Numero 6(105)
Borat caustico non risparmia nessuno
L’Astana ufficiale soprassiede finarmente sullo humor del comico britannico
Gli allori conquistati dagli eroi del cartone animato South Park, già da tempo diventato il simbolo del politically incorrect, non danno pace al comico britannico Sasha Baron Cohen, che fino a poco tempo fa era noto solo al pubblico del canale televisivo MTV. Cohen in un anno ha interpretato diversi personaggi, e affrontando diversi temi, dalla questione ebraica alla guerra in Iraq, tuttavia il suo argomento preferito è diventato il Kazachistan.
All’inizio le autorità di Astana (la capitale del Kazachistan) si erano incollerite per i lazzi irriverenti del britannico, ma alla fine si sono dovute arrendere - in questi giorni il presidente del Kazachistan Nursultan Nazarbaev ha invitato la gente a ridere del film parodia che ha fatto tanto rumore. Alla conferenza stampa svoltasi durante la visita ufficiale di Nazarbaev a Londra, il presidente kazako ha dichiarato che vale la pena di guardare il quadro che dipinge il comico nel suo film con un pò di umorismo. Secondo il politico, la pubblicità negativa non esiste: allo spettatore infatti probabilmente verrà voglia di andare in Kazachstan a vedere come stiano veramente le cose.
L’epopea kazaka di Cohen era iniziata già l’anno scorso, quando l’artista aveva inventato il personaggio di Borat Sagdiev, un giornalista kazako. Era stato scelto come conduttore alla cerimonia di assegnazione dei premi di MTV Europa il 3 novembre a Lisbona. Cohen, tra una nomination e l’altra in forma scherzosa aveva raccontato al pubblico della vita dei kazaki. Nel corso dei festeggiamenti, sulla scena era apparso perfino un finto presidente del Kazachistan.
Bisogna dire che gli spettatori hanno appreso non poche cose interessanti, sul conto di tale Paese asiatico. In particolare, il divertimento preferito dei kazaki, stando a quanto racconta “Sagdiev” (chiameremo Cohen così, perché raramente poi in pubblico è uscito dal suo personaggio) è sparare ai cani, e tutti, grandi e piccoli fanno uso di alcol, non disprezzando nemmeno l’urina di cavallo fermentata.
Le perle aneddotiche di Borat Sagdiev avevano innervosito Astana. Infatti chi in Occidente non conosce tutte le sottigliezze dello stile di vita kazako (praticamente la maggiorparte della gente) dopo aver sentito tali piccanti informazioni si è incuriosito. Tutto ciò poteva danneggiare seriamente l’immagine del Kazachistan, che tra l’altro si accinge nel 2009 a presiedere l’OSCE.
Ciononostante i funzionari kazaki non hanno sporto denuncia, temendo evidentemente, nel tentativo di persuadere il mondo del fatto che non vi sia abuso di urina di cavallo tra le abitudini del loro popolo, di diventare gli zimbelli dell’opinione pubblica. Contemporaneamente “Borat Sagdiev” ha continuato a sviluppare il tema del Kazachistan: apice dell’escalation è stata la produzione del film “Borat Sagdiev. Ricerche culturali sull’America a beneficio del glorioso Stato del Kazachistan”. Una delle prime scene del film ritrae la partenza del giornalista kazako per l’America su un’automobile trainata da un cavallo. La prima del film doveva tenersi a Toronto, l’8 ottobre. Tuttavia, dopo i primi 15-20 minuti la proiezione è stata interrotta per motivi tecnici. Ma la stampa di tutto il mondo ha segnalato l’evento. I critici che avevano già visionato la pellicola hanno dichiarato di non aver mai visto niente di più politically incorrect (specialmente nei confronti dell’America), di più volgare, ma allo stesso di più divertente.
È curioso come la campagna pubblicitaria del film sia coincisa con i preparativi alla visita del presidente del Kazachistan Nursultan Nazarbaev negli USA. “Borat Sagdiev” non si è lasciato sfuggire l’occasione. Poco prima dell’arrivo di Nazarbaev negli Stati Uniti, l’artista ha fatto la sua comparsa alla Casa Bianca, per consegnare personalmente al presidente degli USA George Bush l’invito alla prima del suo film. Chiaramente non hanno lasciato entrare il comico nella Sala Ovale. Contemporaneamente il Kazachistan ha iniziato a condurre per tutta l’America una campagna di controinformazione volta a smantellare l’immagine della repubblica creata da “Sagdiev”.
