Espresso
Q U I N D I C I N A L E   D I   I N F O R M A Z I O N E
Russian
Home Giornale Archivio Redazione Pubblicità Dove siamo
 
Numero 7(98)
Proposta per la Russia
Khodorkovskij propone un programma economico di sviluppo del Paese per 12 anni


    Due dichiarazioni pubblicate nei mass media russi da Mikhail Khodorkovskij, l’ex capo della compagnia petrolifera Yukos, ora detenuto presso un “istituto di correzione”, dimostrano molte cose. Confermano, ad esempio, come l’attacco estivo dell’ex oligarca non sia stato una singola manifestazione, ma parte di un piano ben ponderato che gli dovrebbe permettere di contrastare informativamente il Cremlino. Confermano che è iniziata, poi, la fase successiva di realizzazione di questo piano, quella autunnale. Che i venti del Baikal non hanno raffreddato l’entusiasmo dell’abitante più importante della colonia di lavoro correttivo di Krasnokamensk, non hanno scemato la sua decisione di combattere per un posto nella scena politica russa, e che la distanza che separa la Regione di Cita dal centro della Russia non è abbastanza enorme da ostacolare la comparsa di pubblicazioni sempre nuove firmate da Khodorkovskij. Queste due dichiarazioni dimostrano, infine, che l’autore della “Svolta a sinistra” ha eletto a diffusore delle sue idee il quotidiano “Kommersant”, lasciando “Vedomosti”, che era gli era servito a questo scopo nel corso dell’ultimo anno.
    Ma l’essenziale è che il nuovo articolo di Khodorkovskij, intitolato “Svolta a sinistra 2” propone un imponente programma di sviluppo della Russia diverso dai programmi del governo attuale. Pare che dai tempi di Grigorij Javlinskij, artefice all’alba della perestrojka del famoso progetto “500 giorni”, nessuno avesse ancora proposto al nostro Paese un programma così ponderato e spiegato fase per fase. Un programma che segna lo slancio da un presente uggioso verso un futuro luminoso. Già solo per questo motivo vale la pena di esaminare con attenzione il piano di Khodorkovskij.
    Formalmente l’articolo “Svolta a sinistra 2” è un elenco di risposte alle domande che erano state indirizzate all’autore dopo la pubblicazione della “Svolta a sinistra” di agosto (“Sapete quante lettere arrivano nel mio ufficio stampa e direttamente nella mia cella? Qualche migliaio al mese!”, ha detto Khodorkovskij ai giornalisti francesi che l’hanno intervistato in settembre). Ma in sostanza si tratta proprio di un programma, costruito secondo modelli classici: una critica dello stato di cose attuale, la formulazione di nuovi obiettivi e la determinazione dei mezzi attraverso i quali raggiungerli.
    Bisogna dare atto a Mikhail Khodorkovskij di ciò: neanche una volta si è lasciato andare e ha attaccato personalmente Vladimir Putin. Mentre lo stesso Presidente russo evita di menzionare in pubblico Khodorkovskij facendo finta che l’ex oligarca sia un semplice piccolo truffatore, del quale il Capo dello Stato non ha tempo di ricordarsi, lo stesso Khodorkovskij evita di entrare in contrasto seppur virtuale con il Presidente perché sottolinea regolarmente come non esista nessun Putin, arbitro unico delle sorti del Paese; c’è invece un uomo che rappresenta l’apice di un sistema di potere vizioso, che si regge su un’intera classe di funzionari disonesti. Proprio questo sistema è criticato in modo spietato da Khodorkovskij. L’analisi che ne fa appare catstrofica. Ragionando su ciò che attende il Paese nel 2008, allorquando la Russia affronterà le nuove elezioni presidenziali, Khodorkovskij si esprime senza mezzi termini: “Disastro 2008”.
    “La verticale del potere”, di cui va così fiero il Cremlino, non è che l’illusione di un’amministrazione sana, mirata al bene di tutti. Questa “verticale” è in realtà formata da funzionari irresponsabili e corrotti. Biosgna capire che si tratta di persone brave solo in una cosa: mantenersi alle spalle degli altri. Si tratta di parassiti che spendono largamente nel proprio interesse le risorse che dovrebbero gestire nell’interesse della società. Il fatto che si trovino ovunque blocca qualsiasi sviluppo, qualsiasi attività e comporta immobilismo e degenerazione. Se non riusciamo a liberarci da questa “verticale del potere”, il Paese continuerà a muoversi inesorabilmente verso l’abisso.
