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Numero 3(94)
L’intervista dal Marc Franco,
Ambasciatore della Commissione Europea in Russia


    Le rappresentanze della Commissione Europea lavorano in 128 Paesi del mondo e presso 5 organizzazioni internazionali (come l’ONU, il WTO, l’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo ed altre). Sono accreditate come missioni diplomatiche che rappresentano la Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’Unione Europea.
    L’obiettivo principale della Rappresentanza della Commissione Europea in Russia è quello di rappresentare la Commissione Europea nella Federazione Russa. La Rappresentanza segue e analizza l’andamento della politica russa e prende in esame le relazioni tra Russia e Europa in campo politico, economico, commerciale e finanziario, nonché nella sfera della cooperazione tecnica. Nello stesso tempo, conduce trattative a nome dell’UE, in conformità al proprio mandato.
    Il 7 settembre del 2004, per la Rappresentanza della Commissione Europea in Russia è cominciata una nuova fase di attività. L’Ambasciatore Marc Franco ha iniziato ufficialmente a lavorare in qualità di capo della Rappresentanza della Commissione Europea. Elena Romanova dell’Espresso di Mosca ha fatto alcune domande in esclusiva all’Ambasciatore Marc Franco.

    – Sig. Ambasciatore, come valuta la condizione attuale dei rapporti politici ed economici tra la Russia e l’Unione Europea? Sarebbe lecito attendere dei mutamenti radicali dopo la visita di Vladimir Putin a Parigi? Se la risposta è postiva, quali possono essere?
    – Parliamo anzitutto delle relazioni economiche. L’Unione Europea è un partner importantissimo per la Russia, soprattutto in seguito alla sua estensione e all’ingresso dei nuovi membri. L’UE è un fornitore importante di investimenti esteri diretti in Russia. Esiste una crescente interdipendenza tra l’economia della Russia e quella dell’Unione Europea.
    La visita del Presidente Putin a Parigi e il suo incontro con tre capi di Stato sottolinea un’altra volta che i nostri rapporti si sviluppano in modo dinamico, anche per quanto riguarda il coordinamento delle decisioni relative ai quattro spazi comuni tra l’Unione Europea e la Russia. La stessa cosa è stata confermata durante la visita del 21 marzo di due commissari dell’UE a Mosca. La capitale russa è stata visitata dalla sig.ra Ferrero-Waldner, membro della Commissione Europea, Responsabile dei rapporti esteri e della politica europea del buon vicinato e dal sig. Mandelsson, membro della Commissione Europea, Responsabile del commercio.
    – Quali questioni sono affrontate oggi dalla Russia e dall’Unione Europea nel loro rapporto? Ci sono problemi? Se ci sono, in che modo possono essere risolti?
    – All’ordine del giorno ci sono alcune questioni irrisolte che comunque possono essere chiarite ancor prima del vertice tra l’UE e la Russia, che deve aver luogo il 10 maggio di quest’anno a Mosca. Vorrei citarne ora due: la graduale abolizione dei pedaggi per i voli transsiberiani che la parte russa riscuote dalle compagnie aeree europee, e la correlazione tra la questione relativa alla semplificazione del regime dei visti e all’approvazione dell’accordo sulla riammissione.
    – A proposito del problema del regime senza visti: quando potrà essere risolto definitivamente, per quanto riguarda i cittadini russi?
    – È un obiettivo comune, sia della Federazione Russa, sia dell’Unione Europea. Ma per introdurre il regime senza visti bisogna prima risolvere una serie di questioni tecniche.
    – Per ora rimane irrisolto il problema dell’enclave russo nella regione di Kaliningrad. Quando, secondo Lei, sarà risolto definitivamente?
    – Il problema principale inerente alla regione di Kaliningrad è quello del transito delle persone e delle merci tra Kaliningrad e il resto della Federazione Russa. La soluzione di alcune questioni tecniche potrebbe portare a un miglioramento della situazione. A tale scopo le parti hanno concordato la creazione di un gruppo operativo speciale per Kaliningrad, nell’ambito dell’Accordo sulla partnership e cooperazione tra l’UE e la Russia. Si trattera’ probabilmente di personale altamente qualificato.
    – Qual’è il ruolo della Commissione Europea nella cooperazione con i Paesi dello spazio postsovietico? È già stato elaborato qualche progetto insieme a questi Stati? Con quali?
    – Già dal 1991 la Commissione Europea porta avanti un programma di collaborazione tecnica denominato Tasis. Il programma interessa non solo la Federazione Russa, ma anche tutti i Paesi dello spazio postsovietico, e si realizza sia a livello nazionale sia a livello regionale.
    – Un anno fa dieci nuovi Paesi sono entrati nell’Unione Europea. Che effetti ha avuto questo fatto sull’UE? E’ cambiata da allora la loro economia? Sono state introdotte delle riforme come la privatizzazione, l’indebolimento delle barriere commerciali, ecc.?
