imposta potrebbe veramente migliorare l’atteggiamento della gente nei confronti del sistema legislativo nazionale.
    La parte sensazionale del discorso di Vladimir Putin è stata senz’altro quella concernente l’amnistia dei capitali. Questo provvedimento conferma anzitutto l’enorme desiderio del Governo di “voltar pagina” per quanto riguarda il caso della Yukos, e di migliorare il clima imprenditoriale. E poi, se durante l’aministia dei capitali lo Stato esigerà il 13% d’imposta sul rimpatrio dei capitali dai paradisi fiscali, il bilancio otterrà una somma precisa, e quindi si risolverà automaticamente il problema del finanziamento delle spese prevedenziali supplementari. Considerato che il volume dei capitali russi residenti all’estero ammonta a circa 300 miliardi di dollari, il ritorno anche del 25% di questa cifra comporterà l’arrivo di 75 miliardi di dollari, creando circa 10 miliardi di dollari di entrate di bilancio supplementari.
    Tuttavia, oggi alcuni fattori fanno intravedere nell’amnistia dei capitali solo una possibilità temporanea di risanamento dell’economia nazionale. In primis, un afflusso così grosso di capitali comporterà ritmi più rapidi di aumento del costo del rublo e quindi richiederà nuove strategie da parte della Banca Centrale della Federazione Russa e di altre autorità finanziarie per compensare gli effetti negativi che ciò avrà sull’economia (cioè, la riduzione della competitività delle merci d’esportazione). Tutti i Paesi che hanno proceduto all’amnistia dei capitali hanno affrontato l’aumento del costo delle proprie valute nazionali. Così, in Kazakhistan, alla prima metà del 2001, il tenge, la valuta nazionale, si è rafforzato del 10%. L’aminista fiscale poi diventerà inutile se il Parlamento approverà gli emendamenti al Codice Penale che consentono la confisca della proprietà privata (cioè, verranno a mancare gli stimoli al rimpatrio del denaro proprio per le eventuali indagini penali inerenti alla sua provenienza nelle quali si potrebbe incorrere). E’ necessario in tal senso che le parole pronunciate dal Presidente e le leggi discusse in Parlamento non si contraddicano. Finché sarà così, possiamo stare tranquilli a proposito del rafforzamento del rublo.
    Un’altra notizia importante è la conferma della norma sulla riduzione da 10 a 3 anni dei termini di prescrizione relativi alle indagini sulle operazioni di privatizzazione. Parlandone, Putin ha rilevato come, di fronte alle correzioni inviate, il Governo non abbia avuto nessuna reazione. Tale osservazione ha subito fatto nascere supposizioni relative ad imminenti rimpasti nel Governo. Ma tenendo conto della situazione attuale, sarà difficile trovare un altro primo ministro o un altra équipe economica per l’esecutivo. La recente esplosione dell’inflazione rende il rimpasto governativo poco probabile, almeno in prospettiva a breve termine. Lo scenario più probabile è quello di un cambiamento all’interno del Governo verso la fine del 2006 o all’inizio del 2007. In tal modo, tutti i commenti da parte dei deputati della Duma a proposito delle dimissioni dell’esecutivo vanno interpretati come tentativi di ottenere vantaggi criticando quella politica che piace poco sia all’amministrazione del Presidente, sia alla popolazione.

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