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Numero 4(68)
Mercato Finanziario

   
Il mercato valutario
    Nei primi dieci giorni di marzo, sui mercati valutari si è delineata di nuovo una tendenza allarmante al rafforzamento del cambio nominale del rublo. La guerra in Iraq non è cominciata nel periodo 10 - 14 marzo, come era stato pronosticato da molti esperti, e i prezzi del petrolio rimangono a livelli da record: più di 30 dollari al barile. Di conseguenza, aumenta rapidamente il flusso dei proventi delle esportazioni e quindi le riserve della Banca Centrale (BC) di Russia. Ai primi di marzo le riserve auree valutarie sono salite del 13%, ossia di 7 miliardi di dollari rispetto ad inizio anno. Come abbiamo rilevato più di una volta, il contenimento dell’inflazione entro il 12% (valore previsto) quest’ anno è obiettivo prioritario della Banca Centrale, mentre l’aumento della massa monetaria con un ritardo di 4-6 mesi comporterà una crescita più veloce dei prezzi. In altre parole, l’aumento delle riserve auree valutarie nel primo trimestre del 2003 comporterà un’ impennata dell’ inflazione nel secondo periodo di quest’anno. Temendo tale effetto, la Banca Centrale è costretta a moderare il proprio fabbisogno di acquisti di valuta estera, ed a sospendere intanto ogni acquisto di valuta estera sul mercato.
    Il ritiro della Banca Centrale dal mercato valutario ha comportato il 14 marzo il rafforzamento del rublo fino a 31,38 rubli per dollaro. Prossimamente la valuta russa dovrebbe rafforzarsi di altri 10-20 copechi, dopodiche’ potrebbe aver luogo un ritorno a quota 31,5. Nel contempo, non ci sono motivi per un cambiamento del trend a scadenza più lunga: finché i prezzi del petrolio non scenderanno sino a 22-25 dollari al barile non c’è da aspettarsi una svalutazione.

Il mercato dei titoli
    Nel mercato dei titoli, alla fine di febbraio e ai primi di marzo si è svolta una crescita notevole delle quotazioni, suscitata da acquisti attivi da parte degli operatori del mercato russo. La crescita degli utili petroliferi, nonché la riduzione della fuga dei capitali, tutto quanto aumenta il volume delle risorse monetarie nelle banche e nelle “managing companies” che sono costrette a fare investimenti maggiori in titoli più redditizi, e in particolare in azioni. Nel contempo come gia’ in precedenza nel mercato dei titoli mancano le “nuove storie”, cosicché la maggior parte di mezzi è destinata alle azioni delle compagnie petrolifere e alle telecomuncazioni. Il settore energetico, nonostante l’approvazione delle leggi di riforma di questo segmento è tuttora ritenuto un tipo di investimento molto rischioso, per cui le azioni della RAO EES sono comprate prevalentemente dagli “insider”.

Il mercato delle obbligazioni
    Il mercato delle obbligazioni, sia pubbliche che corporate, si è un po’ raffreddato nel mese di febbraio, dopo il boom di gennaio, ma i livelli dei prezzi rimangono altissimi. Le obbligazioni pubbliche a scadenza annuale, in rubli, si comprano e si vendono alla quota del 10%, il che vuol dire che i tassi reali di questi investimenti, tenendo conto dell’inflazione del 12%, sono negativi. I tassi delle obbligazioni corporate sono al livello dell’inflazione, cioè le aziende prendono in prestito il denaro praticamente con interessi zero. Tale ribasso dei tassi di mercato delle obbligazioni sta a significare che le banche russe prossimamente dovranno rivedere il costo dei loro crediti, abbassandolo, altrimenti cominceranno a perdere clienti. Va ricordato che fino ad oggi i tassi dei crediti in rubli concessi per un anno dalle banche private erano al 15%-18% di interesse annuo. La loro riduzione comporterà inevitabilmente la riduzione dei tassi dei depositi della popolazione, quindi coloro che vogliono aprire dei depositi nelle banche dovrebbero farlo in fretta: piu’ avanti i tassi potrebbero abbassarsi del 1%-2%.
    Sul mercato degli eurobonds in valuta la Russia in marzo ha perso la sua leadership assoluta. Alcuni investitori stranieri hanno cominciato a ritirare i loro depositi, trasferendoli in titoli brasiliani che ora sono meno costosi di prima. L’ondata delle crisi che aveva toccato i mercati emergenti internazionali negli ultimi tempi diventa molto preoccupante: mentre nel 2000 la Russia aveva uno dei rating più bassi e una delle redditività più alte, nel 2003 il rating della Russia è inferiore di soli due punti rispetto al livello degli investimenti, e le redditività divergono di soli 300 punti base rispetto alla redditività delle obbligazioni americane. Uno dei concorrenti maggiori, per il mercato russo, oggi potrebbe essere il mercto delle obbligazioni dei Paesi asiatici: il cambio della dirigenza statale in Cina, la situazione finanziaria abbastanza stabile in Corea potrebbero comportare il trasferimento di una parte degli investimenti verso questa regione. La Turchia difficilmente potrebbe essere ritenuta nei prossimi tempi un concorrente per la Russia, tendendo conto della tensione nella zona mediorientale, mentre i Paesi dell’America Latina potrebbero attirare l’interesse dei gestori dei fondi. Nel marzo, i detentori esteri di euroobligazioni hanno cominciato a ridurre gradualmente le loro posizioni in questi titoli, trasferendo i fondi in Brasile. Evidentemente, la stabilizzazione della situazione economica in questo Paese e la soluzione felice della crisi dei debiti rendono il Brasile un concorrente pericoloso per la Russia, soprtattutto tenendo conto del fatto che questo Paese sudamericano dipende poco dai mercati petroliferi.

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