    “Degrado delle infrastrutture nazionali”, “crisi demografica”, “cineizzazione” abusiva della Siberia e dell’Estremo Oriente, “paralisi di alcuni settori metalmeccanici”, “crisi sistemica del complesso bellico industriale”, “estinzione fisica della scienza nazionale”, “perdita di controllo da parte di Mosca sulla situazione interna nel Caucaso del Nord”, “collasso delle forze armate”, “paralisi del sistema di sicurezza”: ecco non tutti, ma alcuni dei problemi assai scottanti che dovrà affrontare il prossimo Presidente della Russia. “Volete ancora insediarvi al Cremlino, cari successori di Putin?”, interroga l’autore dell’articolo. Anche se potrebbe essere giusto ritenere che l’autore della “Svolta a sinistra 2” carichi le tinte, non è possibile non constatare che nel complesso tutti “i punti deboli” della realtà politica ed economica della Russia risultino elencati senza fallo. Alla domanda su di chi sia la colpa di tale stato di cose, Khodorkovskij risponde nella sua intervista rilasciata alla rivista francese “Politique internationale” che è della struttura dell’amministrazione statale, di una “corporation di burocrati irresponsabili”, di quella stessa “verticale del potere” della quale il Cremlino è fiero, e a torto. Questo potere è contaminato dalla corruzione, “patologicamente”, “galatticamente” staccato dal popolo, non fa niente per il bene della gente comune, s’impegna solo nel saccheggio delle richezze nazionali, con l’unico scopo di partire per quelle spiagge delle Maldive non ancora mangiate fino in fondo dagli tsunami.
    E le stesse idee, ma in forma assai più dura, sono state espresse di recente da un altro noto critico del regime di governo, Stanislav Belkovskij, direttore dell’Istituto della Strategia nazionale (per ironia del destino l’uomo le cui pubblicazioni clamorose dell’estate del 2003, mirate contro Khodorkovskij e i suoi collaboratori coincisero cronologicamente con l’inizio del caso della Yukos). Nell’articolo intitolato in modo provocatorio “Il business di Vladimir Putin”, Belkovskij accusò direttamente il presidente russo di avere operato una svendita premeditata delle ricchezze nazionali della Russia ai fini dell’arricchimento personale, suo o del suo più stretto entourage. Belkovskij anzi ora stima il prezzo concreto che la Russia dovrà pagare per gli otto anni di governo dell’attuale Presidente: “50-70 miliardi di dollari”.
    Quindi, “la nazionalizzazione alla Putin è una forma di espatrio quasi legale di 50-70 miliardi di dollari. Questi soldi arrivano su conti di privati, beneficiari della grande privatizzazione di Eltsin e di Putin (il cui ciclo vitale nello spazio politico economico russo in questo modo termina). Per la Russia invece questi miliardi si traformano in debiti contratti dalle pubbliche istituzioni, debiti che saranno estinti dai contribuenti insieme agli utenti individuali del gas”.
    In questa situazione, l’unica ricetta che permette di slavare il Paese è il cambio di tutto il sistema del potere statale. Proprio di tale cambio si parla nel programma di Khodorkovskij. Nel 2008, “con il ritiro di Putin (nei tempi legittimi, nè con un giorno di anticipo, ne un’ora di ritardo)”, il potere in Russia dovrà passare nelle mani di “un’élite nuova, responsabile”. L’ex capo della Yukos la prende all’inizio alla larga, esprimendosi in astratto, ma verso la fine dell’articolo dichiara senza mezzi termini: “Coinvolgeremo le nuove generazioni in una collaborazione effettiva, e saranno queste generazioni a costruire la Russia del futuro”, facendo capire chiaramente come veda la sua propria posizione in tale disegno. Le ambizioni politiche di Khodorkovskij sono peraltro note a tutti ormai da tempo. Interessante sarebbe sapere da lui un’altra cosa: per quale motivo ritenga di avere le idee più chiare su come si debba dirigere un Paese come la Russia.
