Numero 4(68)
Gli investimenti stranieri nell’economia Russa nel 2002
Il 18 febbraio, il Comitato statale per le statistiche ha pubblicato il rapporto “Gli investimenti stranieri nell’economia della Russia nel 2002”. Secondo questo documento, alla fine del 2002, il capitale straniero investito nell’economia della Russia è ammontato a 42,9 miliardi di dollari USA: tale cifra supera del 20,5% quella del periodo corrispondente dell’anno precedente. La struttura degl’ investimenti e l’elenco dei principali investitori rispetto al 2001, praticamente non ha subìto modifiche. Il peso specifico maggiore nel capitale straniero investito va ad altri investimenti realizzati con obbligo di restituzione (i crediti concessi dagli istituti finanziari internazionali, crediti commerciali, ecc.): il 49,2% (alla fine del 2001, il 45,5%), la quota degli investimenti diretti ha inciso per il 47,4% (il 51,0% nel 2001), la quota degli investimenti di portafoglio ha inciso per il 3,4% (il 3,5% nel 2001).
I settori più interessanti per gli investitori stranieri sono come prima l’industria (il 37,3% del volume complessivo di investimenti accumulati), ed anche il commercio e la ristorazione collettiva (per il 33.3%).
Molti investimenti sono stati fatti anche nell’industria del legno, della lavorazione del legno e in quella della cellulosa e della carta: 9 milioni di dollari. Nel settore delle telecomunicazioni sono stati investiti dagli stranieri addirittura 180 milioni di dollari. I maggiori investitori in questa sfera sono la Finlandia e la Germania. Gli investimenti stranieri nelle attività commerciali generiche svolte delle compagnie russe, sono ammontati a 208 milioni di dollari, in altri settori, a 303 milioni.
Nei prossimi anni il ruolo di maggiore attrazione per gli investimenti stranieri dovrebbe essere svolto dal complesso energetico e del combustibile (questo settore riceve annualmente circa 1 miliardo di dollari di investimenti, ma soprattutto da parte delle compagnie russe). Secondo Igor Iussupov, il ministro del settore energetico, entro il 2005, gli stranieri potrebbero investire nel suddetto complesso circa 30-40 miliardi di dollari. “Questi capitali andranno allo sviluppo dell’infrastruttura dei trasporti del complesso, alla valorizzazione dei giacimenti di petrolio, all’ energia elettrica ed al settore del carbone”, ha precisato il ministro.
Entro la fine del 2002, il volume dei capitali esteri investiti è stato di 42.9 miliardi di dollari, rispetto ai 35.6 miliardi di un anno fa.
I Paesi investitori che effettuano investimenti notevoli in modo continuativo sono quelli di prima: Germania, USA, Cipro, Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Italia. La quota di questi Paesi copre il 73,4% del volume complessivo degl’ investimenti esteri diretti effettuati.
I seguenti dati riassumono gli investimenti stranieri effettuati nel corso del 2002:
Quindi, in totale, nel 2002, nell’economia russa sono affluiti 19,8 miliardi di dollari di investimenti stranieri, ossia il 38,7 in più rispetto al 2001. Per fare un confronto, nel primo semestre del 2002 gli investimenti esteri sono ammontati a 8,4 miliardi di dollari, cioè l’ incremento non aveva superato il 25,4%, mentre nel 2001 l’incremento degli investimenti stranieri era stato del 30%.
Gli investimenti esteri nel 2002 sono aumentati dello 0,6%, rispetto al 2001, arrivando a 4 miliardi di dollari, quelli di portafoglio sono aumentati del 4,6%, raggiungendo 472 milioni di dollari. Gli altri investimenti continuano a dimostrare una crescita attiva: fino a 15,3 miliardi (del 55,8%).
Nel 2002, dalla Russia all’estero sono stati trasferiti circa 19,9 miliardi di dollari di investimenti esteri, ossia il 18,1% in più rispetto al 2001. L’anno scorso gli investitori russi hanno dato maggiori contributi monetari all’economia di Cipro (3.57 miliardi di dollari) e delle isole Vergini (3.57 miliardi di dollari). L’interesse degli investitori russi per gli altri Paesi è stato assai minore: la Lituania, terza nell’elenco dei destinatari degli investimenti russi, ha attirato 295 milioni, la Cina, 247 milioni di dollari.
