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Numero 7(98)
La corruzione e' cresciuta ed e' cambiata
Negli ultimi tre anni la corruzione in Russia non solo è cresciuta, ma è cambiata anche qualitativamente: gli uomini d’affari hanno cominciato a spendere meno per le bustarelle, e di più per le percentuali da passare per gli appalti statali. Queste le conclusioni contenute nel rapporto della BERS (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) e dalla Banca Mondiale pubblicato il 14 novembre.
Il rapporto è basato su un sondaggio effettuato su 9500 aziende operanti sul territorio dell’ex URSS e dell’Europa Orientale. In Russia sono state oggetto del sondaggio 601.
Secondo i dati degli esperti della BERS e della BM, la frequenza media delle tangenti in Russia sarebbe cresciuta dal 38,72% al 39,30%. Quali funzionari abbiano cominciato a vivere meglio, nel rapporto non viene detto. Ma ci sono i dati generali relativi alla CSI: la maggior parte delle volte ricevono bustarelle gli ispettori fiscali (lo ha confermato il 21% degli intervistati, che ha confessato di averli pagati), i giudici e gli agenti delle forze dell’ordine (16,2%), gli ispettori della sicurezza contro gli incendi e gli ispettori edili (13,9%), i funzionari addetti alla distribuzione dei appalti statali (13,4%) e i doganieri (12,5%). Il 4,1% dei “corruttori” ha ammesso di avere tentato di influire sulla legislazione.
Come ritengono gli autori del rapporto, la crescita della corruzione in Russia avviene soprattutto per quanto riguarda di un tipo particolare di bustarelle; le cosiddette percentuali per gli appalti ai lavori pubblici. La quota delle percentuali sul valore complessivo dei contratti statali è cresciuta dall’1,51% al 1,99%. Oltretutto la quota degli altri tipi di bustarelle per le vendite annuali delle compagnie russe è addirittura diminuita: dall’1,43 all’1,07%.
Le conclusioni degli esperti della BERS e della BM non sorprendono. “Le grandi compagnie hanno a che fare con funzionari statali di alto livello, e lì la forma di corruzione molto spesso diventa quella delle percentuali”, - espone il direttore dell’Istituto delle politiche sociali dell’Alta Scuola di Economia Sergej Smirnov. “In Russia la classe dei funzionari statali ha accolto parecchie giovani leve, e le nuove generazioni di funzionari iniziano il servizio già con l’obiettivo di ottenere una rendita derivante dal loro status amministrativo”, sostiene il direttore del dipartimento di analisi strategiche della compagnia FBK Igor’ Nikolaev. Spesso i funzionari addetti agli appalti ottengono questa rendita sotto forma di compenso per attività scientifiche o didattiche o per servizi di consulenza, osserva. “Le conclusioni della BERS sono molto vicine alle nostre”, dice il direttore del reparto russo dell’organizzazione internazionale di indagine Transparency International (TI) Elena Panfilova. Nel rating sulla corruzione realizzato dalla TI ad ottobre di quest’anno l’apparato statale russo ha raggiunto il 126esimo posto tra I 159 possibili, arrivando a parimerito con l’Albania, il Niger e la Sierra-Leone. Panfilova sostiene di avere dato consulenze a diverse grandi compagnie straniere, che si sarebbero dichiarate pronte ad abbandonare completamente il business in Russia per l’alto grado di corruzione riscontrata.
I risultati dell’indagine sembrano sostenere e giustificare i recenti tentativi da parte delle autorità di lottare proprio contro il fenomeno delle percentuali. Già dal prossimo anno entrerà in vigore la legge sugli acquisti statali, in base al quale tutte le vendite statali avverrano esclusivamente sotto forma di aste o in borsa, cosa che, secondo le stime del capo dell’amministrazione del Servizio Federale antimonopoli Mikhail Evraev permetterà di ridurre le cifre delle percentuali sugli acquisti statali di 5 miliardi di dollari annui.
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