    La risposta a questa domanda si può ritrovare nella “Svolta a sinistra 2”: perché Khodorkovskij è stato dirigente della Yukos, un gruppo petrolifero di successo i cui affari, prima del 2003, ovvero prima che iniziassero le rappresaglie politiche a carico della compagnia e del suo capo andavano benissimo. “Il risultato del confronto è palese. Da una parte, la Yukos dal 1995 al 2003, dall’altra, il Cremlino di oggi”, cita Khodorkovskij il suo argomento più importante nella discussione tra due metodi di implementazione del management. Il fatto che si tratti di due oggeti di gestione sostanzialmente diversi non sembra turbare Khodorkovskij. L’importante è “aprire le chiuse della mobilità verticale sociale, invitare gli uomini più intelligenti, più colti, e quindi ambiziosi”, e tutti i problemi secolari del sistema statale russo saranno risolti.
    Evidentemente il rinnovamento dell’élite governante, la mobilità sociale, il superamento di una situazione in cui, come avviene con il regime attuale, il governo concede “una soluzione interessata o nessuna soluzione”, sono cose assai giuste. Ma la domanda è questa: sarà veramente sufficiente, per superare “il disastro 2008”, porre alla direzione del Paese dei prosperi business-manager, cresciuti negli ultimi dieci anni e mezzo? Lo stesso Khodorkovskij sarà capace di svolgere tale lavoro? In altre parole, è possibile gestire la Russia come si gestisce una semplice azienda, seppure molto grossa?
    Il programma politico-economico della futura élite di governo russa (il programma può essere definito come sociale o social-liberale, il che sarebbe giusto, ma solo in parte), è un programma pensato per essere portato a termine in 12 anni. È un tempo ragionevole per realizzarlo. Non è lecito pensare che 12 anni siano “tre mandati presidenziali”. Il programma può essere realizzato solo a patto che sia cambiato il modello statale politico, cioè che si passi a una repubblica presidenziale parlamentare, in cui il Presidente sia un leader morale, garante dell’unità del Paese, capo diretto delle strutture di sicurezza e centro di formazione dell’ideologia trainante della politica estera, mentre tutte le questioni, inerenti all’economia e alla politica sociale, vengano demandate al Governo, formato dalla Duma di Stato e responsabile nei confronti del Parlamento dei risultati delle sue attività.
    Certamente, ognuna di tali realizzazioni è assai desiderabile: nessuno obietterà al fatto che la Russia di oggi ne avrebbe tanto bisogno. Ci sono tuttavia un paio di cose che generano perplessità: un periodo troppo breve per la realizzazione di riforme così imponenti e una cifra impressionante di investimenti, che deve pur essere ricavata da qualche parte. In sostanza Khodorkovskij, che prevede una triplicazione o addirittura una quadriplicazione del PIL in 12 anni (ossia, se si contano alla maniera di Yavlinskij, in 4384 giorni), si rivela più ambizioso dello stesso Putin, il quale aveva chiesto il Governo “soltanto” di raddoppiare questo valore prima in 10, e dopo in 7 anni.
