Numero 5(69)
La Ciukotka di Stefania Zini
Dal 15 marzo al 9 aprile, a Mosca si è svolta una mostra intitolata a”La Ciukotka italiana”, la penisola dei Ciukci che si trova all’ estremita’ della Siberia, di fronte all’ Alaska. Il Museo Puskin ha esposto presso la sua succursale di Denezhnyj pereulok foto scattate nel corso di due viaggi in Ciukotka. Ad entrambe le spedizioni, dirette dall’italiana Stefania Zini, ha partecipato l’associazione “Avventura” del famoso viaggiatore Dmitri Shparo. Le foto sono state fatte da Andrei Bronnikov, Viaceslav Titov e da Stefania stessa.
Per la prima volta Stefania Zini era capitata in Ciukotka in transito: tre camion ZIL erano passati dal promontorio Smidt fino al villaggio Uelen, ma avevano ancora da superare una distanza ben più lunga. Una squadra di sette persone, diretta da Stefania, stava allora effettuando un viaggio intorno al mondo, terminato con successo il 10 febbraio del 2001. Nel corso di quel giro del mondo era stato scelto per la prima volta un passaggio per tutta la Russia: dal punto più occidentale della Russia, cioè Kaliningrad, a quello più orientale, il villaggio di Uelen. La prima tratta del viaggio, lungo 13 mila chilometri (da Mosca allo stretto di Bering), è durata 63 giorni, di cui 18 sono stati impiegati per superare il percorso di 700 chilometri lungo la penisola di Ciukotka. Era stata questa la parte più difficile del viaggio: senza strade, fra nevi profonde, sul ghiaccio.
Ma a Stefania questo non è bastato: nell’ estate dell’anno scorso è tornata in Ciukotka e l’ha attraversata in auto, a piedi, su di una zattera che scendeva per i fiumi. Ha detto di essere andata a vedere la tundra, visto che quando c’ era stata la prima volta, in inverno, tutto era coperto di neve, e molti le avevano detto quanto sia bella la tundra d’ estate.
Stefania è laureata in lettere, dal 1990 abita a Mosca, ora è imprenditrice. Prima di aver conosciuto l’associazione “Avventura”, aveva partecipato ai percorsi automobilistici Mosca – Pechino, Mosca – Teheran, ad altri viaggi. Dmitri Shparo confessa che prima di affidare la guida di una tale spedizione ad una donna fragile, aveva dovuto accertarsi che essa fosse in grado di superare le situazioni di emergenza.
Della Ciukotka Stefania parla con passione, si vede che le mancano le parole per esprimere tutto ciò che sente, anche se parla il russo benissimo, con un accento appena percepibile. Le chiedo se si è resa conto della bellezza della tundra.
- Certamente. Ma l’essenziale è viverci, senza aver fretta. Quando usavamo i camion, naturalmente facevamo tutto rapidamente, visto che avevamo l’ obiettivo di arrivare il più presto possibile. E l’ultima volta era stata una piccola spedizione, organizzata in modo diverso: si voleva restarci, goderne, sentire, essere in contatto con la natura, con gli uomini, guardare gli animali. Si tratta di spedizioni completamente diverse, con obiettivi differenti.
- Anche le impressioni che ha avuto da questi viaggi sono diverse?
- Assolutamente. Per la prima volta sentivo di dover arrivare: anzitutto lo abbiamo fatto per noi stessi, e poi, per coloro che ci sostenevano: per gli sponsor, per organizzatori. E l’ estate scorsa lo abbiamo fatto solo per noi stessi. Anche in quel caso evidentemente abbiamo seguito un certo programma. Dovevamo mantenerci nei limiti della vacanza. Il fattore tempo è sempre presente, ma ogni volta in modo un po’ diverso. Anche perché al Nord il tempo non si percepisce come lo sentiamo noi: europei, moscoviti. Noi andiamo sempre di fretta, per noi il tempo si divide in minuti o in ore. E lì l’unità di tempo più conveniente non è neanche il giorno: è una settimana, o meglio un mese. Tutto si svolge lentamente, bisogna avere molta pazienza ed aspettare.
Ho già raccontato come siamo rientrati dalla tundra con i camion. Inizialmente abbiamo aspettato quei camion per tre giorni, perché ci dovettero cercare a lungo, e dopo, quando eravamo già a bordo e mancavano 150 chilometri per raggiungere la città, il tragitto e’ durato altri tre giorni, mentre di solito ci vuole un giorno solo di viaggio per arrivarci, pure se non si va per strada. Perché prima ci siamo fermati per pescare, poi per andare a caccia, e dopo ancora, abbiamo fatto un salto al villaggio Komsomolski, dove si estrae l’oro. Vi siamo arrivati alle tre di notte, ma siamo stati accolti con una cordialità incredibile, con una cena solenne, che ovviamente e’ poi diventata una colazione e dopo in un pranzo. Abbiamo visitato un luogo in cui si cerca l’ oro, ed è stato veramente interessante.
Lo dico, quindi, per far vedere come lì tutto si svolge in modo un po’ differente. Anzi, sembra che lì gli uomini sappiano godere la vita più di noi. Noi, infatti, siamo sempre di corsa e perdiamo molte cose, anche nel rapporto con le persone che ci stanno attorno. Abbiamo sempre fretta e dimentichiamo che occorre pure aiutarsi vicendevolmente, comunicare.
- Secondo Lei, sarebbe una qualità propria agli abitanti del Nord?
- Io almeno, l’ho riscontrata proprio al Nord. Credo che sia una qualità originata dalle circostanze: si capisce, ad esempio, che le persone che vi abitano sono molto poche, e quindi sentono di piu’ la mancanza di contatti umani, per cui quando si ha la possibilità di comunicare, l’ apprezzano moltissimo. E poi, quando si dà una mano a qualcuno, si sà che lui potrà a sua volta darti una mano. La vita da quelle parti è talmente difficile che non basta contare sulle proprie forze per sopravvivere. Nel villaggio tutti si conoscono, si aiutano. Se trovi qualcuno nei guai, ad esempio, con un’auto capovolta, non è concepibile passare senza fermarsi. In Italia, questo non esiste, almeno nelle grandi città, ed anche a Mosca non c’è di sicuro, almeno oggi, forse tempo fa esiteva, non so. Ognuno pensa a sé stesso. E’ vero che queste qualità umane non sono proprie solo della Ciukotka, ma di tutto il Nord.
- Al vostro viaggio ha partecipato un fotografo professionista?
- Si, c’era con noi un fotografo professionista. Anche quella prima volta, in inverno, c’erano con noi, di tanto in tanto, diversi fotografi e cameraman. E’ sempre bello quando si torna da questi posti avere del materiale, e meglio ancora se è professionale. Anch’io amo molto fotografare, ma lo faccio per uso mio personale, mentre vorrei far vedere qualcosa anche agli altri. Quando si vedono molte cose, vien voglia di condividerle con gli altri. In Italia, ad esempio, pochi sanno che terra è, questa Ciukotka.
- Lei ha intenzione di portare la mostra in Italia?
- Spero veramente di poterlo fare.
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