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Numero 4(95)
Crisi in UE: no allEurocostituzione,
bilancio e contraddizioni interne


    I l vertice "anticrisi" ha dimostrato che la crisi nell'Unione europea c'e, e che si e profilata visibilmente, soprattutto nei rapporti tra i Paesi comunitari. Il calvario dell'Eurocostituzione continua ancora oggi.
    Ricordiamo che il vertice "anticrisi" dell'UE ha avuto luogo a Bruxelles il 16 e il 17 giugno. I Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri hanno discusso la situazione venutasi a creare con la ratifica della Costituzione dell'Unione europea. Dopo che i cittadini di Francia e Paesi Bassi hanno respinto ai referendum nazionali con la maggioranza dei voti il disegno di legge fondamentale dell'Europa unita, mentre la Gran Bretagna ha addirittura preso la decisione di rinviare la data del proprio referendum, il cancelliere austriaco Wolfgang Schussel ha fatto appello ai Paesi comunitari affinche terminassero il processo di ratifica della Costituzione europea una volta cominciato. E stata formulata la seguente tesi: nessuno ha abrogato l'Eurocostituzione, quindi bisogna continuare a ratificarla. Cosi hanno deliberato i 25 Capi di Stato e di Governo dell'UE all'incontro di Bruxelles. Per deliberazione del vertice la scadenza finale per la ratifica della Costituzione comunitaria e stata spostata dal 2006 al 2007, ma per l'Unione europea sara abbastanza difficile invertire la tendenza rilevata in molti Paesi dell'UE relativa alla rinuncia alla Eurocostituzione.
    Il bilancio UE "si e spaccato". Per quanto riguarda il bilancio UE 2007-2013, qui nessuno vuole cedere. La Gran Bretagna non ha intenzione di rinunciare al suo "sconto sui contributi", mentre la Francia non accetta la riduzione dei sussidi per l'agricoltura. Di conseguenza sul bilancio comunitario del 2007-2013 non e stato raggiunto nessun accordo. Oggi il bilancio dell'Unione europea e di 111 miliardi di Euro, di cui 50 miliardi vanno in contributi a sostegno dell'agricoltura. Questo sistema di sovvenzioni prende il nome di "politica agraria dell'UE".
    Quasi un quarto di questi soldi va a Parigi, e questo finanziamento ai contadini francesi proveniente dal bilancio comunitario supera di gran lunga i contributi della Francia al budget comune della UE.
    La maggioranza dei Paesi UE si e pronunciata, primo, per aumentare almeno del 30 per cento il contributo della Gran Bretagna al budget comunitario e per la sospensione delle dotazioni agricole provenienti dai fondi dell'UE ai britannici. Le dotazioni, vogliamo ricordare, costituivano la condizione di adesione della Gran Bretagna all'Unione Europea. In secondo luogo, la maggioranza UE ha deliberato a favore del rallentamento dell'espansione della Comunita Europea, vista la necessita di prevedere sussidi a lungo termine per i nuovi membri dell'UE e per i candidati all'adesione. Terzo, sono stati di fatto cancellati dalle priorita economiche e politiche dell'EU i negoziati dedicati all'adesione della Turchia. Secondo il parere della Commissione europea, il bilancio UE deve essere notevolmente ampliato, e questo in seguito all'entrata dei nuovi Paesi membri, che presentano un'economia meno sviluppata. La Commissione propone di incrementare il bilancio UE portandolo al 1,14% del PIL dei Paesi comunitari, pero sono contrari alcuni Paesi membri. Germania, Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Austria e Svezia insistono sulla necessita di mantenere il budget alla quota dell'1% del PIL dei Paesi UE. Si sono pronunciati contrari al vecchio programma agrario Paesi Bassi, Spagna e Svezia. Mentre i neofiti della UE dell'Europa Orientale si sono dichiarati addirittura disponibili, per raggiungere un compromesso sul bilancio, ad accettare una riduzione dei fondi che ricevono dalla Comunita Europea, tanto attraente hanno trovato la posizione di Blair. Quarto: i Paesi scandinavi hanno dichiarato l'eventuale riduzione dei loro contributi al budget europeo, perche a loro parere queste finanze sono difficilmente controllabili a livello nazionale, e vengono utilizzate prevalentemente per finanziare la geopolitica di Bruxelles (cioe per allargamento accelerato dell'UE). La Gran Bretagna ha rifiutato in modo secco di abnegare i propri principi e pagare per l'ulteriore estensione dell'UE. Anche gli altri Paesi a loro volta si sono ricordati dei propri interessi.
    E che si fa con l'Euro? La sfortuna della sciagurata Costituzione Europea ha colpito di rimbalzo la parte piu sensibile dell'UE, i disaccordi nella politica finanziaria, che non sono assolutamente disaccordi congiunturali. Gia da qualche anno a questa parte si cerca di evitare la discussione sul rispetto degli accordi monetari di Maastricht; non era nell'interesse dei membri dell'Unione monetaria europea, attenersi strettamente ai termini dell'accordo. Invece, le divergenze sul bilancio, insieme alla tentazione di acquisire vantaggi per la propria politica finanziaria nazionale, hanno sovvertito la cosa che sembrava apparentemente incrollabile, cioe le basi degli accordi di Maastricht sull'unita monetaria comune. Di conseguenza si e messa in discussione non la previsione a breve termine del tasso di cambio dell'Euro, bensi le fondamenta della sussistenza e dello sviluppo di questa moneta artificiale.
