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Numero 10(90)
Nostra intervista al Ministro delle Riforme
A TU PER TU CON CALDEROLI
L’Italia cambia e si appresta a diventare uno Stato Federale


    E’ un Roberto Calderoli ottimista quello che parla delle riforme dopo il primo voto alla Camera dei Deputati, e se non ottimista il Ministro delle Riforme è quantomeno sorridente dopo che è stata approvata la norma che prevede che una delle due Camere diventi un Senato Federale grazie a 299 voti favorevoli della CdL, 27 voti contrari e 182 astenuti dei quali alcuni tali solo all’ultimo minuto, perché correva voce che i DS avrebbero votato sì, e abbiano poi deciso l’astensione solo su pressante richiesta dei centristi della Margherita.
    – “E’ stato votato il primo articolo, ormai la strada è segnata. O le riforme si fanno tutte oppure no. Non c’è più tempo per tirarsi indietro”.
    – Quindi ottimista (anche se c’è chi, come l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, è convinto che una riforma come quella in atto, se portata a termine “non suprerebbe né il vaglio del capo dello Stato né quello della Corte Costituzionale”)…
    – “Veramente mai dire gatto fino a che non ce lo hai nel sacco. E comunque mi lasci dire una cosa? Tanto per fare un esempio… aveva mai sentito prima di una riforma che prevede la riduzione del numero dei parlamentari? Noi lo stiamo facendo.”
    – Avrebbe mai immaginato che poteva accadere a lei di essere Ministro, e proprio delle riforme, in occasione di questo voto?
    – “Sinceramente no, e quando la malattia del nostro Segretario Federale Umberto Bossi mi ha portato su sua richiesta a sostituirlo mi sono domandato per quanti giorni avrei fatto il Ministro. In luglio il Governo sembrava quasi bollito, ma io ci ho voluto credere lo stesso, e ho voluto comportarmi come i nostri avversari si sono comportati con noi: da democristiano! E ho cominciato a parlare con tutti, ma proprio tutti: politici, parlamentari, alleati, avversari, partiti, categorie economiche e sociali, se ci fosse stata l’Associazione delle formiche zoppe avrei parlato anche con loro, e cosa ho scoperto? Che molte delle cose che chiedevano erano quelle che volevamo noi e che, quindi, accontentarli non era affatto difficile. Quando sei fuori dal parlamento sono tutti federalisti, tutti vogliono le Riforme, poi quando sei in aula non le vuole più nessuno, e la gente ti chiede cosa stai facendo. Adesso basta “
    – Ma è così difficile spiegare il federalismo alla gente, e soprattutto ai politici?
    – “Guardi, la sinistra non dice di essere federalista? Non voleva forse il premierato? E noi non lo abbiamo forse inserito nella riforma della Costituzione che stiamo votando? Quanto alla gente il problema è che spesso non sa, è male informata. Io sto girando l’Italia per spiegare di cosa si tratta. E quando vado al Sud c’è chi mi chiede cosa ci vada a fare, che tanto lì sono tutti contrari alle proposte della Lega Nord. Sa cosa rispondo? Che se ci sarà il Referendum confermativo bisogna ottenere la maggioranza dei sì, e che non si possono certo trascurare i voti dei cittadini del meridione. Alle Europee i nostri consensi non solo sono aumentati, ma sono aumentati anche al Sud, e credo che continueranno ad aumentare man mano che la gente capirà che quelle regioni dal federalismo hanno tutto da guadagnare. Recentemente, durante un viaggio verso Bari, mi sono fermato a prendere un caffè in un autogrill in autostrada, sarò sincero: quando mi hanno riconosciuto non è che l’ambiente fosse propriamente amichevole, quasi quasi pensavo mi volessero prendere a botte… poi ho cominciato a parlare con uno che mi accusava di voler togliere i soldi al Sud, e mi sono messo a spiegargli come stanno le cose, e mentre parlavamo la gente si avvicinava, faceva domande, partecipava, alla fine è diventato quasi un comizio! E sa cosa mi ha detto quel signore che all’inizio era tanto arrabbiato? Mi ha chiesto di tornare, e di parlare alla gente come lui, perché a loro il federalismo glielo raccontano in tutta un’altra maniera…”
    – Sarà anche come dice lei, ma avete sempre detto che al Sud vanno troppi soldi del Nord…
    – “Il problema è un altro, è che il Nord paga 100, riceve indietro 10 e il Sud…riceve 10! E il resto si perde per strada! Adesso mi sono messo a cercare di capire dove finiscono e dove si perdono i denari dei cittadini, e ho trovato fondi non spesi, o spesi a metà, e che non sono finiti nemmeno al Sud. Adesso credo proprio di aver capito i soldi che fine fanno, in quale cassetto si fermano, e mi creda, ci sono per il Sud e per il Nord, ci sono per tutti!”
