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Numero 9(89)
Crisi e prospettive di sviluppo
del sistema bancario russo


    Ora i problemi del settore bancario richiamano molta attenzione da parte degli imprenditori e degli studiosi russi e occidentali. Alcune fonti russe hanno addirittura ipotizzato che fosse possibile la crisi bancaria e la ripetizione delle vicende dell’ agosto 1998. L’Espresso ha pensato di parlarne con il professor A.I. Miliukov, il presidente dell’Associazione banche russe, per appurare l’essenza di una questione così importante e per precisare quali sono i problemi ele prospettive diuna prossima evoluzione del settore bancario.

    – Come valuta, Anatolij Illarionovich, lo stato attuale del settore bancario russo? Come sono visti i problemi esistenti dalla Sua Associazione e che contributo può dare prossimamente allo sviluppo del settore bancario?
    – Per me la condizione attuale del settore bancario è abbastanza soddisfacente. Tale stima è basata su alcuni motivi: anzitutto, si verificano dinamiche positive del settore bancario negli ultimi anni. Vediamo ad esempio gli anni 2001, 2002 e 2003, come i più indicativi (negli anni 1999-2000 esisteva una certa stagnazione, dovuta alla crisi del 1998). La situazione del settore bancario è spesso caratterizzata dall’indice del rapporto fra gli attivi delle banche e il PIL. All’inizio del 2001 tale rapporto era del 32%. Tre anni dopo, cioè all’inizio del 2004, l’indice è cresciuto fino al 42%. In tal modo è cresciuto del 10% (in punti percentuali): è una dinamica positiva. Ciò peraltro non è sufficiente: ne parleremo ancora. L’altro criterio della “solidità” del settore bancario è l’aumento dei crediti. All’inizio del 2001, i crediti, rispetto al PIL, ammontavano all’11%, e all’inizio del 2004, al 18%. E’ aumentato, poi, il numero di prodotti bancari, l’assortimento di servizi, si evolve la rete delle banche (filiali, succursali, agenzie, ecc.). Ricordiamo il 1997, cosa succedeva alla vigilia della crisi: la nostra situazione era allora assai preoccupante, perché nella maggior parte delle banche i tempi in cui ricevevano le risorse non coincidevano con quelli in cui rilasciavano i crediti. La liquidità fu allora l’indice bancario più traballante (in qualsiasi momento i contribuenti creditori potevano richiedere indietro i proprii soldi ad una banca che li aveva già piazzati e non poteva farcela a soddisfare in tempo le richieste dei clienti). Le analisi di oggi dimostrano che la maggior parte delle banche, soprattuto quelle medie e grandi, controllano la liquidità e rispettano generalmente le normative, stabilite per esse dalla Banca Centrale.
    Possiamo citare altri indici che caratterizzano positivamente l’attività delle banche negli ultimi anni. Ma i problemi certamente esistono. Ne rilevo alcuni fra i principali. Il più importante secondo me è questo: malgrado la crescita così positiva del sistema bancario il suo livello e il peso specifico rispetto al PIL, ai bisogni della produzione nazionale e dell’economia sono tutt’ altro che sufficienti. Vediamo l’indice forse più conosciuto, quello dei crediti: nei grandi Paesi industrializzati il volume dei crediti rilasciati supera addirittura quello del PIL, i crediti cioè lavorano con efficienza nel settore produttivo, nell’economia, e sono mezzi importantissimi che mandano avanti l’economia. Da noi invece, come ho già detto prima, con la dinamica positiva di crescita dei crediti, il loro peso specifico rispetto al PIL ammonta solo al 18%. E’ troppo poco. Vediamo perciò come si fanno in quattro, cercando soldi, molte imprese che non possono averli dalle nostre banche in seguito alla loro debolezza.
    L’altro problema è quello della bassa capitalizzazione delle banche. Oggi, la quotaparte delle banche rispetto al PIL, ammonta a circa al 6%. Anche se è una percentuale maggiore rispetto ai tre anni precedenti, in cui quest’indice era del 4%, è, tuttavia, una cifra troppo bassa. L’incremento delle risorse e della capitalizzazione deve pertanto diventare l’obiettivo n.1 del nostro sistema bancario.
    C’è un altro, un terzo problema, venuto a galla in giugno e in luglio di quest’anno. Cerco di essere breve nel ricordare le relative vicende. La Banca Centrale ha revocato inaspettatamente la licenza alla Sodbiznesbank. Non è stata peraltro un’azione infondata. La Sodbiznesbak si comportava in maniera non proprio corretta nei confronti delle richieste da parte degli organi di sorveglianza. Non rispettava una serie di norme, aveva un capitale in un certo senso non pulito, “gonfiato” dal punto di vista economico, formato in maniera non del tutto legittima: tutto ciò turbava la Banca Centrale La Sodbiznesbank ha, poi, aumentato, in modo artificioso e infondato, gli interessi sui depositi della popolazione e si è messa ad attrarre tanti contribuenti. Di conseguenza, la Sodbiznesbank ha letteralmente “pompato” le risorse con i depositi dei contribuenti privati fiduciosi. La BC l’ha ammonita e biasimata diverse volte, ma i manager della Sodbiznesbank si comportavano in modo strano, sembrava che non reagissero. E’ stato, inoltre, appurato che la banca disponeva di soldi anche “sporchi”, che venivano riciclati e non inclusi nella contabilità.
