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Numero 7(98)
Gli incendi di Parigi possono arrivare a Mosca
Il rischio di conflitto interrazziale non e per niente lontano. Specie se ce chi soffia sul fuoco


    I russi che seguono gli eventi di Parigi li vedono con uno strano misto di autocompiacimento e di preoccupazione. Molti di coloro che da tempo mal digerivano le critiche dell’Occidente al conflitto in Cecenia ritengono che ora i francesi abbiano potuto sperimentare da soli il problema che ha la Russia. E a preoccupare i russi è il fatto che a Mosca abitino più di un milione di immigrati clandestini, molti dei quali vengono dal Caucaso del Nord. Secondo i nazionalisti russi, le vicende di Parigi sarebbero un esempio lampante di come possa evolvere una situazione del genere, scrive l’agenzia stampa UPI.
    Come in Francia e nella maggior parte dell’Europa Occidentale, così anche in Russia l’immigrazione legale e clandestina è alimentata da una serie di ragioni oggettive, come la mancanza di manovalanza. La denatalità in Russia sta diventando un problema di portata nazionale. Dopo la scissione dell’Unione Sovietica, verificatasi nel 1991, la popolazione russa della Russia continua a ridursi di circa un milione di persone all’anno. E non si prevedono inversioni di tendenza nei prossimi decenni. Per reintegrare la mancanza di personale dovuto al calo demografico, le imprese hanno cominciato ad ingaggiare immigrati clandestini.
    “Oggi l’80% degli immigrati che lavorano in Russia sono oriundi dei Paesi dell’ex URSS, e attualmente la Russia non ha altre alternative che “ricorrere” ad essi, per reintegrare le risorse di manodopera”, dice Vjaceslav Postavnin, il capo del Servizio federale immigrazione della FR. Il numero degli immigrati in Russia varia, secondo diverse stime, da 3 a 15 milioni. Si ritiene che solo a Mosca ne abiti un milione, che fornisce alla città la manovalanza di cui ha estremo bisogno. Questi lavoratori non sono protetti dalla legge e spesso subiscono il despotismo dei loro datori di lavoro. Oltretutto affrontano continuamente il pericolo di essere deportati.
    È molto difficile diventare un immigrato legale in Russia, soprattuto a Mosca. È talmente complicato raggiungere quest’obiettivo, che non tutte le 60 mila persone aventi diritto alla legalizzazione del proprio stato (60 mila è infatti la quota ufficiale di flusso fissata dal governo) l’avrebbero fatto; questo per via dei labirinti burocratici da superare per ottenere il permesso di lavoro ufficiale per Mosca. Le aziende non vogliono compilare i documenti necessari, e inoltre le sanzioni per l’impiego di manodopera clandestina sono irrisorie.
    Per risolvere il problema almeno in parte, il Servizio federale di immigrazione ha proposto un’amnistia, cioè di concedere status legale a un milione di immigrati l’anno prossimo. L’amnistia potrebbe parzialmente ridurre la necessità di manodopera, ma non si sa quali effetti sociali e politici quest’operazione potrebbe comportare.
    In Francia quindi disordini sociali causati da conflitti di origine razziale, mentre a Mosca si svolge la campagna elettorale per le elezioni della Duma di Mosca, il 4 dicembre. Contare sul nazionalismo è diventato prioritario per l’alleanza ultranazionalista “Rodina”, scrive l’UPI. “Rodina”, che nel 2003 fu sponsorizzata dal Cremlino, per togliere i voti ai comunisti alle elezioni politiche si presentò come partito “anti-oligarchi”. Ora che gli oligarchi sono stati intimiditi, e uno di loro, Mikhail Khodorkovskij, sconta il carcere, “Rodina” sembra aver optato per il nazionalismo puro, e talmente spiccato da essersi trasformato ormai in xenfobia. Lo spot pubblicitario politico di “Rodina” in TV è palesemente razzista, e cerca apertamente di attrarre gli elettori con il suo punto di vista sul problema dell’immigrazione clandestina. Lo spot è già sotto indagine della Procura di Mosca. Si cerca di stabilire se contenga elementi semiotici che sostengano e fomentino l’odio sociale e razziale.
    Il Cremlino intanto è lento e indeciso. Contro la tensione interetnica che va intensificandosi bisognerebbe invece prendere immediatamente provvedimenti. Le aggressioni contro gli stranieri e gli uomini di razza non bianca sono diventate ormai una triste realtà. Il Cremlino, tutto sommato, si rende conto della multietnicità di un Paese come la Russia, e con rammarico è costretto ad ammettere l’estremo bisogno di attrarre più manodopera possibile, anche se ciò rischia di comportare un carico insostenibile per i servizi sociali, tuttora troppo deboli per sopportarlo. D’altra parte vuole sostenere l’orgoglio nazionale dei russi. E non ha molta scelta, per evitare un disastro simile a quello che è si è verificato di notte sulle strade di Parigi. Se la Russia vuole continuare a modernizzare e a rafforzare la propria economia, deve avvalersi della collaborazione di lavoratori stranieri, da accogliere peraltro civilmente. E per farlo, bisogna varare con urgenza emendamenti alle leggi. La politica di istigazione del partito “Rodina” non è che un bell’esempio di egoismo che compromette la stabilità della Russia. A questo partito - creato dal Cremlino - e ai suoi leader dovrebbero essere inflitte rigide sanzioni disciplinari. Non procedendo in tal senso, il Cremlino praticamente rischia di appiccare il fuoco in casa propria. Un fuoco simile a quello che brucia le auto nei sobborghi di Parigi, conclude l’UPI.

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