    Sorgono certi dubbi anche riguardo alla demografia. La popolazione attuale della Russia ammonta a 143 milioni di persone, e secondo quanto afferma Khodorkovskij, in un anno il Paese perde irrevocabilmente quasi un milione di persone. Quindi, 140 milioni di russi, nel 2008, dovranno cominciare a riprodursi così rapidamente da poter provvedere all’incrememento della popolazione del Paese, dopo 12 anni, di più di un terzo, fino a 220 milioni di persone... Tale slancio ad oggi non si è ancora registrato in nessun Paese del mondo, anche se, secondo il programma di Khodorkovskij, il nostro Stato potrà stanziare per il supporto dei neonati 10 miliardi di dollari all’anno. Senza contare il fatto che questi 80 milioni di nuovi cittadini nel 2020 saranno ancora ragazzi, cioè non potranno ancora partecipare attivamente all’economia. E anche se – nel rispetto delle ultime tendenze – si liberalizzassero al massimo le leggi relative agli immigranti, anche tale mossa non risolverebbe il problema: dove troviamo tanti immigranti in età lavorativa? In Cina? Ma nel programma di Khodorkovskij si parla della valorizzazione da parte del “popolo russo”della Siberia orientale e dell’Estremo Oriente, per “evitare una scissione del Paese in seguito alla “cineizzazione” dei territori orientali”. Volendo o nolendo, rimane la curiosità di saperne di più, sui modi bizzarri in cui dovrebbe avvenire questo baby boom, come l’introduzione in Russia della poligamia, oppure l’introduzione della clonazione umana su scala industriale... Non tutto è chiaro anche riguardo alla ristrutturazione dell’economia odierna. Indubbiamente, passare dall’“economia dell’oleodotto” all’“economia del sapere” è un obiettivo molto seducente, ma in 12 anni?... E questo in tutto il Paese, comprendendo poi la creazione di “zone economiche speciali per produzioni hi-tech”, nell’ambito dei tecnopark e “di grossi centri di attività imprenditoriale in Oriente e al di là degli Urali”; inoltre, aspettandosi che tutto ciò comporti subito una triplicazione, una quuadruplicazione del PIL del Paese... L’economia ha le sue leggi, implacabili, come le leggi della natura: l’aumento del PIL dipende direttamente dal rinnovamento delle attività produttive, e rinnovarle, nell’intero Paese, a regime programmato, è possibile al massimo del 5%-6%, non di più. Qualsiasi accelerazione di questi ritmi richiederebbe investimenti enormi, non previsti neanche dal piano di Khodorkovskij.
    Da tempo la situazione in cui versa l’esercito russo è oggetto di burle e rimpianti amari. La sua inefficienza e incapacità non è un segreto per nessuno. Ma creare in 12 anni, “particamente dal nulla” un esercito nuovo? Cioè sciogliere e scompaginare il vecchio esercito in brevissimo tempo, per istituire – chissà con quali mezzi e su quali basi – un esercito nuovo, armato e equipaggiato secondo le tecnologie più avanzate? E ciò sullo sfondo di una grandiosa riforma tecnologica delle attività produttive fondamentali (vedi il capoverso precedente)? È lecito domandarsi, chi ne farà parte: si tratta evidentemente di un esercito di professionisti, che avrà bisogno non tanto di soldati, quanto di operatori di macchine calcolatrici sofisticatissime... Forse la situazione si rimedierà grazie alla rinata scienza nazionale e al sistema di istruzione pubblica, i quali otterranno finanziamenti (più del “2,5-3 volte rispetto ai valori di oggi”, secondo il programma di Khodorkovskij, il che comunque è pochissimo) e supporto statale in forma di programmi speciali? Ma anche se tutto questo dovesse funzionare, sarà verosimile un ritorno effettivo su scala statale in soli 12 anni? Anche perché la maggior parte della nuova popolazione maschile della Russia sarà costituita o da giovani padri (non dimentichiamoci dell’incremento sfrenato del numero dei cittadini), o da ragazzi minorenni...
    Menzione speciale per i programmi d’investimenti formulati dall’autore della “Svolta a sinistra 2”. Come è stato detto, in 12 anni nell’economia russa nell’economia russa mezzo trilione di dollari dovrà essere investito nell’economia russa dal business privato. Secondo Khodorkovskij averli sarà estremamente semplice: “arriveranno in Russia non appena sarà stata rimossa la “Verticale del potere”, evidentemente inefficace, e quando sarà stato restaurato il federalismo per eccellenza comparirà un élite responsabile, disposta ad assumersi impegni e a fornire garanzie”. Un pò di tempo fa si pensava che ciò fosse “semplice” in Ucraina, durante la rivoluzione “arancione”. La realtà economica ha fatto rinsavire presto i suoi organizzatori...

in alto <<  ARTICOLO PRECEDENTE      ARTICOLO SEGUENTE  >> in alto
ALTRI ARTICOLI DELLA RUBRICA "POLITICA"
Il Successore oppure una manovra diversiva? ¦  La corruzione e cresciuta ed e cambiata ¦  "Svolta a sinistra-2" il nuovo articolo programmatico di Khodorkovskij
Rambler's Top100    Rambler's Top100