    Invece di avvisarne pubblicamente la popolazione e di introdurre un regime speciale di amministrazione (senza revoca della licenza) in questa banca, senza arrecare danni ai contribuenti, la Banca Centrale si è comportata in modo completamente diverso: ha revocato la licenza, mentre nessuno se lo aspettava, spiegandolo con il fatto che i soldi della Sodbiznesbank non erano del tutto “puliti”. Naturalmente, sono state chiuse tutte le operazioni. Come se non bastasse, la Banca Centrale ha cercato di introdurvi in modo poco lesto la sua amministrazione: i suoi uomini per quindici giorni sono rimasti alla porta della Sodbiznesbank, in cui non venivano ammessi. Ne è sorta una situazione vaga che ha generato confusione e mancanza di serietà. Naturalmente, numerosi contribuenti (decine di migliaia) si sono messi a contestare, a ribellarsi, a bloccare le strade. La Banca Centrale è riuscita ad approfittare di questi fatti.
    Va aggiunto poi che i manager della Banca Centrale e alcuni altri dirigenti di dicasteri centrali hanno dichiarato di avere, nella loro lista, molte altre banche del genere. E le banche, in quella situazione, erano proprio prese dalla paura. Temevano che l’indomani le licenze potessero essere revocate alle banche contraenti, che i loro soldi sarebbero andati persi. Si sono messe, allora a contenere i finanziamenti interbancari, cioè a non rilasciare crediti ai propri partners, dei quali prima si fidavano. La catena cominciava a crescere pericolosamente.
    I finanziamenti interbancari si sono fermati, le banche sono “dimagrite”. Se in precedenza svolgevano la loro attività con i propri soldi, i soldi dei contribuenti e dei crediti procacciati da altre banche, ed era sempre stato un lavoro normale, in quel momento la situazione è radicalmente cambiata. Le risorse delle banche sono calate.
    Una storia del genere pertanto è accaduta con la Kredittrastbank, e dopo la stessa sorte è toccata alla Guta-bank.
    Il pericolo, i timori dei contribuenti e di altre banche si sono intensificati. Dovevano essere prese misure urgenti. Si partiva dal fatto che i presupposti economici della crisi non esistevano. Le banche generalmente avevano i soldi, il che è comprovato dalla presenza dei soldi sui conti correnti di corrispondenza, in cui i depositi sono aumentati da 100 a 150 e dopo anche fino a 200 miliardi di rubli. E’ stato un fattore preoccupante, dato che i soldi non andavano in circolazione, le banche subivano perdite, la catena poteva crescere, e ciò era molto pericoloso.
    In quella situazione, la nostra Associazione si muoveva in modo assai attivo. L’Associazione ha svolto alcune grandi riunioni, alle quali hanno partecipato i dirigenti della Banca Centrale, del Ministero delle finanze e dei presidenti delle banche più importanti. Sono state sviluppate alcune misure preventive, ma la situazione non migliorava. In seguito ad un’altra riunione dei banchieri svolta da Ignatiev, il direttore della BC, è stato sviluppato un sistema di provvidimenti.
    La Banca Centrale ha ridotto gli stanziamenti delle banche verso il Fondo di riserve obbligatorie (tutte le banche regolarmente versano il 7% delle loro risorse ai fondi di riserva). Di conseguenza, le banche hanno ottenuto 50 miliardi di rubli. Dopo un po’, è stata operata un’altra riduzione, fino al 3%. In tutto, le banche hanno ricevuto da questi provvedimenti 120 miliardi di rubli.
    La Banca Centrale ha deciso di accedere ad un’altra misura decisa, proponendo di cambiare la Legge sull’assicurazione dei depositi. I depositi presso tutte le banche, anche presso quelle che non superano la valutazione ufficiale, saranno conservati, in conformità alla nuova legge sull’assicurazione dei depositi. Ciò ha avuto un effetto positivo. Proprio il giorno dopo, il turbamento dei contribuenti è diminuito, le code sotto le banche sono diventate meno lunghe.
