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Numero 19(64)
2003: l’ultima chance per le riforme

    Benché nel 2002 le riforme siano continuate, esse sono diventate molto più lente rispetto al 2001, cosicché il primo semestre dell’anno prossimo sarà, probabilmente, segnato dall’ultimo scatto delle riforme prima delle elezioni.
    Mentre nel 2001 si era badato prevalentemente alla riforma fiscale, nel 2002 l’attenzione si è spostata verso gli aspetti puramente finanziari, come la riforma delle pensioni e i cambiamenti della legislazione bancaria. Alcune iniziative del 2002 avranno un’importanza speciale. In particolare, in conformità ai progetti legge approvati, relativi alla riforma delle pensioni, dal 2004 i privati potranno investire la parte accumulata della pensione non solo tramite il fondo statale delle pensioni, ma anche tramite fondi e aziende di gestione private. Anche se l’esperienza di altri Paesi dimostra che circa il 90% dei pensionati preferiscono lo stesso affidare i loro mezzi allo Stato, comunque la comparsa di questo diritto di gestire i propri soldi pensionistici è un segnale positivo.
    E’ stato molto significativo anche il cambio della direzione della Banca Centrale (BC): la nuova équipe si è proposta soprattutto di far rinascere la politica monetaria e creditizia nella sua forma completa. Le aste dei depositi e dei repo, iniziate a novembre, diventeranno strumenti efficienti per mezzo dei quali la BC in futuro regolamenterà il settore finanziario, come si fa nei Paesi sviluppati.
    Va notato, del resto, che i punti più conflittuali della riforma bancaria, come di quella pensionistica, sono stati comunque rimandati a più tardi o sono ancora da realizzare. Si tratta in primo luogo della dichiarazione della BC secondo la quale essa avrebbe intenzione di far corrispondere il capitale bancario al suo valore reale. Ma anche se questo proposito può essere mille volte giusto, il problema è se e come può essere realizzato. Per le banche, infatti, portare il capitale al suo valore effettivo vuol dire aumentare le spese del business bancario. Proprio per questo, sembra preoccupante la recente dichiarazione dei rappresentanti della BC, relativa alla necessità di proibire alle aziende registrate nei paradisi fiscali di avere in proprietà il capitale bancario, per aumentare la trasparenza del settore bancario. Non sarà molto difficile trasferire formalmente la proprietà dal paradiso fiscale ad un’azienda russa, cosicché questa misura non farà un effetto notevole sul funzionamento delle banche. Successivamente, del resto, essa potrebbe essere usata per annoverarla ufficialmente tra le realizzazioni pratiche, anche se in realtà non si riuscirà a progredire.
    Per quanto riguarda la riforma delle pensioni, il punto conflittuale è quello concernente l’autorizzazione, rilasciata ai fondi pensionistici privati e alle aziende di gestione private, di gestire i soldi. Benché tale diritto sia previsto formalmente dalla legge, in realtà le limitazioni per la partecipazione a questo sistema risultano durissime. In particolare, le aziende di gestione devono avere una quinquennale esperienza di lavoro sul mercato, non meno di 100 clienti e, come minimo, 3 milioni di dollari in amministrazione fiduciaria. Secondo quanto rileva Elisabeth Hebert, la direttrice del fondo Pallada, il progetto legge avvantaggia di fatto i fondi più ricchi e non quelli più affidabili. In questo modo, rimane aperta la questione circa l’affidabilità degli investimenti dei mezzi pensionistici.
    La Duma di Stato non ha che sei mesi per l’attività legislativa, perché al secondo semestre del 2003 tutti saranno impegnati nella preparazione alle elezioni. Nei sei mesi che restano il Parlamento dovrà approvare, in terza revisione, la legge sui fondi pensionistici privati, discutere la legge sull’assicurazione dei depositi, approvare gli emendamenti alla legge sulle banche e sull’attività bancaria. Considerato che tutti questi progetti legge suscitano accesi dibattiti già alla fase del loro esame presso il governo, l’esito delle discussioni alla Duma non è affatto chiaro.
    Oltre ai problemi finanziari, rimangono irrisolti alcuni altri problemi cruciali per l’economia. Così, è stata approvata, in prima revisione, la legge sulla riforma dei servizi comunali, la quale, del resto, non include l’introduzione del pagamento completo dei servizi di questo settore. Se la legge sarà approvata definitivamente così com’è adesso, ciò significherà praticamente il rinvio della riforma dei servizi comunali fino al 2005. La legge sulle concessioni, un’altra legge fondamentale per la riforma dei servizi comunali, non è ancora stata presentata alla Duma e rischia di perdersi durante le mediazioni nei corridoi del potere.
    Il governo, da parte sua, ha dichiarato più di una volta la necessità di ridurre il peso fiscale, ma non ha fatto passi concreti verso il conseguimento di quest’obiettivo. La riduzione dell’IVA fino al 17%, rispetto al 20% di oggi, o la diminuzione dell’Imposta sociale unitaria fino al 30%, rispetto al 35,6% di oggi, sono necessarie per mantenere la crescita economica nella situazione in cui il cambio reale del rublo continua a rafforzarsi. Nel contempo, entrambe le misure chiedono, da parte dello Stato, una politica di spese più contenuta, ma sarebbe ingenuo crederci alla vigilia delle elezioni.

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