Numero 18(63)
Rimandata la riforma del settore energetico
Dopo la rapida approvazione, in prima revisione, della legge sulla riforma del settore energetico, a novembre di quest’anno, diventa sempre più evidente che la legge passerà in seconda revisione solo se verrà presa una relativa decisione politica.
Nell’ultimo mese si sono delineati alcuni fattori che dimostrano l’aumento della tensione in questo settore. Il più importante di questi segnali si è reso evidente al convegno di Boston, dove si sono svolti un’accesa discussione e uno scambio di accuse, fra Andrei Illarionov, consigliere economico del Presidente della Russia, e Serghei Dubinin, uno dei top manager della RAO EES. Non ha senso riportare qui i dettagli di quello scandalo, visto che ne hanno già parlato abbondantemente tutti i media. Sarebbe utile, comunque, pensare a quell’effetto che il forum di Boston ha esercitato sugli investitori. Molti dei fondi stranieri che prima avevano investito attivamente nella RAO EES, trattandosi di una delle azioni più liquide, negli ultimi giorni riducono le presenze in questo titolo. Essi lo spiegano prevalentemente con il fatto che nella ristrutturazione della RAO, troppa importanza avrà l’elemento politico. Mentre la struttura della stessa operazione, per quanto sia complicata, può essere, dopotutto, compresa, è invece praticamente impossibile calcolare la volontà politica del Cremlino. Sarà, poi, molto difficile difendere, nel corso della ristrutturazione, gli interessi degli azionisti minoritari, perché i protagonisti della ristrutturazione sono comunque lo Stato, il management della RAO e gli “oligarchi” che hanno i loro interessi nei confronti della RAO EES (ad esempio, i padroni degli stabilimenti d’alluminio). E’ chiaro che qualora il potere, rappresentato dall’amministrazione presidenziale, si preoccupi dell’aumento della capitalizzazione dell’azienda o di quell’immagine che la riforma ha per gli investitori stranieri, Andrei Illarionov non entrerebbe, alla riunione di Boston, in un conflitto aperto con i rappresentanti della RAO EES, una società pubblica. In altre parole, varrebbe la pena lavare i panni in pubblico (ciò che ha fatto Illarionov) solo se lo Stato in realtà non controllasse l’azienda, oppure non fosse interessato a far aumentare il costo delle sue azioni.
Sembra utile ricordare che, contemporaneamente agli eventi del forum di Boston, sul mercato dei titoli russo è iniziata un’incetta alquanto attiva delle azioni della RAO EES da parte di alcune strutture le quali, secondo le voci che girano, hanno intenzione di accumulare un consistente pacchetto destinato ad alcuni oligarchi russi. Sempre secondo le informazioni ufficiose, a queste strutture sarebbe stata venduta la quota della RAO EES che apparteneva ad Aleksanr Lebedev, presidente della Natsionalny Rezervny Bank. E’ evidente che lo sfondo di notizie negative, come lo scandalo al convegno di Boston, è vantaggioso proprio per questi incettatori: ciò consentirà loro di comprare le azioni ai prezzi più bassi, o permetterà di acquistarne un grande pacchetto. Si sa bene, infatti, che mentre è possibile comprare nel mercato un pacchetto equivalente all’1%-4% di un’azienda, portare quest’entità al 25%, cioè a un pacchetto di blocco (sembra che sia proprio il caso della RAO EES), è molto più difficile.
Resta solo da aspettare, quindi, il 18 dicembre, data in cui si è fissata la discussione del progetto legge sulla riforma della RAO EES in seconda revisione. E’ chiaro che, con la presenza della volontà politica, la Duma può approvare il progetto legge già a dicembre, e allora a gennaio esso potrà essere convalidato dal Consiglio della Federazione e firmato dal Presidente. Ciò porrebbe fine a quell’incertezza che regna nel settore energetico. Se invece la decisione positiva non sarà presa, la riforma sarà quasi sicuramente rimandata di due anni, mentre il prezzo dell’azienda rimarrà al basso livello di oggi, se non scenderà ancor di più.
E’ ovvio che per lo Stato la ristrutturazione della RAO nei prossimi tempi può essere svantaggiosa, perché essa suscita lo scontento della maggior parte della popolazione. In altre parole, tale ristrutturazione darebbe molte chance agli esponenti della sinistra nella lotta per i seggi parlamentari. Ma la questione rimane aperta, per quanto il Presidente sia precoccupato di questi atteggiamenti, e per quanto siano competitivi i partiti della sinistra nei confronti delle forze centriste.
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