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Numero 7(52)
Una legenda chiamata Marlen

    La gloria della prestigiosa attrice tedesca Marlen Dietrich era vertiginosa.
    Tutto il mondo la chiamava “l’angelo azzurro” dopo il fulmineo successo del film dello stesso nome del regista Joseph von Stenberg. La sua bellezza e il suo fascino divennero un simbolo dell’epoca. Le donne si facevano pettinature alla Marlen Dietrich, imitavano le sue andatura, maniere, mimica. La vita privata della grande attrice e cantante è piena di misteri ed enigmi che destano sempre un vivo interesse. Nell’anno del centenario della “legenda chiamata Marlen” molti teatri del mondo hanno dedicato le loro prime alla memoria dell’attrice. Neanche Mosca è rimasta fuori con due prime primaverili che scoprono le particolarità della vita di Marlen Dietrich...
    Il Teatro Gogol ha presentato in prima “Marleni” mentre che il Teatro delle Nazioni ha fatto conoscere al pubblico lo spettacolo “Mia madre è Marlen Dietrich” tratto dal libro dei ricordi della figlia della grande attrice. Entrambi gli spettacoli sono confessionali e commoventi.
    L’opera “Marleni. Le dive d’acciaio prussiane” è fatta da una giovane scrittrice tedesca Thea Dorn che ha definito il genere della sua opera come grottesco psicologico. Marleni è un’abbreviazione di due nomi femminili: Marlen e Leni. Il secondo è quello dell’attrice e regista Leni Riefenstahl. Lei è nota per il film “Il trionfo della volontà”, documentario sul congresso di Norimberga girato su ordinazione di Hitler. Questo lavoro ha valso a Riefenstahl un’accusa di consenso con il nazismo e addirittura di collaborazione con il fascismo. Lei non è riuscita a provare che il film non era altro che un documento storico che non rifletteva passioni personali dell’autrice. Sospesa dal lavoro Leni Riefenstahl se n’è andata nel Sudan divenendo un fotografo assolutamente rispettabile.
    Per il voler della scrittrice dell’opera, Marlen e Leni passano insieme l’ultima notte di vita di Dietrich. La situazione è ovviamente inventata. Lo spettacolo si costruisce attorno ai dialoghi delle due donne. In un incontro fantastico di teatro si mescolano una struggente tragicità e situazioni comiche. Le prestigiose donne ricordando gli episodi degli anni vissuti cercano di giustificare l’una all’altra gli eventi delle loro vite.
    Marlen appare come una vecchia alcolizzata, zoppa, quasi calva, orrenda. Nel finale lei si trasfigura indossando una marsina nera, austera ed elegante, ed un alto cilindro, vestito caratteristico di Marlen nell’auge della gloria.
    Anche chi non conosce affatto il russo certamente proverà un gran piacere teatrale nel brillante duetto femminile. Marlen è interpretata dalla primaria attrice del teatro Gogol Svetlana Bagarnik, nella parte della sua opponente recita l’attrice del Grande teatro drammatico Svetlana Kriuchkova. Per esibirsi in questo spettacolo l’attrice di San Pietroburgo promette di venire a Mosca ogni mese.
    Lo spettacolo “Mia madre è Marlen Dietrich” è messo in scena al Teatro delle Nazioni da Anatolij Ledukhovskij. È stato anche proprio lui a scrivere un’opera teatrale sul libro dei ricordi della figlia di Marlen, Maria Riva. L’immagine dell’inconcepibile Marlen come un’ossessione persegue la figlia anche dopo la morte della madre. Lei occupa tutti i suoi pensieri, è presente quasi come una visione nella sua vita. Ricordandosi degli episodi dell’infanzia la figlia prova a mettersi nei piedi di Marlen, celicola dello stellare Olimpo.
    Ledukhovskij, dirigente del “Modelteatr” di Mosca, ha messo in scena uno spettacolo raffinato e stravagante. I dettagli più caratteristici dell’allestimento scenico sono sfarzose pellicce talari, marsine nere con guarnizioni nivee e rosse sangue e... bare disposte in preciso ordine geometrico sulla scena (lo scenografo è A. Cerepanov). La parte di Marlen è interpretata da Elena Kozelkova, un attrice appassionata, nervosa, fine. Non ha paura di essere brutta nel interpretare la vita del suo personaggio, una vita più ricca di un romanzo avventuristico, segnata ora dal lusso, ora dalla miseria, ora dalla venerazione, ora dall’oblio.
    Nel ruolo della figlia Galina Zaborskaja-Vermeer, un’attrice sconosciuta al pubblico moscovita. Dopo un breve lavoro al Teatro per ragazzi di Riga, lei si è trasferita in Germania dove lavora al teatro “Satyricon” di Brema. L’attrice recita in maniera sobria e disperata. La sua eroina giustifica ed incolpa la madre, nella sua febbrile immaginazione Marlen si configura ora come una bella viziata per la quale la figlia è un peso malaccetto, ora come una vecchia senza risorse bisognosa della figlia in quanto unico “legame” con la vita sfuggente... Che da un immenso fastidio a tutte e due...

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