Numero 2(47)
Israele: cresce la violenza
La situazione in Israele, già molto tesa dal settembre 2000, si è fatta rovente nelle ultime settimane.
Per iniziare, un terrorista solitario si è introdotto con la forza nella sala in cui si svolgevano i solenni festeggiamenti
del raggiungimento della maggiore età della figlia di una famiglia di immigrati e ha aperto il fuoco contro tutti.
L’organizzazione Al Fatah capeggiata da Arafat ha rivendicato l’attentato terroristico.
Il governo di Israele ha accusato Arafat di essere stato il responsabile dell’accaduto e ha promesso di “dare una lezione che
non dimenticheranno”. Dopo qualche ora degli F-16 israeliani hanno lanciato dei missili contro uno degli edifici del servizio
palestinese di sicurezza a Tulkarem, dove sono poi irrotte decine di carri armati israeliani. In più, carri armati palestinesi
e veicoli blindati a Ramallah sono avanzati verso la residenza di Arafat, che già da qualche settimana è bloccato lì.
Contemporaneamente, gli israeliani hanno tentato di paralizzare la propaganda palestinese, radendo al suolo l’edificio di sei
piani della stazione radiofonica “La voce della Palestina”. La cosa ha comunque sollevato soltanto un’ondata di proteste da parte
dell’Unione Europea e dell’Unione internazionale dei giornalisti, dei giornalisti palestinesi che informano sulle gioie della
jihad e del martirio patito per difenderla.
Il 22 gennaio due file di carri armati israeliani e di veicoli armati sono entrate nella città di Shkem. I capi dell’organizzazione
terroristica palestinese HAMAS hanno annunciato che “ vendicheranno crudelmente” la morte dei propri attivisti. Gli organi di
informazione palestinesi hanno diffuso la notizia della sfida di HAMAS alla “guerra totale contro Israele”.
Intanto un palestinese, armato di mitra, ha sparato ad alcune decine di passanti nel centro di Gerusalemme.
Molte autorità israeliane si sono, a loro volta, affrettate a dichiarare che all’ordine del giorno c’è ora la questione della
restituzione totale dei territori passati ai palestinesi sotto il potere di Israele.
Alcune fonti vicine al ministro della Difesa d’Israele, Beniamin Ben Eliezer, hanno comunicato che questi avrebbe già cercato
di ottenere dal consiglio di sicurezza l’approvazione di un’ulteriore occupazione dei territori della zona “A”. Questa
iniziativa è stata però freddata dai membri della coalizione di sinistra del governo, provenienti dal Partito del Lavoro.
E’ giunta inoltre notizia che gli israeliani stanno insistendo a che Arafat lasci il Paese e abbandoni la politica.
Semion Ciarnij
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