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Numero 6(97)
Al Governo è guerra

   
Fradkov il deciso
    A settembre, la crisi di idee nel Governo ha raggiunto l’apice. Nell’ambito della preparazione della Legge finanziaria 2006, si è verificata una situazione di “patta” fra il premier Mikhail Fradkov e i ministri responsabili del settore economico: il premier richiede mosse economiche attive per rendere più rapida la crescita economica, usando anche il meccanismo degli investimenti pubblici. Né Aleksej Kudrin, né Gherman Gref sono riusciti intanto a proporre un piano di sviluppo economico più o meno articolato. In altre parole, secondo i dati di bilancio i soldi ci sono, è evidente il desiderio e la necessità di spenderli, ma come usarli in modo efficiente non si sa bene.
    La posizione dei ministri responsabili del settore economico è assolutamente chiara. Secondo il giornale Vedomosti, solo nel corso del 2004, senza contare le imposte riscosse alla Yukos, i funzionari hanno appioppato al business 8 miliardi di dollari di tasse supplementari, una cifra che supera di 11 volte il valore analogo del 2003. Secondo alcuni dati, la somma di pretese fiscali relative al primo semestre di quest’anno avrebbe superato il livello del 2004 di un terzo. Secondo quanto comunica il giornale Vedomosti, la direzione del servizio fiscale di Orel ha riscosso il 26% di imposte del primo semestre con ammortamento fiscale supplementare, mentre nella regione di Novosibirsk la parte di queste imposte ha totalizzato complessivamente il 17%. In tale situazione, com’è diventato ovvio sin dal 2004, qualsiasi strategia di politica economica diventa poco efficiente.
    D’altra parte – e qui la posizione di Mikhail Fradkov è ben comprensibile – tenendo conto delle infrastrutture obsolete dei tempi sovietici, la mancanza di leve capaci di sostenere gli investimenti pubblici nell’economia, e considerando i risparmi enormi del fondo di stabilizzazione, “stare seduti su questo sacco pieno di soldi” e perdere tempo prezioso sarebbe una follia. L’economia russa dipende dal petrolio, e solo in questo momento il Paese ha la chance unica di usarne il ricavato per la diversificazione dell’imprenditoria. La mossa disperata di Fradkov, che ha firmato la proposta relativa alla riduzione del tasso dell’IVA dal 18% al 13% a partire dal 2007 nasconde proprio il tentativo di rendere meno rigida la politica di bilancio non per mezzo dell’aumento dell’intervento diretto dello Stato con la crescita delle spese pubbliche, ma con la riduzione delle detrazioni fiscali in tutti i settori. D’altra parte, questa decisione nasce nel contesto delle divergenze dei ministri responsabili dell’economia; è pertanto piuttosto una mossa basata sulle emozioni, e difficilmente comporterà un cambiamento della politica statale nel 2007.

La lettera degli analisti di investimenti
    A gettare olio sul fuoco è stata la lettera scritta da alcuni analisti di investimenti e inviata a settembre al Governo e alla Duma. La preoccupazione maggiore espressa nella lettera era legata alla crescita considerevole delle uscite di bilancio non espresse in forma percentuale: tale aumento avrebbe in realtà messo in evidenza le sempre crescenti brame lobbyste di diversi gruppi politici. La creazione del fondo di stabilizzazione non è stata accompagnata dallo sviluppo di prospettive d’investimento, mentre la decisione di ridistribuire questo denaro spetterà al Governo, e questo la renderà una procedura praticamente chiusa.
    Dietro lo slogan populista sull’aumento delle spese non sta la strategia di un miglioramento a lungo termine del tenore di vita della popolazione, ma soltanto il deisderio di spendere i soldi del bilancio per guadagnare punti in politica. Questa lettera, quindi, non ha fatto che palesare ciò al Governo sapevano tutti, ma nessuno diceva: questo esecutivo, il programma economico non ce l’ha. I membri del Governo non ne parlavano per un motivo ovvio: avanzare critiche del genere significherebbe sfondare quella barca sulla quale tutti loro galleggiano. La lettera, pubblicata con le firme di coloro che hanno a che fare con gli investimenti ora potrebbe essere usata invece per decidere chi sulla barca ci rimanga e chi debba lasciarla.
    Potrebbe sembrare che la lettera degli analisti, invitante a passare dall’idea di una spesa massiccia dei soldi del bilancio ad un loro uso concettuale difenda gli interessi del Ministro delle Finanze e torni utile a coloro che combattevano per la salvaguardia del fondo di stabilizzazione, ma in realtà lo stesso Primo Ministro ha deciso di approfittarne. Mentre Aleksej Kudrin ha potuto citare la lettera in questione per resistere ai tentativi di aumentare la spesa statale, Mikhail Fradkov sembra sfruttare la stessa lettera per indicare ai ministri responsabili dell’economia la loro impotenza. Quindi, la guerra per i seggi al Governo (c’è chi se lo tiene, e c’è chi lo perderà) è solo agli inizi. E possiamo solo sperare che, con tutte queste battaglie non venga dimenticato l’oggetto stesso della lettera: il programma economico.

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