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Numero 15(60)
La Russia nel 2003 più stabile di molti altri Paesi.
Come prima, d’altronde.


    Sebbene siano passati quattro anni dal momento della svalutazione, e i tassi di crescita economica stiano calando, i rischi di sconvolgimenti economici nella FR sono bassissimi.
    Sullo sfondo della crisi in Argentina, della situazione tesa in Brasile e del calo degli indici dei titoli nei Paesi industrializzati, la Russia appare come un’isola di stabilità economica per i prossimi anni.
    I Paesi in via di sviluppo sono stati sempre sottoposti a quattro tipi di crisi: quella della bilancia pagamenti, quella valutaria, quella budgetaria, nonché quella dei debiti. Ognuna di esse, oltre a non minacciare la Russia nel 2003, non ha presupposti per sorgere nei prossimi anni.
    Per quanto riguarda la bilancia dei pagamenti, nel 2002 in questo settore si registrano notevoli miglioramenti. Anzitutto va notato che, sebbene l’aumento delle importazioni continui, il volume delle stesse, rispetto al primo semestre del 2001, è cresciuto, nei primi sei mesi di quest’anno, solo dell’8%. Tale aumento poco significante ha permesso di mantenere la bilancia dei pagamenti alla quota di 10% del PIL, una delle più alte fra tutti i Paesi. Nel primo semestre di quest’anno, poi, il deficit del conto del movimento dei capitali si è ridotto del 30%: ciò vale a dire che, in Russia, rispetto ai primi sei mesi del 2001, sono entrati 3 miliardi di dollari in più. Tale miglioramento è stato un riflesso dell’aumento del rating delle aziende russe, nonché del fatto che ora esse possono accedere più facilmente ai mezzi mutuati stranieri. La Russia, del resto, rimane sempre indietro rispetto ad altri Paesi per l’entità dei capitali procacciati: mentre in Cina arrivano annualmente circa 40 miliardi di dollari, in Russia ne vengono 10 volte di meno: solo 4 miliardi di dollari all’anno.
    La situzione del mercato valutario è del tutto prevedibile e stabile. La Banca Centrale della FR ha accumulato riserve auree valutarie per un ammontare di 44 miliardi di dollari, ossia 10 mesi di importazioni. Inoltre, il mantenimento della dura regolamentazione in merito alla circolazione valutaria consente alla BC di controllare la situazione sul mercato. Per quanto riguarda la situazione budgetaria, anche in questa sfera non ci sono motivi per preoccuparsi. Nel 2002, il bilancio federale sarà chiuso con un proficit dello 0,7% del PIL: il governo, cioè, spenderà meno di quel che riceverà. La riserva finanziaria a fine anno potrà ammontare a più di 3 miliardi di dollari, il che crea un buon margine di sicurezza, per il governo, riguardo al servizio dei debiti esteri. Se i tassi d’interesse sui mercati mondiali saranno abbastanza alti, la Russia potrà pagare 15 miliardi di dollari di debiti senza dover accedere ad altri prestiti stranieri.
    Ma anche il problema dei debiti, tutto sommato, non esiste più. Il debito interno, rispetto al PIL, costituisce solo il 2%, e il rapporto fra il debito estero e il PIL (il 40%) è dieci volte inferiore a quello dei Paesi dell’America Latina. L’accumulazione della riserva finanziaria permetterà di ridurre il peso fiscale anche in futuro. I pagamenti esteri nel 2003 sono uguali all’entità dei pagamenti effettuati quest’anno, visto che negli anni 2001-2002 il governo ha estinto anticipatamente una parte del debito verso il FMI e ha riscattato dal mercato le obbligazioni del prestito valutario interno per un ammontare di 1,5 miliardi di dollari.
    Attualmente nell’economia mondiale si è delineato un altro problema: la dipendenza della crescita economica dalla situazione dei mercati dei titoli. Nei Paesi economicamente sviluppati il calo del 10% dei mercati dei titoli comporta la riduzione delle spese fatte dai consumatori e costa ad un Paese la riduzione dello 0,4% dei ritmi di crescita del PIL. In Russia anche in questo campo la situazione è diversa: il consumo interno non dipende assolutamente dal mercato dei titoli, dato che questo mercato è molto ristretto. Questo fatto può essere oggetto di una discussione teorica, se ciò sia bene o male, ma l’esperienza dimostra che proprio questo fattore consentirà alla Russia di manifestare notevoli tassi di crescita nel 2002, mentre molti Paesi sono in fase stagnante.
    Tuttavia, il tallone d’Achille della Russia è sempre quello: i prezzi del petrolio. Le società petrolchimiche e la Gazprom danno al Paese il 50% dei proventi d’esportazione, il 30% delle entrate nel budget e il 25% degli investimenti. E’ evidente che, per quanto radicale sia la riforma fiscale ed altri mutamenti, sarà impossibile ridurre la dipendenza dal petrolio nei prossimi anni. Anzi, come ha ripetutamente detto il primo ministro, il governo ha intenzione di ridurre prossimamente la tassazione dei settori non relativi alle materie prime, deducendo la rendita delle materie prime dal settore pertrolchimico. E ciò significa che la dipendenza dal settore petrolchimico, almeno per il periodo della riforma fiscale, aumenterà considerevolmente.

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