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Numero 9(73)
La Russia è diventata membro effettivo del FATF

    Per più di due anni, dal 2000, la Russia e’ stata presente nella “lista nera” dell’organizzazione: questa lista comprende i Paesi che lottano in modo insufficiente contro il riciclaggio di redditi criminali.
    Solo allora il FATF attrasse l’attenzione delle autorità russe. Fu rapidamente approvata la legge “Sull’opposizione alla legalizzazione (riciclaggio) dei redditi ottenuti in via criminale”, e quasi subito dopo l’entrata in vigore della legge, il 1 novembre 2001, fu creato, presso il Ministero della finanza, il Comitato per il monitoraggio finanziario (CMF, servizio di informazioni finanziarie). Questo dicastero funziona di fatto dal 1 febbraio 2002. Da quel giorno, i mediatori finanziari, sotto pena della revoca della licenza, si sono messi ad informare il CMF su tutte le transazioni la cui entità superava i 600 mila rubli. Alla fine del 2002, le competenze del CMF sono state ampliate: da quel momento il Comitato si è messo a controllare le operazioni relative al finanziamento del terrorismo. Oggi i materiali raccolti dal CMF hanno permesso di intentare 10 cause penali.
    Nell’ autunno dell’anno scorso, gli esperti dell’organizzazione hanno ammesso che la Russia “ha fatto progressi notevoli” nella lotta al riciclaggio dei redditi criminali. Alla sessione autunnale del FATF, svoltasi dal 7 al 9 ottobre del 2002 a Parigi, il nostro Paese è stato escluso dalla “lista nera” e ha ottenuto lo status di osservatore presso l’organizzazione, la quale ha consentito alla Russia di partecipare all’esame di alcune norme elaborate da quest’ organizzazione. Ed ecco che sei mesi dopo la Russia è diventata membro a pieno titolo del FATF.
    Secondo quanto ha comunicato il 19 giugno Viktor Zubkov, il capo della delegazione russa alla sessione del FATF a Berlino, presidente del Comitato per il monitoraggio finanziario, da quel momento la Russia è dibentato membro a pieno titolo di quest’organizzazione.
    Anche il Presidente della Russia ha approvato l’adesione al FATF. “L’entrata della Russia in quest’organizzazione è un buon segno, il riconoscimento degli sforzi della Russia mirati al raggiungimento dei rispettivi scopi”, ha detto Putin durante la conferenza stampa tenuta al Cremlino. “Per prevenire il deflusso illegale dei capitali dalla Russia lavoriamo molto sia all’interno del Paese, sia con i nostri partner all’estero”, ha rilevato il capo dello Stato.
    La membership in quest’organizzazione certamente darà al Paese una serie di vantaggi: in primo luogo, l’adesione alla FATF deve contribuire all’aumento degli investimenti esteri nell’economia russa. Zubkov è sicuro, infatti, che il volume degli investimenti esteri in Russia dipende direttamente dall’entrata della Russia in quest’organizzazione internazionale. “L’adesione al FATF garantisce che la Russia s’impegnerà nella salvaguardia degl’ investimenti esteri ”, ha precisato.
    In secondo luogo, per l’impresa russa, la rimozione dalla “lista nera” vale a dire che la minaccia di sanzioni ufficiali per le compagnie russe e’ passata. La permanenza della Russia nell’elenco dei Paesi che non cooperano con il FATF comporterebbe sia un danno per i dirigenti del Paese, sia perdite reali per il business russo. Così l’Unione Europea già l’anno scorso aveva minacciato di applicare sanzioni economiche e finanziarie nei confronti dei Paesi e territori, messi nella “lista nera” dalla Commissione internazionale per il riciclaggio dei soldi sporchi (FATF). Tra le eventuali misure si menzionavano il divieto per le persone fisiche e giuridiche di aprire conti nei Paesi dell’UE, l’introduzione di limitazioni alle operazioni finanziarie con questi Paesi.
    In terzo luogo, l’approvazione dell’adesione della Russia al FATF dimostra l’aumento del prestigio della Russia tra i Paesi industrializzati del mondo, la crescita della fiducia del settore bancario russo, nonché avrà un effetto positivo sull’economia e sulle strutture bancarie del Paese. Tra i principali “bonus” che la Russia otterrà come membro effettivo del FATF, il capo della delegazione russa Viktor Zubkov ha rilevato la partecipazione allo sviluppo degli standard internazionali della lotta al riciclaggio del denaro. Un compito notevole, ma poco pratico.