    Quanto all’Alfa-bank, è una questione a parte. Non si capisce assolutamente, come mai è finita nella “lista nera”. Secondo i manager della banca, ciò sarebbe dovuto agli sforzi dei concorrenti sleali che avrebbero pensato di compromettere l’immagine dell’Alfa-bank. I contribuenti si sono messi ad assalirla. La banca ha agito in modo deciso, dichiarando che le sue succursali sarebbero state aperte fino alle 9 di sera, e rilasciando soldi in modo abbastanza libero. L’Alfa-bank, forse in maniera non proprio legittima, ha introdotto una misura protettiva: il pagamento del 10% per il ritiro anticipato di un deposito. Oggi l’Alfa-bank restituisce questi soldi (quelli del 10%), ma in quel momento è stata una doccia fredda per i contribuenti in presa al panico, che ha costretto loro a pensare un po’ prima di andare a chiedere il denaro. Così è stata ottenuta una pausa, per due o tre giorni. Piano piano, poi, tutti hanno messo la testa a partito.
    I contribuenti si sono calmati. Capiscono che la Banca Centrale supporta le banche e darà il suo appoggio ad una banca che, per motivi anche infondati, si è trovata in una situazione difficile. Tale appoggio è già stato dato, infatti, alla Guta-bank, quando la Banca Centrale ha aiutato la Vneshtorgbank a comprare la Guta.
    L’Associazione delle banche russe continua ad insistere affinche’ la Banca Centrale conceda alle banche crediti di stabilizzazione. La Banca Centrale prima concedeva prevalentemente crediti nel portafoglio de rifinanziamento (cioè, con le garanzie ad alta liquidità). Ma ciò non basta. La Banca Centrale deve estendere la gamma dei crediti, concedendo anche crediti di stabilizzazione. Per farlo, bisogna ottimizzare la Legge sulla Banca Centrale. Occorre ottenere che la Duma di Stato autorizzi la Banca Centrale ad operare in modo attivo, deciso, usando anche i crediti di stabilizzazione.
    La Banca Centrale, secondo l’Associazione delle banche, dovrebbe, in quest’ottica, assumersi la responsabilità piena dello stato di cose nelle banche. La Banca Centrale deve avere gli strumenti che possa usare in qualsiasi momento, subito, per risolvere situazioni di emergenza.
    – Cosa può dire sulla crisi del sistema bancario, cioè quali sono i suoi motivi e i suoi effetti per i contribuenti, come per la società in genere. E’ possibile il ritorno della crisi di agosto 1998? Come vede il futuro del sistema bancario russo?
    – Non esistono motivi che possano provocare la crisi del sistema bancario, né economici, né metodologici, e neppure teorici, perchè le banche fanno parte del sistema economico generale del Paese. Se nel Paese in genere si svolge una crescita economica, se in genere si verificano cambiamenti positivi nell’economia (il budget ha un proficit alto, la Banca Centrale ha una somma enorme di riserve ed è pertanto in grado di supportare qualunque banca in qualsiasi momento, tutti i fattori della crescita di produzione nel Paese contribuiscono al progresso materiale, aumentano i tassi di crescita economica: nel mese di giugno sono ammontati al 7,8%), ciò tocca anche le banche che si sviluppano pure in modo stabile, e non possono essere viste separatamente da tutta l’economia.
    La questione è gonfiata. Possono apparire alcuni fattori particolari che sono capaci di allarmare la società. Il Paese, come la Banca Centrale, potrà estinguere qualsiasi focolaio di tensione.
    Non tutte le banche operanti sono ideali. Ci sono molte banche, la cui liquidità dovrebbe essere migliore. La Banca Centrale ora ha sviluppato un sistema di norme economiche e chiede di rispettarle anche tutti i giorni. La Banca Centrale deve “mettere alle strette”, in modo cauto e ponderato, gradualmente e coerentemente, quelle banche che si comportano in modo “indecente”.
    – Qual’è la posizione della Sberbank in questo processo? E’ veramente la più affidabile per i depositanti?
    – La Sberbank della Russia è la più stabile, perché, anzitutto il suo pacchetto di controllo appartiene allo Stato. Ha, poi, accumulato il 60% di tutti i depositi della popolazione. E’ una banca nazionale potente. La sua rete abbraccia tutto lo Stato. E certamente, in seguito alla sfiducia dei contribuenti, sorta nei confronti di alcune banche private, molti si sono rivolti, con i loro depositi, alla Sberbank.
    Ora i dirigenti della Sberbank hanno accettato di concedere crediti interbancari, con i propri mezzi, cioè, in un certo senso, si sono assunti la funzione della Banca Centrale del Paese. Loro, in realtà, supportano banche private, soprattutto quelle che hanno qualche copertura. Il lavoro di questo genere è già cominciato. Mi sembra addirittura che sia possibile una situazione in cui anche alcune altre banche più potenti del Paese contribuiscano in tal modo allo sviluppo dei finanziamenti interbancari. Parlo, in particolare, della Vneshtorgbank e dell’Alfa-bank che ha tantissimi attivi. E’ un’iniziativa assai interessante, da supportare in ogni modo.