    – E’ una questione abbastanza complessa. L’integrazione dei Paesi dell’Europa Centrale era già cominciata nei primi anni ‘90, quando vennero presi gli accordi riguardanti la futura associazione. Dalla metà degli anni ‘90 questi Paesi hanno iniziato a prepararsi in modo molto serio al loro ingresso nell’UE; hanno cercato, compiendo i passi opportuni, di corrispondere ai tre criteri indispensabili per essere membri dell’Unione Europea. Il primo criterio presume una riorganizzazione politica: un Paese dev’essere democratico, deve rispettare i diritti umani, i diritti delle minoranze. Il secondo criterio è di carattere economico, e presuppone appunto cambiamenti economici nel Paese. Il secondo aspetto di questo criterio è il fatto che l’economia del Paese debba essere in grado di affrontare o contrastare quel “pressing” da parte della concorrenza che insorge quando il Paese apre i suoi mercati.
    Il terzo criterio è di carattere giuridico ed amministrativo, il che vuol dire che il Paese deve accettare la legislazione della Comunità. Nel momento in cui questi Paesi sono entrati nell’UE, tutti e tre criteri erano stati soddisfatti. Ciò peraltro non significa che il processo di integrazione sia ormai finito. Ma ciò vuol dire che i Paesi hanno raggiunto il necessario grado di rispondenza a questi tre criteri.
    Tornando alla prima parte della sua domanda, sui vantaggi che ha avuto l’UE e su quelli che hanno avuto i suoi nuovi membri in seguito all’estensione, qui si può veramente parlare di un vantaggio reciproco. Le economie dei Paesi membri vecchi e anche di quelli nuovi possono crescere in sinergia: sviluppando, da una parte, il commercio, e dall’altra contribuendo all’afflusso di investimenti esteri diretti dall’UE verso i nuovi Paesi membri. Tra i Paesi che hanno registrato un aumento dell’afflusso degli investimenti esteri diretti posso citare l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Polonia: verso la metà degli anni ‘90 la quota parte degli investimenti esteri diretti ammontava in questi Paesi al 4-5%. Ciò significa che gli investitori si sentivano abbastanza sicuri e a proprio agio ed erano certi della stabilità e della solidità dell’economia.
    – Sig. Franco, secondo Lei, l’estensione dell’UE, dal punto di vista economico e politico, ha avuto un effetto positivo o negativo sulla Russia?
    – Oggi, dopo l’estensione, il mercato dell’Unione Europea conta 450 milioni di consumatori. E’ un mercato unitario, con regole, norme e standard unici, e questo agevola gli esportatori russi.
    – Potrebbero entrare nell’Unione Europea anche l’Ucraina e la Georgia?
    – In conformità al Trattato di Roma, ogni Paese europeo può presentare una domanda di iscrizione. Oggi come oggi né l’Ucraina, né la Georgia hanno presentato le loro domande. Quando decideranno di compiere tale passo, le loro domande saranno attentamente esaminate.
    – Oggi, quali sono i Paesi candidati all’ingresso nell’Unione Europea? Essi sono già a tutti gli effetti pronti per l’ingresso e quando entreranno in quest’organizzazione? Potranno la Bulgaria e la Romania entrarvi nel 2007 senza inconvenienti, come i 10 Paesi ultimamente ammessi? E quali ostacoli, secondo Lei, impediscono l’ingresso della Turchia nell’UE?
    – Per quanto riguarda la Romania e la Bulgaria, l’Unione Europea ha esaminato i progressi conseguiti da questi due Paesi in vista di una loro membership, constatando che entrambe hanno intrapreso quei passi che dovrebbero consentire loro di entrare nell’UE verso il 2007.
    Per quanto riguarda la Croazia, era stata presa la decisione di iniziare le trattative relative al suo ingresso nell’UE, ma come forse sa, la data di inizio dei negoziati è stata rinviata a causa dell’insufficiente cooperazione prestata dalla Croazia al Tribunale internazionale per l’ex Iugoslavia all’Aja.
    Riguardo alla Turchia, in linea di massima è stata presa la decisione di consentire l’ingresso di questo Paese nell’UE a patto che la Turchia estenda il suo accordo di associazione ai dieci nuovi Paesi membri. Si tratta dello stesso atto compiuto l’anno scorso dalla Russia, ovvero l’estensione della validità dell’Accordo sulla partnership e sulla cooperazione tra l’UE e la Russia ai dieci nuovi Paesi membri dell’UE. La Turchia dovrebbe riconoscere, in tal modo, anche Cipro, che fa parte di questi dieci Paesi.
    L’Unione Europea, sempre riguardo alla Turchia, continua ad essere preoccupata per la situazione inerente la salvaguardia dei diritti umani e dei diritti delle minoranze nazionali in questo Paese. Sono stati riconosciuti i recenti sforzi e i progressi fatti dalla Turchia in tal senso; proprio questi migioramenti hanno permesso di determinare la data dell’inizio delle trattative per l’ingresso nell’Unione Europea. E’ stato anche dichiarato che lo stato dei diritti e della loro salvaguardia sarà attentamente monitorato dall’Unione Europea e qualora peggiori, le trattative verranno sospese.