    La membership nella FATF, infine, è in larga misura una questione di prestigio: se un Paese è annoverato fra quelli che non lottano sufficientemente contro il riciclaggio, l’organizzazione può raccomandare ai suoi membri, che sono ormai trenta, di applicare nei confronti di tale Paese determinate misure. Si potrebbe citare, a questo proposito, un esempio attinto dalla storia contemporanea dell’Ucraina. Nell’ inverno di quest’anno questo Stato non solo è finito nella “lista nera”, ma ha dovuto subire le sanzioni economiche applicate dai Paesi membri del FATF su raccomandazione della stessa organizzazione. Di conseguenza, la maggior parte dei flussi finanziari da questi Paesi, orientati verso l’Ucraina venivano ritenuti sospetti, ed è diventato assai difficile per le aziende straniere aprire una filiale nel suo territorio. E’ aumentato inoltre il costo dei trasferimenti dei soldi in e dall’Ucraina. E se gli ucraini non si fossero urgentemente impegnati nella legislazione “antiriciclaggio”, avrebbero perso entro poco tempo i loro principali partner commerciali. Di conseguenza, l’Ucraina potrà abbandonare la “lista nera” del FATF, nella migliore delle ipotesi, solo nel 2003. Quindi, sebbene dal punto di vista formale il FATF sia lontano dalla politica, premia pero’ i suoi membri con alcuni “strumenti” dl’influsso politico.
    Nel contempo, non è possibile dire che tutto sia rosa e fiori: l’adesione al FATF impone alla Russia alcuni impegni rilevanti. Così, ad esempio, un ostacolo inatteso è quello posto dal Codice penale della Federazione Russa, il quale castiga in modo insufficientemente duro i crimini finanziari: l’articolo 174 del Codice penale della Federazione Russa prevede pene inflitte a norma di legge solo per il riciclaggio dei capitali accumulati in via criminale in grosse entità: si tratta cioè delle cifre che superano 2000 retribuzioni minime (900.000 rubli). Le operazioni illegali per un ammontare minore sono castigate in Russia dal Codice amministraivo e non penale, ma ciò non va bene al FATF. Secondo il FATF, la responsabilità penale deve essere subita per il riciclaggio di qualsiasi somma di denaro, ottenuta in via criminale. La Duma di Stato sarebbe comunque disponibile per apportare urgentemente nel Codice penale gli emendamenti necessari.
    Un altro fatto interessante: secondo le informazioni del Comitato per il monitoraggio finanziario, da quando esso esiste, cioè dal novembre del 2001, agli organi di pubblica sicurezza sono stati consegnati 4800 materiali relativi ad operazioni finanziarie sospette, ma in seguito alle indagini sono state intentate solo dieci cause penali. La Russia pertanto dovrà veramente svolgere un lavoro notevole di perfezionamento della sua legislazione, se vuole lavorare con successo nell’ambito del FATF.

    P.S. Il giorno dopo l’adesione della Russia al FATF, quest’organizzazione ha approvato la versione riveduta e corretta di “40 raccomandazioni” in merito alla lotta contro il riciclaggio dei redditi criminali, tenendo conto dei metodi più sofisticati, usati oggi dai criminali per riciclare i soldi. Ora i 31 Paesi presenti nel FATF penseranno come sarà possibile metterle in pratica. La nuova versione delle raccomandazioni irrigidisce le richieste nei confronti della rendicontazione degli istituti finanziari e costringe le agenzie immobiliari, i venditori di pietre preziose e dei metalli presiosi, gli avvocati, i notai, i contabili, i casinò ed anche i venditori delle società fiduciarie e in genere le persone giuridiche a verificare se i loro clienti non riciclano soldi accumulati in via criminale: questa è la prima conseguenza dell’adesione della Russia al FATF. Nessuno può dire come saranno le altre conseguenze. In ogni caso, la Russia deve pensarci bene: oggi siamo nel FATF e domani all’orizzonte sorgerà il WTO... E infine, una cosa essenziale: la Russia deve ricordare che sarà costretta a rispondere degli impegni assunti.

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