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Numero 3(83)
Padova ci regala il suo Giotto

    La Biblioteca statale russa di letterature straniere sarà visitata da una mostra veramente singolare. Il suo nome, “Giotto a Padova”, può emozionare diversi appassionati d’arte. Ma dopo aver provato un’emozione così, chiunque sia appassionato dovrà ricordare che la pittura di Giotto è murale e quindi “non esportabile”.
    Il dilemma si risolve in modo semplice: è chiaro che a Mosca non arrivano gli affreschi stessi, ma le loro fotocopie. La copia architettonica della famosa cappella degli Scrovegni, realizzata nella scala 1:4, permetterà di visitare un monumento che si trova lontano migliaia di chilometri. Le dimensioni del plastico sono abbastanza notevoli (2,58 m per 5,53 m) per entrarvi e guardare attentamente le fotocopie degli affreschi interni. Tutto il ciclo degli affreschi famosi è riprodotto all’interno di un plastico di legno. A parte questo, saranno esposte le foto degli affreschi nella scala 1:3. Le foto sono state fatte subito dopo il grande restauro della cappella, terminato poco tempo fa.
    Il 25 marzo 1305, dopo la fine dei lavori di affrescamento, la cappella degli Scrovegni fu benedetta per la seconda volta (per la prima volta era stata benedetta subito dopo la fine della costruzione). Da allora diventò un luogo che attrae fortemente gli appassionati della pittura e i pittori. Grazie all’opera di Giotto, Padova diventò per un periodo assai lungo un centro di pittura monumentale. Oggi la Cappella degli Scrovegni è uno dei cicli di affreschi di Giotto che si trovano in condizioni migliori.
    E’ difficile sovravvalutare l’importanza di Giotto nell’arte del Trecento, e in genere nella storia dell’arte. Pietro Lorenzetti, Piero della Francesca, Raffaello Sanzio, Mantegna, Michelangelo, Bosch e Velasques: tutti questi e molti altri artisti hanno percepito e usato nella loro opera i procedimenti e le scoperte di Giotto. Basta sfogliare un album con le riproduzioni degli affreschi del maestro per assicurarsi che l’età di sette secoli non riduce il loro effetto artistico. Ma un album è una copia troppo povera delle raffigurazioni a più metri.
    Gli affreschi monumentali possono sembrare qualcosa di imponente e duraturo. Il legame stretto che esiste tra la pittura e l’architettura fa pensare che gli affreschi, cosi’ come gli edifici, si fanno per secoli. La storia dell’arte dimostra peraltro che la pittura monumentale è molto vulnerabile. Spesso anzi è meno resistente della pittura a cavalletto. Le tele, le tavole colorate, i fogli grafici finiscono nei musei, nelle collezioni private, dove vengono custoditi con cura. Le raffigurazioni murali, anche se sono dotate di un certo status del preciso monumento storico, e fanno parte di un complesso museale, sono più indifese. Il tempo, i cataclismi naturali, le ristrutturazioni urbane, le guerre, i vandali e il flagello maggiore degli ultimi tempi, l’inquinamento dell’aria: tante cose possono arrecare danni agli affreschi murali. Il criterio più importante della sopravvivenza è l’attenzione dei posteri: soltanto la loro cura può custodirli, e la loro indifferenza può distruggere i capolavori.
    L’esempio di molti affreschi monumentali, che sono stati fatti nel Novecento e non sono soravvissuti fino al Duemila, fa capire quanto è fragile quest’arte. Così, nella Russia del secolo scorso, a parte i fattori fisici, gli affreschi murali erano danneggiati da numerosi cambi dell’ideologia, dall’atteggiamento utilitaristico che hanno subìto cosi’ come nei confronti della carta da parati. Coprire con un colore dei plafond mosaici e a pitture nella metropolitana di Mosca o togliere l’intonaco dal soffitto nella hall dell’albergo “Moskva”: cose del genere tuttora non sono ritenute qualcosa di vergognoso. Figuriamoci gli affreschi del Trecento: la loro esistenza è un miracolo.
    A differenza di altri oggetti esposti nei musei, gli affreschi non possono viaggiare. Una mostra del soffitto della Cappella Sistina infatti è priva di senso, mentre molti altri capolavori della pittura vanno spesso in giro per il mondo. Per i musei russi l’avanguardia russa del primo Novecento è diventata addirittura una fonte di guadagno: le opere di Kandinski, di Malevich, di Kliun, di Chagall sono sempre in giro, date in affitto a diversi musei. E nelle sale della pittura della Galleria Tretiakov ci sono solo manifesti delle esposizioni estere di queste opere. Gli impiegati della Tretiakovka hanno già dato ai pittori dell’avanguardia un soprannome tenero “benefattori”. La pittura murale, quindi, non può essere trasportata per definizione. Fin dall’Ottocento peraltro gli ammiratori dell’arte antica avevano cominciato a fare copie degli affreschi: per documentarli, per custodirli e per restaurarli, se serve. Quelle copie hanno avuto anche una funzione espositiva: dovevano “sostituire” i capolavori. Così, di recente, la Galleria Tretiakov ha presentato una mostra di icone e di affreschi del grande maestro russo Dionisio. Il pubblico di Mosca, naturalmente, poteva vedere solo le copie degli affreschi, fatti dal pittore cinquecento anni fa nel monastero Ferapontov nei pressi di Vologda. Se torniamo agli affreschi della Cappella degli Scrovegni, va rilevato che le foto hanno lo stesso ruolo di tali copie: con esse viene fissato il processo dei restauri, si realizza il controllo della condizione degli affreschi, e infine, una loro riproduzuione. E, poi, certamente, le foto permettono di esporre opere uniche dell’arte lontano da Padova. Dopo i lavori di restauro, durati dal 1985 al 2002, gli affreschi sono apparsi rinnovati, ripuliti dai plurisecolari strati di polvere.
    La mostra ha già visitato Barcellona e Jerona, Weimar, Friburgo, Taipei, Santiago del Cile e Cordoba (Argentina). La sua comparsa nella Biblioteca delle letterature straniere è un’esperienza nuova per il pubblico di Mosca. E’ ovvio che le copie non possono sostituire le opere autentiche, ma d’altra parte è evidente che sarà possibile ottenere alcune impressioni visive e spaziali della Cappella degli Scrovegni e dei suoi affreschi, senza lasciare la capitale russa. Più tardi la mostra sarà presentata a Pietroburgo. E oltre alle foto il pubblico potrà prendere conoscenza di un depliant che parla della cappella degli Scrovegni e dei restauri avvenuti.

    Biblioteca statale delle letterature straniere, via Nikoloyamskaja, 1. Dal 22 marzo al 22 aprile.

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