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Numero 3(102)
Andrej Illarionov: la Russia ha perduto la libert’ politica, e cio’ rappresenta un pericolo per lo sviluppo dell’economia e della societ’

    Per l’organizzazione internazionale Freedom House, per quanto riguarda la libertà politica la Russia nel 2005 è passata dal gruppo dei Paesi parzialmente liberi a quello dei Paesi non liberi. Nel suo articolo pubblicato dal quotidiano “Kommersant” Andrei Illarionov, ex consigliere economico del Presidente, scrive che la mancanza di libertà comporta un degrado economico e sociale della società, e compromette lo sviluppo normale della Russia.
    “La mancanza di libertà rappresenta un regresso sociale e un degrado economico. Significa la corruzione degli istituti statali. Comporta il rischio di un’aggressione ingiustificata contro le nazioni vicine. Ed è a tutti gli effetti una vera e propria aggressione contro il popolo... La mancanza di libertà serve a fomentare l’odio sociale, estero, interno”, scrive l’ex consigliere del Presidente, ritiratosi “in seguito al cambiamento di regime politico”.
    Illarionov sostiene che tutti i regimi non liberi abbiano bisogno di guerre per giustificare i propri reati mediante l’inscenamento delle “realtà da tempo di guerra”. Si tratta di “guerre dichiarate e non. Aperte e chiuse. Calde e fredde. Che tolgono la proprietà e distruggono la società. Che mandano nei lager ed eliminano i cittadini solo perché hanno idee diverse sul mondo, sulla fede, sul diritto, sulla libertà e sul proprio Paese”. In Russia assistiamo alla guerra dello “Stato corporativista contro la società civile, contro il Paese ed il popolo”.

Tra i non liberi
    Ognuno dei componenti dell’indice di libertà politica, come la democraticità del processo elettorale, l’indipendenza del sistema giudiziario, lo sviluppo della società civile, l’indipendenza dei mass media negli ultimi anni hanno subìto in Russia un degrado catastrofico, mentre in quasi in tutte le regioni e in tutti i Paesi del mondo le libertà politiche si andavano consolidando. Ora la Russia in graduatoria si è trovata ad essere anche sotto ai Paesi dell’OPEC, l’unico gruppo di Paesi in cui, negli anni ’80 e ’90 si registrava una riduzione del valore in questione.
    Negli anni ‘90 e all’inizio di questo decennio il cambiamento della qualità degli istituti politici nei due più grandi Stati slavi, la Russia e l’Ucraina era stato quasi identico per rapidità e direzione. Un anno e mezzo fa tuttavia la situazione è cambiata radicalmente, e ora, tra i Paesi ad economia di transizione essi occupano posizioni opposte: l’Ucraina è diventato un Paese record per l’incremento delle libertà politiche, la Russia invece per la loro distruzione. E non c’è da stupirsi se nelle relazioni tra i due Paesi siano insorti tanti problemi: la Russia e l’Ucraina sono arrivate agli antipodi politici.
    Oggi in Europa sono rimasti solo tre territori parzialmente liberi: la Moldavia, la Bosnia Erzegovina, il Kossovo. E due Stati completamente non liberi, la Bielorussia e la Russia. Per l’indice di libertà politica, tra 194 Paesi del mondo, la Russia si è abbassata al 166mo-167-mo posto, trovandosi alla stessa quota di Paesi come Oman, Pakistan, Rwanda, Togo, Chad, Kirghizstan, Tagikistan, Azerbaigian, Vietnam, Zaire, Iran, Camerun, Costa d’Avorio, Emirati Arabi, Swaziland, Kazakhistan, Haiti, Zimbabwe. La Russia non è così indietro ai valori medi internazionali per nessun altro parametro, anche per la durata media della vita. Per gli indici di sviluppo politico la Russia non ha niente a che vedere con gli altri Paesi del G-8, il cui vertice dovrebbe proprio ospitare fra poco a Pietroburgo.
    “Noi e il “gruppo dei 7” apparteniamo a mondi politici diversi, anzi ci muoviamo in direzioni opposte: il G-7, assai in alto nella graduatoria in questione, incrementa progressivamente le libertà politiche, mentre la Russia, a bassa quota, continua a ridurle”, scrive Illarionov nel suo articolo.

La libertà come uno strumento di benessere economico
    Secondo l’ex consigliere economico del Presidente, “la libertà è uno strumento senza il quale il Paese non consegue né benessere, né sicurezza, né sviluppo, né rispetto”.
    Come esempio, Illarionov cita i valori medi del PIL pro capite in diversi gruppi di Paesi, suddivisi in base all’atteggiamento nei confronti della libertà politica. I Paesi liberi sono più ricchi di quelli non liberi, in media, di quasi 10 volte: il rapporto è di 28 mila a 4 mila dollari pro capite.
    Il passaggio dalla totale libertà alla totale mancanza di libertà, secondo l’economista, comporta un degrado economico: in Paesi del genere la crescita del PIL pro capite diventa negativa. Il passaggio dalla totale mancanza di libertà alla totale libertà rende la crescita economica più rapida della media internazionale.
    La libertà poi, secondo lo stesso Illarionov, influisce radicalmente sulla sicurezza dei cittadini di un Paese: protegge dalle guerre civili, difende le persone dalle pressioni statali, riduce il rischio di aggressioni ingiustificate ai Paesi vicini. Concludendo, Illarionov scrive: “La politica della non-libertà è la politica della pauperizzazione della popolazione, dell’arretramento del Paese, dell’indebolimento dello Stato. La non-libertà è un’impasse storica, la strada verso la catastrofe nazionale… Oggi la Russia non è un Paese libero, ma sicuramente lo diventerà. Il come è tutt’altro discorso”.

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