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Numero 18(63)
Anche i ricchi piangeranno

    Per valutare quanto è bilanciato e quanto è attendibile il budget federale 2003, basta esaminare la sua macrostruttura.
    Le entrate si prevedono di 2.431 miliardi di rubli. Le spese non d’interesse ammonteranno a 2.068 miliardi. Il proficit primario, ottenuto detraendo la seconda cifra dalla prima, è di 349,7 miliardi. Se, poi, si estraggono dal proficit primario le spese d’interesse (sono 57,5 miliardi di rubli del debito interno e 220 miliardi del debito estero), si ottiene un proficit finale di 72,2 miliardi. Il Ministero della finanza è fiero di questo proficit come della sua grande vittoria. Ma prima di unirci in questo entusiasmo, prestiamo attenzione ad una piccola sfumatura: tra le spese del budget non è inclusa la maggior parte del debito estero da pagare nel 2003: 10,7 miliardi dollari USA. Se invece ve li includiamo, un semplice calcolo ci dimostra che il proficit non esiste proprio. C’è, al contrario, un deficit del budget che ammonta a quasi 290 miliardi di rubli.
    La finanziaria 2003 è uguale al precedente capolavoro del Ministero della finanza, il budget 2002. Non c’è, quindi, motivo, per essere sorpresi se dalla fine di settembre gli esperti costatano una lenta crisi budgetaria, se il governo stesso non crede più di tanto nella stabilità del budget dell’anno prossimo e cerca di coprirsi...
    Intanto, il vertice della comunità imprenditoriale continua ad esercitare pressioni gigantesche sulla Casa bianca, per farsi ridurre il peso fiscale. Tra le proposte degli “oligarchi” che hanno incontrato il premier Mikhail Kassianov il 25 novembre, c’erano l’abolizione dell’imposta sulle vendite, la riduzione dell’IVA dal 20% al 12-14% e, infine, la diminuzione di tre volte dell’unica imposta previdenziale (35,6 percento del fondo stipendi). Kassianov ha risposto con un secco “no”.
    Ma nel corso delle udienze parlamentari del 26 novembre, il Ministero per lo sviluppo economico e il Ministero della finanza hanno esposto le loro proposte, mirate all’ottimizzazione delle tasse patrimoniali: si tratta, come si sa, della tassa sul patrimonio delle organizzazioni, sul patrimonio delle persone fisiche, sulla successione o sulla donazione, sugli immobili (che è operante, del resto, solo in due regioni, come un esperimento) e della tassa agricola. Il Ministero per lo sviluppo economico ha proposto di calcolare tutte e cinque le imposte non partendo dal valore di bilancio (o d’inventario), ma dal valore di mercato dei beni. Il Ministero della finanza, da parte sua, ha raccomandato di congelare i tassi relativi a tutte e cinque le imposte alla quota del 2 % all’anno. Oggi, com’è noto, per esempio, l’imposta su edifici, locali e costruzioni privati il cui costo superi i 500 mila rubli varia dallo 0,3% al 2%, ma il limite massimo non viene raggiunto quasi mai. E l’imposta sugli autoveicoli privati si calcola addirittura in base alla minima retribuzione garantita.
    E’ chiaro che dal dire al fare c’è di mezzo il mare. Vanno concordate tante cose. Alla fine, se vorranno, le concorderanno l’anno prossimo. Un’altra cosa è più importante: il momento della verità. Ora il pubblico ha un’idea netta circa la direzione in cui le ricerche dei riformatori fiscali si muovono.
    Le riforme fiscali annunciate nel 2000 hanno affrontato un’esasperata opposizione da parte degli oligarchi e furono frenate nel secondo semestre. Il governo non vuole, e il Cremlino non può dominarli. Il colpo maggiore, implicato nella riforma delle tasse patrimoniali, non sarà subìto dai gruppi ricchissimi, ma dalla classe media russa, cioè da circa 20 milioni di persone. Se uno abita a Mosca e, per sua sfortuna, ne fa parte, deve aspettarsi ospiti mai visti. L’ufficio dell’inventarizzazione tecnica non ci metterà tanto a valutare il suo patrimonio, basandosi sul valore di mercato. Diciamo che il valore dell’appartamento sarà di 60 mila dollari, l’automobile ne varrà 10 mila, la dacia 30 mila. Il 2 percento di 100 mila dollari sono 2 mila dollari all’anno. Mediamente in Russia, secondo le stime del Ministero della finanza, la nuova tassa sul patrimonio per una persona fisica appartenente alla classe media, ammonterà a 700 dollari USA. Una cifra rilevante, soprattutto per chi abita in provincia. Ciò fa capire che per la futura campagna elettorale del Cremlino non sono poi così importanti gli atteggiamenti della classe media. Perché non scorticarla un’altra volta, per impinguare il gettito fiscale, dimagrito un po’ troppo? Niente politica, economia pura.

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