    La Turchia è l’ultimo Paese nell’elenco dei Paesi in trattativa. C’è un altro Paese che ha presentato la sua domanda: è l’ex repubblica iugoslava Macedonia, ma la sua domanda viene tuttora esaminata.
    – Quali possibilità vede Lei per le imprese in Russia? Parli, per favore, dei progetti congiunti Russia-UE. In quale direzione, secondo Lei, bisogna muoversi? I suoi auspici per quello che concerne la Russia in genere.
    – Oggi l’Unione Europea è il massimo investitore estero in Russia. Fra il 2000 e il 2003 più del 30% (di fatto, un terzo) degli investimenti esteri diretti provenivano dall’Unione Europea. Dagli USA arriva circa il 20% di investimenti esteri diretti. Incontro spesso imprenditori stranieri che programmano di iniziare la loro attività in territorio russo. Nei nostri colloqui riferisco sempre che la Russia è un partner interessante, dinamico e crescente.
    Quando mi si chiede quali siano gli aspetti negativi per gli investitori, rispondo così: le leggi russe sono cambiate considerevolmente in meglio, corrispondono maggiormente alle leggi dell’Unione Europea. Ma per quanto riguarda la loro applicazione da parte degli organi del potere statale e dal sistema giudiziario, ci cono ancora dei grossi problemi.
    – Migliora il clima degli investimenti in Russia? Quanti sono gli investimenti esteri? Qual’è il ruolo della delegazione della Commissione Europea nel miglioramento della cooperazione bilaterale? Quali sono, secondo Lei, le prospettive della cooperazione bilaterale in generale?
    – Per quanto riguarda il clima d’investimenti in Russia, il metodo migliore per valutare la situazione è quello di vedere se gli investitori arrivano o se ne vanno. La mia valutazione è piuttosto positiva. Ho avuto la possibilità di parlare con alcuni ambasciatori, ai quali ho chiesto se le aziende dei loro Paesi vengano in Russia. Il fatto è che spesso tali aziende, non solo grosse, ma anche medie e piccole cercano assistenza presso le Ambasciate, cercano nuove possibilità di business e realizzano investimenti in diversi settori dell’economia russa.
    Quanto al ruolo della Rappresentanza della Commissione Europea, direi questo: la nostra cooperazione con la Russia procede in diversi ambiti, anche mediante il dialogo politico e tramite i nostri programmi di contributi tecnici al miglioramento del clima d’affari. In questo momento stiamo lavorando attivamente per elaborare le carte stradali relative alla creazione dei quattro spazi comuni.
    Il clima d’investimenti è un concetto riguardante lo spazio economico che risulta molto complesso, e che non è determinato solo da uno o due valori, ma da una serie di diversi fattori.
    – La Russia potrebbe fra qualche tempo aderire all’Unione Europea? Potrebbe trarne qualche vantaggio? E che pensa dell’atteggiamento dei mass media russi, come del nostro Presidente Putin, secondo i quali la Russia non dovrebbe mai entrare nell’Unione Europea?
    – Devo dire che l’approfondimento delle relazioni con l’Unione Europea può apportare un enorme vantaggio alla Russia. Per fare un piccolo esempio: mentre parlavamo con Lei di investimenti esteri diretti, ho menzionato le cifre inerenti all’Ungheria alla Polonia e alla Rep. Ceca, cifre che arrivano a circa il 4% o il 5% del PIL. In Russia, invece, i valori corrispondenti ammontano solo all’1% del PIL nazionale. Ciò dimostra che gli investimenti in Russia sono inferiori alle potenzialità del Paese. E la Russia, senz’altro, potrebbe trarre grandi vantaggi, e far crescere l’afflusso di investimenti esteri diretti, migliorando il clima d’affari. Come ho già detto, ciò è legato inanzitutto alla creazione e all’applicazione delle leggi.
    – Una domanda diversa. Come mai la Gran Bretagna e la Danimarca che da parecchio sono membri dell’UE, tuttora non sono entrate nella zona dell’euro? E quando potrebbe essere risolta definitivamente questa questione?
    – Credo che tale domanda vada destinata agli Ambasciatori dei rispettivi Paesi. Perché l’adesione alla zona dell’euro (non dimentichiamo che il prezzo da pagare è la sovranità valutaria) è anche il calcolo di perdite e guadagni. E i Governi della Gran Bretagna e della Danimarca avranno deciso che i vantaggi non compensano le perdite.
    – E come valuta il punto di vista secondo il quale l’Unione Europea non sarebbe contraria all’eventuale adesione della Russia, ma sarebbe il nostro Paese a dire che non ne ha bisogno?
    – Risponderei così: per ballare un tango, serve un partner.
    – Sig. Franco, l’ultima domanda è un po’ personale: come sta a Mosca? La vita a Mosca è molto diversa dagli standard occidentali? Cosa le piace e cosa non le piace qui?
    – Mi sono sempre sentito qui a mio agio, sto bene, mi piace molto vivere qui. Certamente posso avere un giudizio solo di Mosca, ma non vedo grosse differenze fra gli standard di vita locali e quelli dell’Occidente.

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