    – Se ho capito bene, cioè, i contribuenti possono stare tranquilli e non temere svalutazioni, rivalutazioni, sequestri anticipati dei sepositi, o qulche altra specie di crisi?
    – Esattamente. I contribuenti possono stare assolutamente tranquilli, anche perché la comunità bancaria e la Banca Centrale hanno tratto un valido insegnamento da quel nervosismo, da quella psicosi e sfiducia. Quest’insegnamento servirà ad arginare tutte le fonti di tale nervosismo. Non sorgeranno quindi motivi oggettivi o soggettivi di eventuali problemi delle banche e del sistema bancario in generale.
    – Sono possibili brusche fluttuazioni dei cambi, relativi alle valute estere, come il dollaro o l’euro, sul mercato russo, e in particolare, su quello dei titoli?
    – I cambi valutari è un problema un po’ a parte. E’ vero, i cali e la crescita del cambio valutario possono esistere sempre. Così, quando c’era un periodo di una certa riduzione del cambio del dollaro, tutti si sono precipitati a ritirare i depositi in dollari. In prospettiva a lungo termine, ogni Stato è interessato alla stabilità, e in particolare, la stabilità della valuta, come siamo intetressati alla stabilità del rublo. Oggi disponiamo delle riserve ingenti (la Banca Centrale ha portato le sue riserve fino a 100 miliardi di dollari), ed è un sostegno importantissimo per il rublo. Non penso che, in prospettiva a breve termine, siano possibili scarti, alti e bassi bruschi.
    – E cose potrebbe dire sul fatto che le banche russe cominciano ad usare gli Standard internazionali di contabilità e di rendicontazione e su eventuali effetti che tale trasformazione può avere sul sistema bancario russo in genere?
    – Le banche, infatti, stanno passando ai nuovi standard di contabilità e di rendicontazione. Anzi, in seguito alle decisioni già prese, tutte le nostre banche preparano la contabilità secondo gli standard internazionali. Al 1 ottobre di quest’anno, esse per la prima volta presenteranno la rendicontazione fatta in base a questi standard internazionali. Tale rendicontazione peraltro sarà basata sui calcoli (cioè, la contabilità viene preparata secondo gli standard russi, e dopo è trasformata nella contabilità internazionale, usando i calcoli che partono da metodiche e coefficienti speciali, ecc.).
    E’, certamente, una mossa molto seria, perché gli standard internazionali della contabilità consentono di valutare più esattamente la solidità di ogni banca, le sue forze e i suoi attivi. Questi standard rendono anche più trasparente l’attività di qualsiasi banca. E’ un lavoro molto faticoso per le banche russe, ma, allo stesso tempo, è un orientamento giusto che diventerà gradualmente più esteso. Nel 2006, passeremo al sistema di rendicontazione nelle banche (quando sarà applicata realmente anche la valutazione dell’attività delle banche). E più tardi, verso il 2010, tutta l’economia del Paese, tutte le imprese e aziende commerciali passeranno agli standard internazionali.
    – Come vede il futuro del sistema bancario russo e che contributo può dare prossimamente la Sua Associazione al settore bancario?
    – Penso che il sistema bancario abbia una buona prospettiva. Non ci saranno miracoli, e in un anno o due non riusciremo ad ottenere cambiamenti radicali, ma il processo positivo andrà avanti. Lo Stato deve supportare gli sforzi delle banche, mirati alla crescita delle loro risorse finanziarie, e la loro capitalizzazione.
    – Per concludere: attende nei prossimi anni una riduzione del numero di banche piccole che oggi sono tante?
    – Tale riduzione ci sarà, ma si svolgera in maniera naturale, tramite fusioni, associazioni, ampliamenti, e anche mediante bancarotte. L’Associazione delle banche russe ha ottenuto un risultato molto importante: nel documento che regolamenta la nuova strategia di evoluzione del settore bancario della Federazione Russa per il 2004 e fino al 2008, è cancellato un punto che prevedeva la soppressione, entro il 2008, di banche piccole, il cui capitale non supera 5 milioni di euro. Non ci sarà più, quindi, l’obiettivo di eliminare così artificialmente piccole banche operanti. Le nuove banche peraltro dovranno avere un capitale che supera 5milioni di euro. In tal modo, l’ingrandimento delle banche ci sarà, ma non si svolgerò in via artificiale, mediante comandi.
    – Vale a dire che rimarranno poche banche pubbliche e tutte le altre saranno private?
    – Fra quattro o cinque anni di 1300 banche che operano oggi, rimarranno 700-800: si tratta, quindi, di una riduzione notevole. L’importanza di banche pubbliche nell’economia gradualmente diminuirà. C’è una sola strada: le banche private cresceranno più rapidamente che quelle pubbliche.

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