E ciò non ha impedito tra l’altro al comico di ascrivere tutto ciòalle maligne macchinazioni dell’Uzbekistan, uno Stato confinante col Kazachistan. Quindi nel mirino dello humor sagdieviano è finito un altro Paese asiatico (anche se forse Cohen ha dovuto dare una sbirciatina all’atlante geografico). Sul suo sito “Borat Sagdiev” ha spiegato che le dichiarazioni rilasciate presumibilmente dalle autorità di Astana sulla parità dei sessi e delle confessioni religiose non è altro che una propaganda maligna dell’Uzbekistan, Paese dove vivono solo gli stolti. “Sagdiev” ha anche dichiarato che l’addetto-stampa dell’ambasciata del Kazachistan negli USA, Roman Vasilenko è una spia uzbeka, “ricercata dai nostri agenti”. Ma tutto questo non gli è bastato. “Se l’Uzbekistan continua disinformare sul fatto che i kazaki non bevono urina di cavallo, non puniscono gli omosessuali e non esportano ogni anno 300 tonnellate di pubi, ci vedremo costretti a bombardare le città uzbeke con le nostre catapulte”, citava alla lettera la dichiarazione di “Sagdiev”.
“Borat Sagdiev” probabilmente non pensava che la gente l’avrebbe preso talmente sul serio da rimanere scandalizzata. Alcune uscite del comico hanno letteralmente scioccato gli americani. Per esempio, salutando gli spettatori del rodeo tenutosi a Salem, in Virginia, ha consigliato al presidente Bush di “bere il sangue di tutti gli uomini, le donne e i bambini dell’Iraq”. Inoltre l’attore, presentato agli spettatori come un ospite venuto dal Kazachistan desideroso di dimostrare la sua stima nei confronti del popolo americano ha intonato la propria versione dell’inno nazionale degli USA, sostituendo la consueta frase finale “the home of the brave” (“la casa dei prodi”) con la frase “your home in the grave” (la vostra casa è la tomba”).
Ma alla fin fine le battute di “Sagdiev” gli hanno conquistato una fama notevole; l’hanno notato anche degli importanti produttori cinematografici di Hollywood. Già è trapelato che “Sagdiev” reciterà in un film assieme a Johnny Depp. Si tratta di un soggetto di Tim Burton; “Sweenie Todd”, sarà il titolo, e le riprese cominceranno a febbraio del 2007. Le storie sul Kazachistan hanno fruttato all’attore quindi consistenti dividendi. E probabilmente in Kazachistan avranno capito l’antifona, decidendo saggiamente di prendere con più indulgenza le trovate del britannico. Un conto infatti è essere il capro espiatorio di “Borat Sagdiev” agli occhi dell’intero pianeta, un altro è fornire ulteriore ispirazione al comico per le sue trovate non sempre felici.
Non avrebbe alcun senso condurre un’indagine seria sulle ragioni del successo del film “Borat Sagdiev. Ricerche culturali sull’America a beneficio del glorioso Stato del Kazachistan”. Nessun tentativo di valutare in maniera profonda l’unicità delle immagini che restituisce, sia sullo schermo che nei termini della quotidianità non porterebbe a nulla. Non fosse altro che per la semplice ragione che tutta la sua attrattiva e il suo humour si trovano ad un livello più basso di quelli normalmente valutati dalla critica tradizionale.
Come si potrebbe mai giudicare con serietà un personaggio che afferma che il soprannome di suo padre è “lo Stupratore”, e che egli risulta anche suo nonno materno? O che dichiari che il suo fratello minore è talmente anormale e fissato con la pornografia, da essere stato confinato in una gabbia, mentre la sua amata sorella è la quarta nel rating delle migliori prostitute del Kazachistan? E tutte quelle mortali catapulte che minacciano il sovrano Stato dell’Uzbechistan, e le squadre di acchiappazingari nelle quali il nostro eroe ha militato?
Borat Sagdiev è effettivamente comico. È comico non perché manovra con destrezza sul campo sul quale, nel luminoso passato del Kazachistan non lasciavano scendere i minori di 16 anni. E neanche perché ha fatto oggetto delle sue burle un mondo completamente sconosciuto agli americani e alla maggior parte degli europei, dove effettivamente potrebbe succedere di tutto - dalla produzione di versioni erotiche dei “Teletubbies” alle gare nazionali di tiro al bersaglio (dove il bersaglio sono i cani). È comico perché con il suo modo di fare avvalora la vecchia verità per la quale con un’espressione intelligente sul viso si compiono i gesti più idioti. E in questo senso i politici americani, gli operatori dello show-business e anche semplicemente gli ordinari cittadini non si rivelano neanche di poco migliori dei loro colleghi asiatici.
