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Numero 9(73)
Ondata di atti terroristici a Mosca
La Cecenia ha imboccato la strada della Palestina


    L’attentato terroristico verificatosi durante il festival di musica rock “Krylia” ha definitivamente dissipato ogni residua illusione in merito all’ ulteriore andamento della campagna cecena. Ora la Russia può affrontare la lotta ai separatisti secondo lo scenario palestinese.
    Maskhadov intanto copia quasi completamente l’atteggiamento di Jasser Arafat, presentando condoglianze formali alle vittime dell’atto terroristico, ma dichiarando allo stesso tempo che si tratta di una reazione del popolo indignato, suscitata dalla politica degli occupanti, e che tale reazione continuerà fino a quando non saranno cominciate le trattative con lui. Quest’ attentato è diventato in un certo senso simbolico. E’ stato effettuato il giorno dopo la pubblicazione del decreto del Presidente Putin con il quale sono indette per il prossimo 5 ottobre le elezioni presidenziali in Cecenia. Se queste elezioni avranno luogo, e se saranno riconosciute dalla comunità internazionale, com’è già successo con il recente referendum sulla Costituzione, allora la legittimità di Maskhadov sarà ridimensionata, ed egli, ormai ufficialmente, diventerà un ribelle.
    Sabato, 5 luglio, quindi, verso le ore 15.00, le persone che stavano nei pressi delle biglietterie vicine all’aerodromo di Tuscino, dove si svolgeva il concerto rock, hanno sentito un botto forte. Quando il fumo si e’ diradato hanno visto una ragazza cecena che giaceva in una pozza di sangue, e che è morta pochi minuti dopo per la perdita di sangue. Il suo ordigno esplosivo non ha funzionato come doveva, pertanto essa ha ucciso solo sè stessa. L’altra esplosione, operata quasi subito dopo dalla seconda kamikaze, tra la folla dei giovani che stavano vicino alle casse, ha avuto effetti assai più drammatici. Le terroriste si sono fatte saltare vicino alle casse, perchè sono state bloccate dalle guardie che le guardavano con sospetto; le due donne erano infatti vestite in modo alquanto pesante per quella giornata di grande calura.
    In tutto per i due attentati terroristici sono morte 14 persone, comprese le terroriste. Altre 50 sono state ricoverate con ferite più o meno gravi. Per evitare il panico il concerto non è stato interrotto (e più tardi, la TV l’ha mostrato in differita, rimuovendo i momenti “tristi”), gli operatori di telefonia cellulare hanno staccato i propri ritrasmettitori in quella zona, mentre il pubblico veniva a poco a poco evacuato con i pullman. Se dunque quelli che avevano mandato le terroriste contavano di operare un massacro imponente si sono sbagliati. A Mosca, l’8 luglio è stato un giorno di lutto. Il Presidente Putin ha dichiarato che è necessario assistere prima di tutto i feriti, ed anche “fare tutto ciò che dipende da noi per sostenere moralmente ed economicamente i famigliari dei morti”. La vice premier Galina Karelova ha comunicato subito che il Governo federale e quello di Mosca divideranno a metà le spese per il pagamento delle compensazioni ai famigliari di coloro che sono morti durante l’atto terroristico nel quartiere di Tuscino (100 mila rubli, ossia oltre tre mila dollari); ai feriti ricoverati (50 mila rubli, ossia oltre millecinquecento dollari); a quelli che hanno usufruito dell’assistenza medica in un ambulatorio (3 mila rubli, ossia un po’ meno di 100 dollari).
    Praticamente tutti i leader mondiali hanno fatto le loro condoglianze. Il Presidente del Consiglio dei ministri dell’Italia Silvio Berlusconi, a nome del Governo italiano, ha presentato profonde condoglianze al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, ai parenti ed agli amici delle vittime degli attentati avvenuti nell’aerodromo di Tuscino. Nella lettera spedita al capo dello Stato russo Berlusconi ha rilevato che si tratta di un atto terroristico barbarico. Tale “violenza è inammissibile nel mondo d’oggi”, ha sottolineato il premier italiano.
    Che gli attentati di Tuscino non rappresentino un’iniziativa isolata, ma solo il primo di una serie di atti terroristici, è diventato ovvio quando nella notte fra il 9 e il 10 luglio, in via 1-ma Tverskaia-Iamskaia, in pieno centro di Mosca, è stata fermata una donna cecena che aveva nella borsa un ordigno esplosivo di fabbricazione domestica. Secondo le ultime informazioni, la bomba era caricata con circa 400 grammi di esplosivo (in equivalente al tritolo). La sostanza esplosiva dell’ordigno, secondo i dati preliminari, sarebbe la così detta “plastide” che viene usata dalle forze armate. Lo stesso tipo dell’esplosivo c’era anche negli ordigni fatti esplodere nell’aerodromo di Tuscino. Mentre si cercava di disinnescarla, la bomba è esplosa, ed è morto un esperto ventitreenne del Servizio federale di sicurezza (FSB). La terrorista arrestata è stata identificata: è un’abitante della Cecenia, nata nel 1980, ha comunicato all’agenzia di stampa “Novosti” un portavoce degli organi di pubblica sicurezza di Mosca. Secondo informazioni non confermate, riferite all’agenzia Interfax da una fonte facente capo agli organi tutori della legge, la donna si chiama Zarima Muzhikhoeva, di etnia inguscia, residente del villaggio Assinovskaia del distretto Achkhoi-Martanovskij della Cecenia. Sembra che suo marito fosse morto durante la campagna cecena.

