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Numero 1(46)
Il deflusso del capitale si riduce?

    Il calo dei prezzi del petrolio nel quarto trimestre del 2001 ha costretto gli esperti ad attendere con una certa ansia la pubblicazione della bilancia dei pagamenti.
    Le cifre preliminari, pubblicate dalla Banca Centrale della FR (BC) ai primi di gennaio, non sono risultate, dopotutto, proprio desolanti. I proventi d’export hanno costituito 103 miliardi di dollari, rispetto a 106 miliardi di dollari, guadagnati dalla Russia nel 2000. I proventi d’esportazione del petrolio si sono ridotti solo di 1 miliardo di dollari, fino a 24,4 miliardi di dollari all’anno. Dalle vendite del gas, poi, la Russia ha ricavato addirittura 1 miliardo di dollari in più, rispetto al 2000, cioè, 17,5 miliardi di dollari.
    Ma l’aumento delle importazioni del 18% non ha dato gioia a nessuno, anche perché proprio nel quarto trimestre la loro entità è cresciuta del 20%, fino a 15 miliardi di dollari. Evidentemente, il rincaro dei prodotti nazionali, motivato dalla crescita dei prezzi interni costringe sia i consumatori finale, sia i produttori ad optare per il consumo dei prodotti stranieri. Visto che, secondo le previsioni degli economisti, il rafforzamento del cambio reale del rublo nel 2002 costituirà dal 2% al 6%, la tendenza dell’incremento delle importazioni si manterrà anche nell’anno corrente.
    D’altra parte, c’è una buona notizia: un certo miglioramento del calcolo del movimento dei capitali. Mentre nel 2000 dalla Russia erano stati ufficialmente esportati 21 miliardi di dollari, nel 2001 il deflusso ha costituito 17,5 miliardi di dollari.
    Secondo le stime preliminari degli esperti, nel 2001 sarebbe avvenuta una riduzione del deflusso dei capitali. Tradizionalmente, il termine “deflusso dei capitali” significa l’esportazione dei mezzi monetari da un Paese tramite canali illegali o mezzo legali. Non esiste un metodo universale che permetta di valutare questi flussi, ma di solito nel calcolo di questo valore si tiene conto di errori netti e di omissioni, dell’aumento dei proventi d’export non pervenuti e in parte anche anticipi commerciali e crediti. Le stime relative al 2001, tuttavia, sono assai diverse. Così, secondo i dati del Centro dello Sviluppo, il deflusso dei capitali si sarebbe ridotto da 25 miliardi di dollari nel 2000 a 14 miliardi di dollari nel 2001, ma secondo la stima degli esperti dell’Alfa-bank, esso sarebbe rimasto invariato, alla quota di 26 miliardi di dollari all’anno. Nel contempo, tutto sono d’accordo che il deflusso dei capitali, senza dubbio, non aumenta e che i risultati del 2001 sono assai migliori di quelli attesi. Vuol dire che il desiderio del governo di restituire nel Paese 200 miliardi di dollari, accumulati attualmente sui conti off-shore, comincia a realizzarsi?
    E’ probabile che nei prossimi anno o due, il trend della riduzione del deflusso dei capitali si mantenga o addirittura si rafforzi. Da una parte, la stabilizzazione della situazione economica interna, in particolare l’estinzione anticipata di una parte dei pagamenti fiscali del 2003 e la riduzione del peso fiscale, riducono l’attrattiva del trasferimento dei mezzi all’estero. Inoltre, secondo le stime del governo, la parte del settore sommerso nel PIL è diminuita dal 25% nel 1999 al 18% nel 2003. Non vanno dimenticati, infine, gli sforzi, mirati al controllo del movimento dei capitali, applicati dalle autorità russe, nonché dalle organizzazioni mondiali. Mentre prima dell’11 settembre del 2001, l’amministrazione del Presidente statunitense non era molto attiva in questo settore, dopo la tragedia di New York le indagini sui conti off-shore diventano una parte importante della lotta contro il terrorismo e il controllo delle operazioni sospette s’intensifica. E’ evidente che i detentori dei conti off-shore nel 2002 staranno meno al sicuro che prima. Nel contempo, per ora è impensabile la restituzione di 200 miliardi di dollari in Russia. Si può ipotizzare, anzi, che, nonostante frequenti dichiarazioni delle autorità russe circa la necessità di accelerare il ritorno dei soldi russi in Russia, l’afflusso di tanti dollari creerebbe per le autorità più problemi che vantaggi. Sì, è vero che la restituzione dei capitali consentirebbe di aumentare gli investimenti e stimolerebbe la crescita economica. D’altra arte, però, l’afflusso dei capitali destabilizzerebbe la bilancia dei pagamenti e comporterebbe il rafforzamento rapido del corso nominale del rublo, o una brusca crescita di riserve auree valutarie, l’aumento della massa monetaria e l’inflazione. In ogni caso, avverrebbe il rapido rafforzamento del cambio reale del rublo, e l’industria russa perderebbe la competitività di prezzi. Proprio per questo, se il deflusso dei capitali, pur segnalando che gli imprenditori russi non siano molto inclini a fidarsi degli investmenti in Russia, fosse ridotto notevolmente, ciò recherebbe un grave danno alla Russia e metterebbe la sua economia sull’orlo di una nuova crisi.
Evgenija Orlovskaja

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