Stranamente, perfino la stessa compagnia di produzione cinematografica 20th Century Fox, che aveva sostenuto le spese per il viaggio di “Borat” si è messa in una situazione imbarazzante, riducendo ben due volte nel giro di pochi giorni il numero delle copie da distribuire per la prima del film. Prendendo una simile decisione, il management si è basato sui sondaggi pubblici tradizionali condotti presso segmenti di popolazione che hanno come unica fonte di informazione le reti televisive o i cartelloni pubblicitari per le strade. E tra questi solo il 30% aveva sentito parlare di “Borat”, contro all’80% che sapeva dell’uscita proprio in quei giorni del terzo film su “Babbo Natale”.
Come risultato, la miopia del management, che non aveva considerato la popolarità di Borat Sagdiev sui network dei massmedia si è rivelata non meno chiaramente della mancanza di originalità di alcuni personaggi dei film della compagnia. Le ottocento copie di “Ricerce culturali sull’America” non solo hanno incassato più delle duemila copie di “Babbo Natale”, ma hanno anche battuto il record d’incassi per i lungometraggi a proiezione limitata (meno di mille cineschermi) fissato da “Farenheit 9/11”. Non solo. Con una media di incassi per copia proiezione superiore ai 31.500 dollari, il film ha scalato le classifiche, arrivando solo dopo “Pirati dei Caraibi” e “L’Uomo Ragno”, e superando persino “Guerre stellari. La vendetta dei Sith”.
Con queste premesse, meritano solo compassione i tentativi degli altri Paesi, tra cui la Russia, come sostiene “Variety”, di proibire la proiezione di questo film sconclusionato, pieno di insinuazioni mostruose, al limite della decenza, ma incredibilmente divertente. Infatti la capacità di ridere non solo degli altri, ma di sè stessi da sempre contraddistingue le persone psichicamente sane da coloro che all’opposto, sono ossessionate dalla moralità. E quanto all’arte di saper ridere di sè stesso, il signor Borat ne ha da vendere. Prendiamo ad esempio l’affermazione secondo la quale gli ebrei sarebbero colpevoli della morte dei dinosauri e della comparsa dell’uragano “Katrina”. Infatti, tra l’altro il vero “padre” di Borat Sagdiev - Sasha Baron Cohen è di nazionalità ebrea.
Ma i governi dei vari Paesi commettono lo stesso errore della dirigenza della 20th Century Fox. Borat Sagdiev è un fenomeno assolutamente virtuale, e coloro che hanno già avuto modo di constatare il carisma non comune del “giornalista kazako” in televisione sicuramente guarderanno il suo film, o procurandosi copie pirata, o violando tutti i diritti d’autore su internet. E attenderanno con impazienza sugli schermi l’altro personaggio di Cohen, l’omosessuale Bruno, la “voce della televisione austriaca giovane”. Con l’auspicio che la compagnia cinematografica Universal Pictures, che si è già prenotata allo scopo con un contratto da 42 milioni di dollari, sia più lungimirante della concorrente Fox.
Brevi cenni biografici
Borat Sagdiev è nato nel 1972 a Kuzek, nella Repubblica socialista sovietica del Kazachistan, madre Asimbala Sagdieva e padre Boltok lo Stupratore. Già dalla prima infanzia i rapporti con la madre sono risultati difficili, e a quanto afferma lui stesso, più di una volta ella gli avrebbe detto che sarebbe stata felice “se l’avesse violentata qualcun’altro, e non il padre di Borat”. Borat ha una sorella, Natal’ja, “sacerdotessa dell’amore” famosa in tutto il Paese, e un fratello, Bilo, il cui tratto distintivo sarebbe “una testa molto piccola e delle braccia molto forti”. Sagdiev è stato più volte sposato. La sua prima e più amata moglie, Mariam Ptuljakbaj è morta tragicamente per mano di un cacciatore che l’aveva scambiata per un orso. Sagdiev ha tre figli adolescenti e 17 nipoti. Il suo animale domestico preferito era un cingiale di nome Igor’, che la sua famiglia ha poi mangiato per diversi mesi. Per ammissione dello stesso Sagdiev, il suo curriculum professionale è molto esteso: dal tecnico riparatore di freezer al collettore di sperma di bestiame. In gioventù gli è anche toccato lavorare come acchiappazingari, e ha fatto anche carriera, con esercitando costantemente la propria abilità nel colpire con precisione gli zingari da una distanza di 15 metri. Aveva dei conti in sospeso con i rappresentanti del popolo nomade, dato che molti anni fa una delle sue mogli era stata rapita da loro, e la poverina, stando alle parole del giornalista, aveva dovuto “entrare in contatto con un cavallo nella maniera più sconveniente possibile”. Tra i passatempi di Sagdiev ci sono il ping-pong, i balli da discoteca, e fotografare donne espletanti funzioni naturali dell’organismo.
(materiali Wikipedia).
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