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Numero 4(95)
Nove anni di reclusione per Khodorkovskij:
finisce qui o e solo linizio?


    Che strano. C'e da rimanere perplessi, di fronte alla reazione allarmata degli imprenditori e degli esponenti dei partiti alla notizia della condanna a carico di Khodorkovskij. Una reazione molto piu vivace rispetto a quella manifestata tempo fa al momento del suo arresto. Ma conoscendo il pragmatismo dell'imprenditoria e dei politici russi, dopo il primo momento di perplessita, tutto diventa chiaro. Ora infatti se ne puo parlare apertamente: l'affare e concluso, l'azienda e smembrata e non si torna piu indietro. E possibile compatire apertamente il disastrato, tanto c'e n'e ragione.
    Ora troviamo anche il Ministro delle Finanze, a sostentere -durante un incontro con i membri del'Associazione nazionale di imprenditori ed industriali- che il caso Yukos e diventato un fattore del peggioramento del clima d'investimenti in Russia, e che "secondo molti esperti" ha contribuito al rallentamento della crescita economica. Proprio come se egli non fosse stato in grado di prevedere che il fallimento della piu grande societa russa, nonche il trasferimento del suo asset fondamentale ad un'azienda pubblica in cambio di qualche spicciolo avrebbe potuto comportare tali effetti. Pero, quelle spiegazioni avute da "molti economisti" al riguardo paiono aver sistemato tutto. Vi immaginate un Alen Greenspan che si metta a dire che, siccome secondo molti economisti sarebbe necessario aumentare un tasso di sconto, lui, perche no, lo aumenterebbe? Molto comodo, adesso, per Aleksej Kudrin, che magari la pensa diversamente, citare l'opinione di "molti economisti" per evitare di assumersi le responsabilita del rallentamento dell'economia, visto che e colpa del caso Yukos.
    Anche i ragionamenti dei politici sono di una convenienza da non dirsi. Ecco, ad esempio, uno Stanislav Belkovskij che non ha piu dubbi sul fatto che, a partire dalla lettura della sentenza Mikhail Khodorkovskij abbia cominciato ad essere un politico, un rappresentante, per non dire capo, dell'opposizione. Due sono i punti "clou" del suo articolo: nel primo Belkovskij connota Khodorkovskij come unico personaggio al momento assolutamente indipendente dal Cremlino, e nel secondo sostiene che per l'opposizione sarebbe un vantaggio, se l'ex oligarca scontasse interamente la pena, senza chiedere la grazia. Tale stile patetico, ben adatto a un romanzo, risulta eccessivo tenendo conto della realta dei fatti. Rivoluzioni arancione e simili non sembrano molto consone alla Russia, e questo per una ragione semplice. In Ucraina, in Kirghizia, in Uzbekistan il tenore di vita e assai inferiore rispetto a quello russo. La gente non ha niente da perdere, quando scende in piazza. In Russia la situazione e diversa: l'afflusso dei "petroldollari" fa il suo effetto. E difficile che scenda in piazza chi si sta ristrutturando la casa o costruendo la dacia, o chi gira in Mercedes o Lexus. Si potrebbe obiettare che le rivoluzioni di piazza sono fatte dai giovani. Ma i giovani di oggi sono educati ad un pragmatismo che la generazione delle barricate del 1991 neanche si sognava. Se non e possibile trovare il sostegno delle masse, entrano in gioco i soldi, ma e proprio quella la risorsa scarsamente accessibile ad un uomo in galera.
    Gli investimenti politici, come ogni tipo di investimento, richiedono una comprensione netta di cio in cui si investe il denaro. Difficile che gli azionisti della Yukos possano stimare in modo adeguato tale progetto, visto che dalla prigione - ma anche da Israele - e difficile controllare che il denaro venga amministrato con rettitudine ed efficienza, anche se i possessori decidessero di investirlo nella politica. Se la Yukos lascera la Russia, scontare pienamente la condanna diventera per Mikhail Khodorkovskij una questione d'onore, ma niente di piu. E poi, mentre prima per Khodorkovskij il desiderio di entrare in politica era motivato da un interesse personale per la stessa, ora sarebbe invece motivato dalla volonta di riavere indietro la sua proprieta. Puntare su un Khodorkovskij politico e come prepararsi ad indire una nuova ridistribuzione della proprieta fra qualche anno. Oggi nessun imprenditore ha ambizioni cosi audaci: la maggior parte non desidera che mantenere o vendere il proprio business, mentre le societa pubbliche, interessate a tale ridistribuzione, non agiscono mediante i politici, ma per mezzo dei tribunali. Anche gli "investitori stranieri" difficilmente vorranno appoggiare una ridistribuzione della proprieta, e tra essi quelli degli USA, da molti sospettati di aver finanziato le recenti rivoluzioni nei Paesi della CSI. Quindi nove anni, ma anche solo la meta di questo tempo potrebbero rivelarsi un periodo troppo lungo per mantenere viva la memoria di Khodorkovskij.
    Ed e per questo che, messa da parte la politica, la Yukos lotta soprattutto sul piano economico. Basta ricordare a questo proposito l'articolo pubblicato sul quotidiano "Vedomosti" sui i fondi di bilancio usati nel finanziamento dell'acquisto della Yuganskneftegaz nel dicembre del 2004. E sorprendente la somiglianza della presente situazione con quella degli anni 1999-2000, quando sulla stampa comparvero articoli rivelatori dedicati al caso Mabetex e a diverse altre storie sul riciclaggio di denaro. Ma in quel periodo tali articoli furono pubblicati per suscitare determinate reazioni da parte dell'Occidente, dal quale la Russia dipendeva molto sul piano finanziario. Adesso quale reazione vogliono suscitare? L'Occidente dipende dalla Russia, importante fornitore di petrolio, mentre le autorita russe dipendono pochissimo dal G-7. Qualora tali articoli si rivolgessero ad un pubblico "interno", si tratterebbe prevalentemente dei circoli d'affari di Mosca, cioe della gente che conosce assai bene i retroscena finanziari della vendita della Yuganskneftegaz. Non ci resta pertanto che compatire i disastrati ed ammettere che per ora il potere russo e riuscito a riportare una netta vittoria, devastando l'importantissima compagnia petrolifera. Si spera peraltro che un giorno la giustizia trionfi.

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