Numero 3(83)
Sui corpi e sui fotografi
“Gli incontri culturali” fra due popoli sono un affare di portata statale. Quando Paesi così ricchi culturalmente come la Russia e la Germania si mettono d’accordo per scambiarsi esperienze culturali, il programma delle iniziative si protrae per due anni. Le “Serate di dicembre” presso il Museo statale di belle arti Puskin sono state uno dei prodotti di questo programma, prima ancora in Germania si era svolta la mostra “Mosca-Berlino”, la quale fra poco verrà da noi (per qualche motivo sarà esposta nel Museo storico e non nella Galleria Tretiakov). La pausa venutasi a creare viene colmata dal progetto fotografico “Sui corpi e su altre cose, La fotografia tedesca del Novecento”, che ha occupato tutte le sale della Casa della foto di Mosca.
Le mostre che sono costruite in base ad un concetto del curatore, e che nel contempo pretendono di rappresentare lo spirito nazionale non fanno novità. Qualcosa come questo è stato mostrato dagli americani nell’anno scorso nel Museo di collezioni private: le foto dal MOMA, selezionate in base ad un determinato concetto. Alla Casa della foto di Mosca sono esposte fotografie di maestri autorevoli di tempi diversi, che peraltro non seguono una retrospettiva tradizionale (sembra che sia ormai ritenuta qualcosa di noioso e un mauvais ton), ma un zigzag, delineato dal pensiero teso del curatore.
Perché “Sui corpi”, è chiaro: siamo in primavera, i fotografi hanno strofinato gli obiettvi delle loro Zeiss e sono pronti a scattare imagini di uno spogliarello universale... La vita delle mostre sta annusando l’aria di marzo in cerca di una corporeità. Diversi curatori di Mosca, ne sono certo, hanno già concepito qualche esposizione con una sfumatura erotica, come i loro colleghi tedeschi. Ma uno difficilmente può indovinare che cosa vuol dire la seconda parte del titolo “... e su altre cose”, prima che visiti le sale della Casa della foto di Mosca.
Tutto si rivela più serio dei soliti “nudi”, anche se sono di qualità. “Altre cose” sono qualsivoglia attributo del mondo esteriore nei confronti del corpo. L’interazione del corpo, come entità individuale, con tutto ciò che è “altro”, diventa un modello di costrutti politico-sociali e legati all’incoscio collettivo, mentre la mostra delle foto si trasforma, né più, né meno, nella storia della Germania. Si parte dai tempi successivi alla Prima guerra mondiale: i tedeschi si guardano, presi da uno shock di dolore, e, nella migliore delle ipotesi, come August Sander, distinguono i tipi sociali della Repubblica di Weimar: un notaio, un cretino, la moglie di un architetto, uno studente... Dopo, arrivano “La nuova visione” di Laszlo Moholy-Nagy, “La nuova materialità” di Werner Mantz, una specie di “nuova antichità” di Leni Riefenstahl, ecc., attraverso le vicende storiche e culturali del Novecento fino ad oggi.
Se si cerca di discernere la cronologia in questa esposizione disordinata, è possibile dire che la parte più distinta visualmente e più interessante è quella che si conclude con le marce nazional-socialiste e con una foto analoga al “Sedere volante” di Borodulin (“La vincitrice” di Leni Riefenstahl). Anche dopo la Seconda guerra mondiale compaiono peraltro campioni quasi perfetti di chiaroscuri, come la continuazione minimalista della “Nuova materialità” di Peter Ketman. Ma più tardi, dopo la fashion foto degli anni 60 (“Mikkie in un abito verde mela di tessuto crespato, con il carré giallo pallido” di Ph.-K. Gundlach), iniziano svolte strane, non tanto della raffigurazione, quanto della coscienza dei fotografi. Le opere forse corrispondono ai tempi in cui sono state fatte: senza considerare poche esclusioni, come “La contemplazione del sole a mezzanotte”, le foto non suscitano emozioni, a meno che non sia un tremito fisiologico o un pensare intenso. Pare che nel secolo del digitale il corpo umano cominci ad essere percepito dai fotografi come un errore inspiegabile all’interno della matrice.
La Casa della foto di Mosca. Via Ostozhenka, 18. “Sui corpi e su altre cose. La fotografia tedesca del Novecento”. Fino al 15 aprile.
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