La storia della vicenda
    Una serie di attentati realizzati mediante esplosioni operate dai kamikaze era iniziata nella stessa Cecenia qualche mese fa. In tal modo si era cercato di ammazzare Akhmad Kadyrov, il Presidente ad interim della Cecenia, di demolire la sede del Ministero degli Interni di Cecenia, ecc. Gli agenti del FSB sono riusciti di recente a fermare una kamikaze che stava per commettere un altro atto terroristico, prima di morire di una grave perdita di sangue. Non si sa quanto siano serviti i risultati dell’interrogatorio per gli agenti, ma sicuramente sono stati assai utili per le forze armate federali che hanno messo in piedi per mezzo sua una clamorosa campagna di Pubbliche Relazioni. La donna ha detto di essere stata sequestrata dai guerriglieri, i quali, prima di mandarla a farsi esplodere, le avrebbero iniettato una forte dose di un preparato psicotropico. La maggior parte dei kamikaze comunque fa in tempo a far saltare il proprio “carico” mortale, insinuandosi nei posti, in cui non dovrebbero capitare mai: capitarvi, infatti, è una cosa impossibile senza un’assistenza “dall’interno”. Ed ecco Kadyrov, il presidente della Cecenia ad interim, “non esclude” la possibilità della presenza di traditori fra le stesse strutture dell’ ordine pubblico.
    E’ difficile del resto che gli attentati dei kamikaze portino la vittoria ai separatisti o facciano guadagnare loro la simpatia del popolo ceceno. Potrebbe nascerne piuttosto un effetto contrario: gli uomini impauriti si metteranno a prendere le distanze dai guerriglieri, potrebbe anzi cominciare una nuova fuga di massa dalla repubblica.

Conclusioni
    Gli attentati terroristici, come al solito, hanno dato la luce verde ai sostenitori delle misure dure. Vladimir Putin, nel suo intervento durante la riunione del Governo, svoltasi il giorno dopo gli attentati di Tuscino, ha detto: “Nessuno Stato al mondo si lascia guidare dai terroristi; non lo farà neanche la Russia. Perchè anche il primo passo in questa direzione segnerebbe l’inizio di una scissione dello Stato, e allora il numero delle vittime aumenterebbe di decine, centinaia e migliaia di volte”, ha rilevato il Presidente. Le azioni decise contro i separatisti, i quali, a detta di Putin, sono “forse la parte più pericolosa della rete terroristica internazionale”, “devono essere esatte e selettive”. “Essi devono essere stanati dagli scantinati e dalle grotte in cui si nascondono, ed eliminati”, ha aggiunto il Presidente. Il presidente della Duma di Stato, Selezniov, non ha risparmiato termini ancora più duri, avendo proposto di ripristinare la pena capitale per “i criminali accusati di terrorismo”. Per ironia della sorte, Selezniov ha fatto questa proposta a Rotterdam, dove capeggiava la delegazione russa arrivata alla sessione dell’ Assemblea Parlamentare del Consiglio d’ Europa, che aveva appena confermato il rifiuto della pena capitale. Sembra quindi che la Russia debba attendere vittime sempre nuove, come già ve ne sono state tante in Cecenia. Proprio alla vigilia degli ultimi attentati, infatti, è stata pubblicata la cifra delle perdite subite dalle truppe del Ministero degli interni: 2240 persone. E quante sono le vittime subite da altri dicasteri e dai civili?

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