E’ aumentato l’afflusso dei capitali in Russia, prevalentemente con il rientro dei soldi russi da Cipro (e’ noto che da luglio a Cipro sono cambiate le leggi, in vista della sua imminente adesione all’Unione europea: in questo modo non è più attraente per gli imprenditori di altri Paesi come paradiso fiscale). Queste risorse sono destinate principalmente al settore privato, sotto forma di crediti commerciali ed investimenti.
Il livello bassissimo di investimenti che oggi esiste in Russia è senza dubbio, insufficiente per contribuire ad un’ulteriore crescita attiva dell’economia russa. I ritmi del deflusso ufficiale si sono ridotti notevolmente, ma nel contempo è aumentato considerevolmente l’indice del deflusso ufficioso dei capitali.
Continua a diminuire la parte di investimenti diretti fra tutti gli investimenti realizzati. Inoltre, per gli investitori di portafoglio il clima degli investimenti venutosi a creare in Russia si rivela poco attraente, anche se esiste una relativa stabilità rispetto ad altri Paesi emergenti. Di conseguenza, gli investimenti di portafoglio sono aumentati di poco. Per quanto riguarda gli altri investimenti, il loro aumento è più intenso, sebbene la presenza di Cipro fra i tre leader dimostri l’origine russa di una parte notevole di questi capitali.
Secondo le stime di Standard&Poor’s, la mancanza di un sistema bancario efficiente, la scarsa mobilità del lavoro, i bassi tassi di demonopolizzazione dell’economia e la debolezza delle strutture istituzionali rendono la Russia vulnerabile.
Nel complesso poi gli investimenti esteri in Russia rimangono molto scarsi, cosicché i cambiamenti sia positivi che negativi della dinamica degli investimenti possono essere dovuti alla realizzazione di pochi progetti concreti e non dimostrano un notevole miglioramento della situazione in questo campo.
Secondo Gherman Gref, il ministro per lo sviluppo economico della Federazione Russa, sarebbe possibile garantire agli investitori la stabilità macroeconomica in prospettiva a mezzo termine: la crescita del PIL nel 2002 e’ stata di circa il 4%, mentre nel 2003 la sua crescita dovrebbe rallentare un po’ rispetto al 2002. “Ma successivamente, se l’attività di investimenti si svilupperà conformemente alle nostre ipotesi, la situazione relativa alla crescita del PIL si armonizzerà, e la crescita del PIL potrà arrivare anche al 6% l’anno”, ha ribadito il ministro.
Ma la maggior parte delle richieste degli investitori rimane inadempiuta. In particolare, le barriere amministrative continuano ad essere difficilmente valicabili, il sistema fiscale non è efficiente. La mancanza di progressi negli investimenti stranieri diretti è una delle grosse lacune del Governo, che tuttora non è riuscito ad instaurare un dialogo con gli investitori, nonostante la stabilità politica, la congiuntura economica positiva ed il miglioramento complessivo della situazione per quanto concerne i diritti degli azionisti.
La Russia ha ancora molto da fare per far vedere agli investitori di essere un posto sicuro per gli investimenti a lungo termine. Le servono, in particolare, una riforma del settore bancario e l’eliminazione delle barriere amministrative. Se gli investimenti continueranno ad arrivare a ritmi bassi, e se saranno destinati come prima ai settori delle materie prime sarà impossibile raggiunere il 5%-6% della crescita del PIL nel periodo intercorrente fra il 2004 ed il 2010, anche se i prezzi del petrolio rimarranno alti.
In futuro la Russia, se riuscirà a risolvere tutti i problemi che ostacolano l’ afflusso dei capitali esteri, potrà essere presente in modo dignitoso sui mercati internazionali. Alla Russia sotto questo aspetto dovrebbe essere d’aiuto il fatto che recentemente è stata riconosciuta dagli USA e dall’UE come Paese ad econimia di mercato. Tale riconoscimento potrebbe determinare nuove potenzialità per investimenti cospicui in Russia, e potrebbe anche contribuire ad un’adesione più rapida della Russia al WTO, a condizioni reciprocamente vantaggiose.
|