    – Intanto però lei parla molto spesso di immigrazione e di extracomunitari, quasi più spesso che di riforme…
    – “Perché quello è un problema serio, che la gente sente, e che per anni non si è voluto affrontare, o si è affrontato in un modo che non va bene. Se una persona viene in Italia per lavorare e ha un lavoro che lo aspetta va bene, ma anche in questo caso va detto che prima va dato lavoro agli Italiani, e poi, con molta franchezza, io sono dell’idea che quando uno non ha più il lavoro per il quale era venuto in Italia, e non ne ha un altro deve tornarsene a casa sua. E le dirò anche che mi aspetto che chi viene nel nostro paese ci venga rispettando ed adeguandosi ai nostri costumi, alle nostre tradizioni. Io sono cresciuto che in classe e negli uffici pubblici c’era il crocefisso. E il crocefisso non è solo un simbolo religioso, è anche parte integrante della nostra tradizione che è sicuramente legata alla religione cristiano cattolica. Io voglio che quel crocefisso ci sia e continui ad esserci!
    Poi vede, una volta processavano me perché quando sapevo che in un posto si voleva costruire una moschea ci andavo a passeggiare con un maialino a guinzaglio, così il terreno diventava impuro e la moschea non ce la costruivano più. Mi processavano perché passeggiavo con un maialino, capisce? Poi finiva che la moschea andavano a costruirla da un’altra parte, ma spesso la religione con le moschee non c’entra nulla, e quelli sono solo luoghi di proselitismo per il fanatismo quando addirittura non diventano collettori di soldi per il terrorismo. Non sono io che ho arrestato degli Imam perché erano vicini ad Al Quaeda. Ecco, io vorrei che quando si scopre una cosa del genere la moschea dove predicavano venisse chiusa! E se poi torniamo per un attimo agli sbarchi da una parte non ci si può fare prendere in giro da Malta, e dall’altra è triste vedere che dobbiamo affidarci ai Libici per ottenere determinate cose…”
    – Con Pisanu (il Ministro degli Interni, ndr) continua ad andare d’amore e d’accorodo insomma…
    – “Io con Pisanu vado d’accordo, e ci litigo pure, a dire il vero. E’ uno che lavora, e certe cosette mi pare che adesso le abbia capite e che la situazione vada migliorando.”
    – A proposito, restando in materia di sicurezza e riallacciandoci alle riforme: sanità -che era praticamente già tutta alle regioni- scuola ma non polizia…
    – “E chi lo ha detto?”
    – Era parso di capire.
    – “Ci sono degli aspetti da chiarire ma vedrà che avremo anche una polizia regionale.”
    Intanto, proprio sul federalismo, proprio sul primo voto alla Camera, la sinistra è andata per l’ennesima volta in frantumi. I duri e puri come Rifondazione, come i Verdi, come i Comunisti Italiani avevano detto no; la maggioranza della coalizione, quella che si riconosceva nel listone delle Europee si è astenuta. Non un sì, ma nemmeno un no, e in questi casi il non voto ha un senso che lo avvicina più al sì che al no. peccato che proprio l’ormai ex Presidente della Commissione Europea Romano Prodi abbia preso in contropiede i suoi contestando duramente quell’astensione. Al momento del voto si trovava in Azerbaijan, ed è letteralmente caduto dalle nuvole dicendo “non capisco perché non si sia votato contro, non capisco e non mi adeguo”. Ecco allora Nicola Mancino, già Presidente di quel Senato che è stato votato diventi federale dire che con l’approvazione del premierato si avrebbe “una modifica strisciante della Costituzione”, ed ancora il Presidente della Margherita ed ex candidato premier dell’Ulivo Francesco Rutelli dire di conseguenza che “se le proposte e le condizioni dell’opposizione non verranno prese in considerazione l’unica strada sarà quella che ci porterà al referendum per sconfiggere il disegno della devolution di una sconquassata organizzazione degli organi costituzionali previsti dal centrodestra”.
    Insomma, c’è il dubbio legittimo che siano poche idee e ben confuse; oppure troppe idee e sin troppo chiare, ma altrettanto chiaramente diverse e distanti per avvicinare le quali la difficile arte della mediazione politica porta a spericolate difese d’ufficio che però non riescono a nascondere uno dei più gravi problemi e difetti della politica italiana: stare insieme senza litigare è tremendamente difficile. Non solo: tanto più l’avversario è in difficoltà, tanto più la vittoria sembra inevitabile e assolutamente a portata di mano, tanto più chi si trova in quel momento a potersene avvantaggiare finisce inevitabilmente con l’azzuffarsi facendo riprendere quota ad un avversario che un attimo prima sembrava spompato e senza speranze. Come dire? masochismo all’italiana…

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