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Numero 11(56)
I capitali tornano?

    Sembra che l’esperienza indovinata di Silvio Berlusconi per il ritorno in Italia dei capitali fuggitivi non lascia benavere i funzionari russi.
    In una recente intervista il vice dirigente dell’apparato governativo russo Alexej Volin ha comunicato che al governo della FR pervengono proposte volte a legalizzare i redditi dei cittadini russi collocati sui conti stranieri. “Queste proposte vengono analizzate con attenzione anche se per il momento non si può parlare di un progetto unico e definitivo di liberalizzazione delle relative leggi”, - ha sottolineato Volin. Tra le proposte inviate al governo ce ne una che prevede che il cittadino russo deve pagare il 13% di tassa sul reddito di tutta la cifra sul conto all’estero. Quindi il 25% dell’importo rimanente si colloca in una banca russa mentre il 75%, a volontà, resta sul conto straniero.
    Come, a suo turno, ha spiegato ai giornalisti il rappresentante del governo russo presso le corti Supremo, Costituzionale ed Arbitrale Mikhail Barscevskij, le attività dei cittadini russi all’estero si valutano a $300 miliardi circa. Peraltro le banche occidentali sospettando che i mezzi finanziari erano esportati eludendo le leggi russe (non erano pagate le tasse su queste cifre, non c’era l’autorizzazione della Banca Centrale russa per l’apertura del conto) spesso offrivano condizioni svantaggiose, esercitavano anche pressioni sotto minaccia di svelare in Russia le informazioni rispetto i conti. Adesso però, osserva Barscevski, in Russia si è convinti che “il ritorno al comunismo non ci sarà” e l’economia interna si è stabilizzata. È diventato possibile legalizzare i redditi in Russia, tanto più che la Sberbank offre una tassa di interesse del 7-8% all’anno per i depositi in valuta a differenza dell’1-2% all’anno in banche occidentali. Barscevski ha detto che “la legalizzazione non potrà avere effetto di rimbalzo su chi ha fatto tornare i capitali in patria, siccome essa non comporta, a differenza dell’amnistia, un riconoscimento del delitto”. Lui ha affermato che le misure di legalizzazione “in nessun modo toccheranno le finanze di coloro che sono sospetti di traffico di armi, di droga, di prostituzione”.
    A detta di Barscevski, legalizzando almeno un terzo di tutti i mezzi finanziari trasferiti all’estero, cioè 100 miliardi di dollari circa, grazie alla sola tassa sul reddito il bilancio del prossimo anno aumenterà del 18,5% (13 miliardi di dollari circa), crescerà il capitale complessivo delle banche contribuendo ad un incremento notevole degli investimenti nell’economia russa.
    Quindi lo stesso presidente russo Vladimir Putin ha chiamato gli imprenditori russi che tengono risorse nelle banche straniere, a pensare al loro ritorno. Nel suo intervento al congresso della Camera di commercio ed industria lui ha ammonito che le comunità occidentali “renderanno più difficoltoso l’uso dei mezzi finanziari nelle zone off-shore in relazione” all’irrigidimento della lotta contro il terrorismo. “E voi, - ha detto il presidente rivolgendosi agli imprenditori, - vi strapazzerete a inghiottire polvere correndo per i tribunali e sbloccando i vostri mezzi finanziari”. Lui ha lanciato l’appello a riflettere, insieme al governo, a come far tornare questi mezzi in patria.
    D’altronde si fanno sentire anche voci scettiche. Così il vice direttore generale dell’AO “Alluminio russo”, ministro delle finanze e consigliere del presidente per l’economia nel recente passato Alexandr Livscits, esorta le autorità russe a non effettuare in fretta una totale amnistia finanziaria. A detta di Livscits, i soldi dalle società off-shore tornano lo stesso in Russia. Ne testimonia anche il fatto che il Cipro occupa il terzo posto, dopo gli USA e la Germania, per il volume degli investimenti nell’economia russa. “Si capisce che questi non sono i soldi ciprioti, sono nostri”, - ha detto il vice direttore generale dell’”Alluminio russo”. “Ora il sistema bancario non è in grado di trattare questi soldi. Adesso li possono ricevere la Sberbank, la Vneshtorgbank e altre 2-3 banche ma non di più. È poco proclamare un’amnistia ai soldi. Loro devono essere collocati in qualche posto. Avvieremo seriamente la riforma bancaria, installeremo un sistema di garanzie e non solo per la popolazione ma anche per le società, e ci sarà anche un risultato”, - ha aggiunto Livscits.

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