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Numero 11(56)
“Madama Butterfly”

    La musica di Giacomo Puccini può compararsi solo ai capolavori di Giuseppe Verdi.
    Le rigogliose arie pucciniane sono da tempo divenute il paramento dei più prestigiosi concerti di attori famosi.
    Al Teatro musicale K. S. Stanislavskij e V.I. Nemirovix Danxenko di Mosca è passata la prima dell’opera “Madama Butterfly”. Molti conoscono meglio l’altro nome della stessa – “Chio-Chio-san”. L’opera fu scritta un secolo fa; la sua prima messa in scena alla Scala di Milano finì in un grandioso crollo, ma questa sarebbe stata l’unica disavventura scenica di “Madama Butterfly”. A dire il vero il compositore dovette trasformare la nuova versione in uno spettacolo in tre atti e far risaltare la storia d’amore per compiacere i gusti degli habitué dell’opera italiana: i principali temi musicali non subirono dunque correzioni...
    Il Teatro musicale di Mosca ama le musiche di Puccini: il suo repertorio è punteggiato di “La bohème” e “Tosca”, e neanche “Madama Butterfly” attira l’attenzione della compagnia per la prima volta. Nel 1935 la sua messinscena fu realizzata dalla gioventù del teatro sotto la direzione di Mordvinov. Un po’ più tardi Stanislavskij provava “Chio-Chio-san” con gli studenti dello studio lirico-drammatico. Il maestro stesso ha dichiarato Puccini il miglior regista di tutti i compositori lirici del mondo. L’attuale prima continua la tradizione giovanile. Il maestro di musica e direttore d’orchestra Ara Karapetian lavora al teatro per la quinta stagione, ed è direttore d’orchestra e regista delle opere “La fiaba dello zar Saltan” e “La promessa di matrimonio al convento”. Nel suo repertorio ci sono tante altre opere: “Iolanta”, “Otello”, “La bohème” ed i balletti: “Giselle”, “Schiaccianoci”.
    La regista Liudmila Naletova ha messo in scena al Teatro musicale una serata di opere in atto unico: “La Dafne” di Gagliano e “Kuprianov e Natascia” di Kalosz nonché “L’elisir d’amore” e “La promessa di matrimonio al convento” di Prokofiev. Per la scenografa Elena Stepanova “Madama Butterfly” è all’esordio operistico. Però il suo nome è conosciuto agli amanti dell’arte per la recente prima degli “Addomesticatori addomesticati” al Lenkom, il più frequentato teatro della capitale.
    Lo spettacolo “Madama Butterfly” impressiona per la sua intellettualità se uno s’intende di questa conoscenza e stima del passato. Il soggetto attrae i realizzatori non con la storia melodrammatica dell’amore di una geisha giapponese e un ufficiale americano, non con situazioni strappalacrime che conducono ad un esito tragico, ma con la possibilità di mostrare il conflitto tra la sincerità e la menzogna. Proprio questa contraddizione dei due principi morali – del naturale e del falso – divenne, per Puccini, la base del profondo conflitto psicologico dell’opera.
    Questo conflitto sembrava intrinseco al classico italiano, quindi la canorità esotica ed il colorito delle melodie nipponiche non sono che lo sfondo dello spettacolo. Lo spazio stilizzato della casa orientale ed i sugosi costumi creati dalla fantasia della scenografa, per la finezza e l’essenzialità dei dettagli nazionali, si adeguano al progetto musicale.
    La figura più spiccante dell’opera è Madama Butterfly. Fragile e fedele, indifesa ed intransigente, passa in maniera sorprendente la sua vita scenica che abbraccia il primo incontro con l’amato, il fiorire dei sentimenti e la morte nel finale. Olga Guriakova, una solista conosciuta malgrado la sua giovinezza, è rimarchevole non solo per il suo dono vocale, ma anche per l’innegabile talento di attrice drammatica. È persuasivo il debole ed avventato Pinkerton interpretato da Akhmed Agadi.
    Il regista, gli attori e musicisti sono attenti all’autore della musica: recitano una storia intima, un dramma della vita senza cercare di “spremere” un effetto melodrammatico. Questa è piuttosto una tragedia con un perfetto bel canto, con un’azione scenica precisa e ricca di significati, con un suono profondo dell’orchestra. “Madama Butterfly” sarebbe una delle più moderne opere degli ultimi anni, anche se gli autori non hanno mai dichiarato modernità o vocazione rivoluzionaria con la propria libreto, creando al contrario uno spettacolo in tutta conformità con la musica di Puccini...

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