Numero 9(73)
Cabina di regia economica per il Vicepremier Ed ora tocca a Fini Dopo la verifica di Governo è la volta del Leader di AN
Verifica di Governo all’interno della maggioranza, e Gianfranco Fini ne esce con il ruolo di Coordinatore delle Politiche Economiche del Governo.
“Due paginette…si sono riuniti per decidere che per cucinare la pasta bisogna fare bollire l’acqua”, come dire che la montagna ha partorito il topolino, questo il sarcastico commento di Piero Fassino, Segretario dei DS, dopo il vertice che ha messo ha confronto i leader dei quattro partiti della CdL: Silvio Berlusconi per Forza Italia, Gianfranco Fini per Alleanza Nazionale, Umberto Bossi per la Lega Nord e Marco Follini per l’UDC. Dato non insignificante è che i primi tre sono rispettivamente Presidente del Consiglio dei Ministri, Vicepresidente dello stesso Consiglio e Ministro delle Riforme, e che tutti e tre hanno il loro ufficio a Palazzo Chigi. Il solo Follini non fa parte della compagine governativa, ma per il semplice fatto che l’UDC nasce dalla fusione tra CCD, CDU e Democrazia Europea con gli ex Segretari dei primi due partiti che sono ora rispettivamente Presidente della Camera dei Deputati (Pierferdinando Casini) e Ministro delle Politiche Comunitarie (Rocco Bottiglione), quest’ultimo anch’egli con il proprio Dicastero ubicato a…Palazzo Chigi.
Dopo la sconfitta alle elezioni provinciali di Roma, persa da Alleanza Nazionale, e dopo quella alle regionali del Friuli Venezia Giulia, dove ad essere sconfitta è stata una candidata leghista, proprio questi due partiti avevano reclamato a gran voce la necessità di un chiarimento, mentre l’UDC, forte dei successi al sud si era tenuta fuori dalle polemiche, così come Forza Italia che non avendo registrato in termini di partito flessione alcuna aveva cercato di mediare tra le insoddisfazioni e le recriminazioni degli alleati. Per dirla con Bossi sembrerebbe ora che Berlusconi abbia trovato “la quadra” per mettere d’accordo un po’ tutti: all’insoddisfatto Vicepremier, che fino ad ora non aveva referati, è stata affidata quella tanto invocata cabina di regia delle politiche economiche che effettivamente, con un Berlusconi presente-assente per sei mesi visti gli impegni europei, potrebbe essere cruciale per l’azione di Governo; alla Lega Nord è stata promessa la realizzazione di quella Devolution che è la bandiera della svolta governativa del Carroccio. E se c’era chi temeva che il nazionalismo di AN fosse un freno è stato lo stesso Fini a dichiarare che “no, anzi, ora bisogna accelerare sulla strada delle riforme”. Lo stesso Bossi ha dichiarato di essere stato tranquillizzato da Berlusconi che gli ha promesso la “realizzazione delle riforme entro il 2004” precisando che se si vorrà porre mano alla riforma elettorale con un ritorno verso quello che un tempo era il vituperato proporzionale (sarebbero favorevoli anche forze totalmente all’opposizione come PRC) bisognerebbe “però prima varare il Senato delle Regioni”.
Chi, invece, vorrebbe tanto che il Governo tirasse il freno a mano è l’apparato sindacale che parrebbe, per una volta, avere ritrovato unità d’intenti. Uno dei primi temi su cui dovrà concentrarsi l’azione di Governo, come ha ricordato il Ministro del Welfare Roberto Maroni, sarà quello delle pensioni, tasto dolente sul quale è giunto prontamente l’altolà del sindacato. Se le pensioni verranno toccate la protesta dei lavoratori iscritti a CGIL, CISL e UIL è garantita, e non è escluso che si arrivi -con il supporto già annunciato di partiti quali PRC, Verdi e Comunisti Italiani- alla proclamazione di un nuovo sciopero generale, così come avvenne, sullo stesso argomento, ai tempi del primo Governo Berlusconi. A smorzare i toni ci ha provato il Presidente dei deputati di AN dicendo che “le pensioni si potranno toccare solo se ci sarà un’ampia convergenza fra politica e parti sociali, e comunque senza toccare i diritti acquisiti”.
Il Presidente del Consiglio, in un momento in cui la magistratura sembra aver allentato la morsa sui suoi guai giudiziari, potrebbe dunque vedersi costretto ad affrontare una nuova offensiva sindacale sullo stile di quella messa in scena contro la riforma dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. A quelle imponenti manifestazioni, che portarono milioni di Italiani in piazza a protestare contro le scelte del centrodestra, è seguito però un referendum dagli esiti desolanti per i vari Epifani e Bertinotti di CGIL e Rifondazione Comunista. Vuoi vedere che un’altra montagna, questa volta eventualmente a sinistra, sta per partorire un altro topolino?
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