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Numero 2(66)
La Russia manda un ultimatum alla PACE

    Il 30 gennaio, lord Frank Judd, un noto funzionario dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE), che per molto tempo era responsabile, in quest’organismo internazionale, della Cecenia, si è dimesso dai suoi posti di relatore PACE per la Cecenia e di copresidente del gruppo di lavoro “PACE-Duma”.
    Lord Judd, il britannico che lavora all’Assemblea dal 1997, è noto per la sua dura posizione riguardo alla salvaguardia dei diritti umani in Cecenia. Dal gennaio 2000, Judd ha fatto parecchie visite in Cecenia, riferendo alle riunioni dell’Assemblea quanto aveva visto. Ogni volta la sua visione del problema ceceno divergeva dalle stime fatte della parte russa, ed è stato proprio Judd a proporre ai membri dell’Assemblea di prendere alcune misure contro la Russia, dalla sua esclusione dalla PACE alla presentazione di un’istanza a suo carico alla Corte europea per i diritti umani.
    Negli ultimi tempi, era stato impegnato nell’esame della questione sul referendum previsto per il prossimo marzo in Cecenia: i partecipanti al referendum dovranno determinare la sorte della nuova costituzione cecena. E’ possibile sintetizzare così le conclusioni presentate dalla commissione di Judd ai membri dell’Assemblea: il referendum non può essere svolto a marzo, perché molti ceceni che hanno il diritto di voto non hanno avuto la possibilità di conoscere il progetto della nuova Costituzione, perché mancano gli elenchi esatti dei partecipanti al referendum, come, del resto, le garanzie di sicurezza per gli abitanti della Cecenia che vi prenderanno parte. Ma queste conclusioni e la raccomandazione di rinviare il referendum hanno suscitato delle dure critiche da parte di Dmitri Rogozin, il presidente della delegazione parlamentare russa presso la PACE, che ha detto esattamente questo: “Pare che il viaggio nella Repubblica cecena fosse stato, per lord Judd, una fatica sprecata: lui o non vi voleva vedere niente, o vi è venuto con la decisione preparata in anticipo”. Quindi Rogozin ha mandato alla PACE due ultimatum: se quest’organizzazione adotterà una risoluzione, relativamente al referendum ceceno, che sarà conforme alle raccomandazioni di lord Judd, e non terrà conto degli emendamenti della parte russa, allora la delegazione di Mosca prima chiederà di sostituire con qualcun altro questo lord i cui viaggi ceceni, a detta di Rogozin, “non fanno nient’altro che diffondere diffamazione su quanto vi succede realmente”, e se, poi, anche questa richiesta non sarà soddisfatta, il gruppo russo non collaborerà più con l’Assemblea nella questione cecena. In seguito a tale dichiarazione bellicosa e forse a qualche lavoro dietro le quinte, la delegazione russa è riuscita ad ottenere la modifica della risoluzione della PACE, fatta il 29 gennaio, durante l’esame della questione cecena. La formula originale era questa: “la PACE ritiene che le condizioni necessarie allo svolgimento del referendum non possono essere garantite entro la data indicata. La PACE pertanto invita le autorità russe a rinviare il referendum e a intraprendere dei passi decisivi per assicurare le suddette condizioni”. Il testo definitivo dice: “la PACE ritiene che le condizioni necessarie per lo svolgimento del referendum, in via di principio, possono essere garantite entro la data indicata. La PACE pertanto invita le autorità russe a intraprendere dei passi decisivi per assicurare le suddette condizioni”. E poi il Consiglio d’Europa, la PACE e la OSCE hanno addirittura preso la decisione di inviare in Cecenia una missione riunita, per dare una mano nello svolgimento del referendum.
    Dichiarando, il giorno dopo, le sue dimissioni, lord Judd ha di fatto riconosciuto la propria sconfitta. Del resto, Judd si dimetterà definitivamente solo se il benedetto referendum si svolgerà nella data stabilita dalle autorità russe. Questa dichiarazione è comparsa subito dopo l’invito di Dmitri Rogozin, il copresidente del gruppo “PACE-Duma”, di sciogliere completamente questo gruppo, perché Judd “non abbia un luogo in cui tornare” (possiamo aggiungere, da parte nostra, che così in Cecenia non potrebbero andare i rappresentanti di un’altra organizzazione straniera che cerca di appurare la situazione reale in questa repubblica in guerra - ndr). Di conseguenza, abbastanza presto l’Europa può affrontare una mancanza di informazioni non ufficiali su quanto succede in Cecenia, dalla quale, ricordiamo, poco fa è stata estradata la missione dell’OSCE.
    Inoltre, per dimostrare un’altra volta un nesso esistente tra i sepratisti ceceni e il terrorismo internazionale, l’FSB ha fatto un elenco delle organizzazioni terroristiche arrecanti il maggior danno alla sicurezza dello Stato, includendovi, tranne organizzazioni cecene, la famigerata “Al-Queda”, il “Taleban”, la “Hizb-ut-Tahrir” ed altri radicali islamici.
    Sullo sfondo di questa “vittoria”, sono rimaste quasi inosservate la cerimonia di consegna del simbolico passaporto europeo ad Akhmed Zakaev, rappresentante dei sepratisti che aspetta a Londra il processo e l’eventuale estradizione in Russia, e la dichiarazione di Aslan Maskhadov, il leader dei separatisti, che ha promesso di assestare un forte colpo alle forze federali in primavera.
    L’emendamento alla risoluzione della PACE, voluto dalla delegazione russa, dimostra che le autorità russe, probabilmente, si sforzeranno di nutrire le illusioni della comunità internazionale e della Russia (in cui, per la prima volta, dopo l’inizio della guerra, ad un comizio antimilitarista, svoltosi alla fine di gennaio, hanno partecipato più di 1000 persone), secondo le quali in Cecenia s’instaurerebbe un regime di vita pacifica e sarebbero legalizzate le strutture governanti locali con il loro capo, Akhmed Kadyrov. Alla Russia, ciò appare assai importante, dato che presto inizia la campagna elettorale (nessuno, però, oserà dire la verità, cioè ammettere che con i metodi odierni in cui si conduce la guerra, essa durerà non meno di 15-20 anni).
    Sembra che dallo stesso desiderio di nutrire illusioni derivino le dimissioni del poco duraturo premier ceceno Mikhail Babic, che ha bisticciato con Kadyrov perché non riuscivano a decidere chi di loro nominerà il ministro della finanza. Ora il nuovo premier della Cecenia è Anatoli Popov che prima dirigeva l’impresa pubblica federale “Direzione per la ricostruzione della Repubblica cecena”.
    Intanto, la Cecenia viene soprannominata “un buco nero”, in cui, un anno dopo l’altro, sprofondano miliardi di rubli, che sono destinati per i progetti più fantastici come lo sviluppo dello sport ceceno di massa, e che pertanto finiscono spesso nelle mani dei separatisti.

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