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Numero 4(103)
Partono licenziamenti di massa per sospetta corruzione
Pulizie di primavera
La strategia del governo per riacquistare in popolarità e, magari, riprendere il controllo delle dogane


    Il discorso di Vladimir Putin rivolto ai membri dell’Assemblea federale ha suscitato una serie di commenti. Ma quasi tutti gli esperti sono d’accordo su una cosa: le tesi principali del discorso sono quelle dei “nuovi orientamenti” di Vladimir Putin - o del suo successore.
    Pare che per guadagnare popolarità, a queste “tesi di maggio” sia stata inclusa anche la lotta alla corruzione. Il Presidente ha parlato di “scarsa fiducia nei confronti di alcuni istituti del potere statale e della grande imprenditoria”, motivandola esclusivamente con “il pesante retaggio degli anni ‘90”. Ha sottolineato che “alcuni esponenti del governo e dell’imprenditoria, contro le norme della legge e della morale, e in una misura che rimane senza precedenti nella storia del nostro Paese hanno agito negli interessi esclusivi dell’arricchimento personale, realizzando ciò a scapito della maggioranza dei cittadini”. Come possibile soluzione a questo problema, Putin ha indicato appunto la lotta alla corruzione. Che questa soluzione sia peraltro un pò “speciale”, l’ha indicato un’altra frase del Presidente, in cui egli esortava i funzionari statali e gli imprenditori a non dimenticare le proprie responsabilità sociali (tradotta in linguaggio comune, questa precisazione comporta per gli imprenditori la necessità di pagare “contributi di beneficenza” in seguito alle “telefonate” ricevute dai rispettivi organi di governo locali).
    E infatti gli esperti non avevano ancora fatto in tempo a pubblicare le loro opinioni su ciò che intendeva davvero dire il Presidente che negli organi della sicurezza nazionale è partita una valanga di licenziamenti.
    Sono stati destituiti, in particolare, due generali di divisione, Kolesnikov e Plotnikov, vice capi del Servizio per la difesa dell’ordinamento costituzionale e per la lotta al terrorismo del FSB (Servizio federale di sicurezza). È stato silurato anche il generale di brigata S. Fomenko, capo del dipartimento per la lotta al contrabbando e alla droga del Servizio di sicurezza dell’economia del FSB. Il premier Mikhail Fradkov, a sua volta, dopo aver licenziato il direttore del Servizio federale delle dogane, ha destituito anche i suoi vice Azarov e Lobzenko.
    Nel Ministero degli Interni è stato esonerato un vice direttore e alcuni ufficiali di diversi uffici di investigazioni operative. Ha perso il suo posto anche il vice procuratore di Mosca Nikonov e (segnale assai più importante) Dmitrij Polišuk, primo vice capo della Direzione della Procura generale della Federazione Russa per il controllo dell’attività processuale degli organi della Procura, del Ministero degli Interni, del Servizio federale per il controllo della giustizia e della circolazione della droga. Nel contempo, Sergej Mironov, il presidente del Consiglio della Federazione, ha presentato una relazione sulla revoca del mandato di quattro senatori: Boris Gutin del circondario Yamalo-Nenetskij (ex vice presidente del Comitato statale delle dogane), Aleksandr Sabadaš, un imprenditore pietroburgese dalla fama scandalosa, Igor Ivanov, ex vice governatore della Regione Primorskij ed Arkadij Sarkissjan, ex primo vice direttore generale della Fabbrica di automobili di Gorkij.
    Queste “dimissioni” sicuramente non sono destinate ad essere le ultime. Presentando ai doganieri il loro nuovo capo, Mikhail Fradkov ha promesso che la “pulizia” della dogana iniziata qualche settimana fa continuerà. “Pulizia” che è cominciata dopo al famoso commento di Vladimir Putin sulla “dogana in estasi nella sua unione con l’imprenditoria”, e dopo l’ordine dello stesso di ripristinare l’ordine all’interno di questo dicastero.
    In questo momento si stanno svolgendo inchieste relative a oltre 20 cause penali, in cui sono coinvolti uomini che fino a poco fa ricoprivano alte cariche amministrative nel sistema degli organi doganali.
    Secondo alcuni esperti peraltro i licenziamenti degli ufficiali di sicurezza non sarebbero che un’altra “operazione di copertura”. Quel che conta davvero, a loro avviso, è il passaggio del Servizio federale delle dogane sotto il controllo diretto di Fradkov, nonché la nomina a nuovo direttore di suddetto Servizio di A. Beljaninov, un altro oriundo di Pietroburgo, ex responsabile del commercio delle armi a nome dello Stato. Il denaro ottenuto tramite le dogane potrà servire infatti al finanziamento dei programmi sociali, che assicureranno ai partiti e ai candidati “probi” l’amore del popolo negli anni 2007 e 2008, come anche durante l’organizzazione delle stesse campagne elettorali. E la stessa “pulizia” nel settore doganale aiuterà ad attrarre le simpatie della popolazione, la quale da tempo rimproverava al capo dello Stato e ai suoi assistenti l’inefficienza nella lotta alla corruzione. Inoltre gli organizzatori della campagna dei licenziamenti sembrano aver sfruttato il vecchio detto: se vuoi nascondere una foglia, fallo in un bosco. Si dice che tra i silurati ci siano alcuni ufficiali che avevano mostrato un interesse eccessivo per le operazioni poco pulite di alcuni agenti degli organi tutori della legge, i quali avrebbero rivenduto a prezzi stracciati merci confiscate ad aziende “amiche”.

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