    Il problema della convenienza dell'Euro ha interessato soprattutto alcuni Paesi membri dell'Unione europea, ed e stato messo all'ordine del giorno subito dopo i risultati negativi delle votazioni in Francia e in Olanda sulla Costituzione dell'UE, allorche non solo alcuni politici italiani ma anche quelli tedeschi hanno cominciato ad esprimere dubbi nei confronti dell'opportunita dell'Unione monetaria europea e dell'efficacia dell'Euro, e nello stesso tempo in Francia e nei Paesi Bassi si sta allargando la campagna a favore delle valute nazionali e degli interessi economici nazionali a livello interno ed estero: si stanno preparando i relativi referendum. Umori simili stanno rafforzandosi in Austria, Grecia, Portogallo, Finlandia.
    Pero, secondo il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Esteri Gianfranco Fini, la rinuncia dell'Italia alla moneta comune Euro e il ritorno alla lira non sono possibili, perche questo passo comporterebbe una brusca crescita dell'inflazione in Italia e uno sviluppo della sua economia secondo il copione argentino. Non si deve neanche nascondere che "l'Euro ha provocato certi problemi", ha notato nello stesso tempo il Vice Premier italiano, come comunica l'Ansa. La stessa opinione e stata espressa dal Ministro dell'Economia italiano Domenico Siniscalco, il quale ha respinto la prospettiva di ritorno alla lira sottolineando che la ripresa della valuta nazionale comporterebbe una sensibile crescita delle spese per la gestione dei debiti. Secondo le stime del Ministero delle Finanze italiano, se il Paese abbandonasse la zona Euro, lo Stato avrebbe bisogno di altri 70-80 miliardi di Euro all'anno per pagare gli interessi passivi.
    Naturalmente sarebbe esagerato affermare che il Lussemburgo ha deciso le sorti dell'Europa unita; pero, fosse mancata questa vittoria, l'Eurocostituzione sarebbe stata condannata. Adesso invece ha una chance: il Lussemburgo, che si classifica tra i primi Paesi europei per i redditi pro capite e diventata la tredicesima nazione ad avere approvato il documento. D'altronde, i sostenitori della costituzione non hanno riportato una vittoria schiacciante (la legislazione fondamentale dell'Europa unita e stata favorita dal 56,52 per cento degli abitanti del Lussemburgo, contro si e espresso il 43,48 per cento). La votazione ha rivelato che non proprio tutti gradiscono il disegno di Legge base. E se al documento non verranno apportate modifiche che permettano di ridurre il numero degli euroscettici, la Legge fondamentale continuera a dividere l'Europa in due parti quasi ex aequo.
    A parte il resto, alcune fonti francesi, come ad esempio Le Figaro e Liberation osservano che i risultati dei referendum nazionali sull'Eurocostituzione nei Paesi Bassi e in Francia rafforzano la posizione degli oppositori in quelle nazioni dove i referendum o le ratifiche in Parlamento ancora debbono avere luogo. Inoltre prevedono che la crisi dell'Unione europea -diventata evidente dopo questi eventi- avra conseguenze ancora piu serie. Il Liberation addirittura paragona quello che sta succedendo a un "film catastrofe", di cui il referendum francese era il primo episodio. Il periodico rimarca che per gli olandesi, come pure per i francesi, che sono lacerati da contraddizioni interne, l'Eurocostituzione e stata una specie di "capro espiatorio".
    Nello stesso tempo i capi dell'Unione europea continuano ad esortare gli altri Paesi dell'UE a continuare la ratifica dell'Eurocostituzione nonostante il "no" ai referendum nei Paesi Bassi e in Francia. Secondo il capo della BCE Jeanne-Claude Trichet, scrivono fonti occidentali, i Paesi comunitari stanno muovendosi verso il mercato comune, anche se questo processo avviene troppo lentamente.
    Ciononostante, qualunque cosa se ne dica (ad esempio, sono diventate davvero manifesto di rinnovamento dell'UE le parole del Premier britannico al vertice di Bruxelles: "L'Europa non puo piu essere governata coma prima"), il fatto rimane e permane: l'UE resta un giocatore importante sull'arena politica, anche se, per la gestione della politica sia interna che estera dei Paesi membri sviluppera nuovi meccanismi, che evidentemente faranno maggior leva su degli "aspetti psicologici". Come ha dichiarato Javier Solana (Segretario Generale del Consiglio dell'UE, ndr.), "l'UE era gia "giocatore" molto prima che si cominciasse a parlare della Costituzione... L'Unione europea continua a lavorare sulla Costituzione con la stessa energia di prima". Solana ha espresso anche l'opinione che sia necessario ultimare il processo di ratifica della Costituzione UE entro il periodo prima previsto per la procedura, ovvero entro novembre 2006, e prendere una decisione definitiva sulla Costituzione. Ma, a prescindere dagli sviluppi della situazione relativa alla firma dell'Eurocostituzione, ogni nazione si comporta in modo abbastanza isolato e segue sempre, ribadiamo, il proprio punto di vista.
    In ultima istanza si puo constatare che il vertice si e imperniato sui problemi interni europei, mentre i problemi dei rapporti con i Paesi vicini, in particolare con la Russia, anche se discussi, sono rimasti sostanzialmente marginali. L'unica nota positiva e il fatto che la crisi in UE non ha avuto ripercussioni sui rapporti con la Russia. Questa notizia, riportata dalla stampa russa qualche giorno fa, l'ha confermata anche il Cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, il quale ha riconosciuto la crisi nell'Unione europea, ma non intravede minacce per la partnership strategica con la Russia, comunica la ITAR-TASS. Mentre se il termine di firma del documento sara rinviato o tutto andra liscio, lo dimostrera il tempo.

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