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Numero 6(97)
La strategia di Berlusconi:
uscire dalla crisi in alcune ore


    Anche gli avversari ammettono come il premier sia bravo ad uscire dalle crisi politiche organizzate da nemici o ex alleati. I fatti delle ultime due settimane di settembre e di inizio ottobre hanno mostrato con evidenza come Berlusconi continui ad essere un grande esperto nella ricerca di tali soluzioni brillanti.
    A settembre, in Italia è scoppiata l’ennesima crisi politica, suscitata dai comportamenti provocatori di Antonio Fazio, il capo della Banca d’Italia. Due mesi prima, alcuni media hanno reso pubblici stralci di conversazioni telefoniche del banchiere italiano n. 1: stando a quanto pubblicato, Fazio sarebbe stato disposto ad aiutare non disinteressatamente alcuni suoi “colleghi” di strutture private, affinché possano ottenere il controllo della Banca Antonveneta Spa e della BNL, escludendo gli olandesi e gli spagnoli che volevano partecipare alla gara di acquisto. In precedenza, lo stesso Fazio era stato accusato di aver chiuso un’occhio sui loschi affari dei dirigenti della Parmalat, che avevano comportato il fallimento del gigante del latte.
    Nonostante le esortazioni dell’opposizione e degli esponenti della Casa delle Libertà, lo scontento dei dirigenti della Banca Centrale europea, e addirittura la dichiarazione diretta del Presidente del Consiglio sulla necessità ch’egli si dimettesse, Fazio non ha voluto lasciare il suo posto (secondo la legge vigente, il capo della Banca d’Italia è nominato a vita e può dimettersi solo di propria volontà). Intanto, il 23 settembre si è dimesso il Ministro dell’Economia e delle Finanze Domenico Siniscalco. Ha cominciato quindi ad assolvere alle mansioni del “superministro” economico lo stesso premier.
    Ed è stata subito polemica sull’incapacità di Berlusconi di gestire il Paese, sulla mancanza di candidati validi alla carica di Siniscalco, ecc. Tutto questo ha coinciso con la decisione della sinistra in opposizione di non accettare l’approvazione degli emendamenti alla legge sulle elezioni, che introducono il sistema proporzionale e la barriera del 4%, la quale elimina dalle elezioni alcuni piccoli partiti (prevalentemente di sinistra e dell’estrema sinistra).
    Ma proprio dopo poche ore tutti gli allarmi relativi alla crisi sono cessati. Berlusconi ha designato al posto vacante Giulio Tremonti, il suo collaboratore di lunga data, che aveva già coperto due volte la carica di Ministro, e noto nei circoli politici come l’avversario giurato di Fazio. “È proprio questo, l’uomo in grado di sostituire l’ex ministro”, ha detto il Presidente del Consiglio. Le posizioni dello stesso Antonio Fazio si sono indebolite sensibilmente.
    Intanto, il 29 settembre, l’esecutivo di Berlusconi ha avuto la fiducia dal Senato con 160 voti contro 4.
    A proposito, i banchieri della Banca Popolare di Lodi che volevano comprare la Banca Antonveneta Spa, e in favore dei quali, come si ipotizza, doveva operare Fazio, a causa di tale “assistenza di garanzia” hanno perso un affare praticamente vinto (inizialmente la loro offerta superava la cifra proposta dai concorrenti olandesi dell’ABN Amro del 6%). L’operazione è stata bloccata dalle autorità, e alcuni top manager della BPL sono stati provvisoriamente esonerati, in quanto sospettati di abusi e di aver “imbellettato” la situazione finanziaria della banca. Il 26 settembre, l’ABN Amro ha firmato un accordo con i soci della Banca Popolare di Lodi sull’acquisto del 39,37% delle azioni dell’Antonveneta per 3,2 miliardi di euro.
    È fallito in quel mentre un altro attacco intrapreso dalla magistratura di Milano - controllata dalla sinistra - contro Berlusconi, accusato di aver architettato macchinazioni finanziarie nell’ambito del cosiddetto “caso All Iberian”, che durava dal 1998. Il premier è stato incolpato di aver falsificato la contabilità del gruppo Fininvest e di aver creato dei fondi neri, che sarebbero stati usati per un segreto finanziamento ai partiti. Nonostante gli sforzi, in sette anni i magistrati non sono riusciti a trovare dei materiali più o meno rilevanti che potessero confermare la colpevolezza di Berlusconi. Insieme a lui sono stati assolti Ubaldo Livosi, Alfredo Zuccotti e Gianfranco Foscale, tre ex top manager del gruppo. Va ribadito che quello era ormai il secondo processo relativo al “caso All Iberian”. Il primo processo, svoltosi negli anni 1995 e 1996, era finito con una sentenza di condanna, annullata poi da un’istanza di cassazione in quanto non conforme alla giustizia.

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